Troppo umana speranza. L’epica del Risorgimento

troppo_umana_speranzaTroppo umana speranza” (Feltrinelli, 2011) di Alessandro Mari, è un romanzo fiume, un viaggio nell’Italia preunitaria della durata di quasi 750 pagine. Molti sono i personaggi e i luoghi che il lettore ha la fortuna di incontrare.
La campagna lombarda, la città di Milano in pieno fermento, la Roma di Pio IX, Genova, l’America Latina di Giuseppe Garibaldi e Anita, Londra con il cospiratore Mazzini… un fiume di popoli e di eroi realmente vissuti e immaginati.

Il romanzo prende il via da quattro storie ambientate tra il 1839 e il 1848, che nella narrazione sono abilmente alternate tra loro. Nella campagna padana, nel borgo di Sacconago che ricorda L’albero degli zoccoli di olmiana memoria “il dì di San Giuseppe” tra il risuonare secco del crepitio dei falò, il giovane mena merda Colombino vende il letame di cascina in cascina. “Menar merda non è poi una mala occupazione: peccato, certo, non si fa”. Il giovane orfano allevato da Don Sante è innamorato di Vittorina fresca e graziosa contadina dai capelli bruni e dalle sopracciglia folte.

A Milano il furbo e scaltro pittore Lisander invece cerca fortuna attraverso i buoni auspici di Teresa Malesani appartenente alla ricca borghesia meneghina. Lisander intuisce l’importanza del dagherrotipo, primo procedimento fotografico per lo sviluppo d’immagini “prodigio ottico – chimico dei giorni nuovi e novello fotoreporter documenterà le Cinque Giornate di Milano. A Roma Leda rinchiusa al Convento del Buon Pastore, dove le donne sono condannate a “preghiera e operosità”, ascolta il canto allegro delle cinciallegre che le ricordano la vita al di fuori delle alte mura del convento. Il Capitano Dom José Garibaldi dagli occhi colore del miele e del grano si trova in Brasile al fianco dei sudamericani in rivolta. Qui a Laguna l’intrepido giovane incontra Aninha “capace di amare con estasi e disperazione”.

Impresa epica quella dell’esordiente Mari, il quale racconta la storia con un occhio al romanzo classico di stampo manzoniano che diventa moderno sia nell’incastro delle vicende sia nella descrizione delle tante voci che compongono il coro. In una recente intervista Mari ha dichiarato che ha scelto gli anni 1839/49, perché “è stato un decennio di sentimento, ho scelto un periodo in cui le emozioni non avevano ancora investito la politica”. Quanti avvenimenti dentro il Risorgimento e quante passioni, desideri e aneliti… è l’amore che muove ciascuna azione. Quell’amore fa partire Colombino per Roma “ad alleviar fatica c’avevi una speranza” per chiedere al Papa il consenso di sposare Vittorina. Il prepotente sentimento lega Giuseppe ad Anita, dai tratti “decisi ma dolci, il mento che scivolava sotto l’ovale del viso”. In questo romanzo storico fluviale c’è anche posto per la redenzione del cinico Lisander e per Leda costretta dai servizi segreti londinesi a spiare Mazzini, ma sarà conquistata dalle sue idee politiche. La redenzione e la provvidenza temi cari al Manzoni “la provvidenza promette al debole redenzione e riscatto…”.

Non manca nulla in questo feuilleton che cita anche gli Sposi Promessi del Messer Manzoni ennesima edizione “pronta per la stampa della tipografia di Guglielmini e Radaelli”. Per scrivere il romanzo, ottima prova narrativa per la nostra letteratura contemporanea, l’autore ha studiato mappe e manuali di fotografia e si è documentato sulla Storia e sulla Geografia, “Ho ricalcato e inventato”. Quando Colombino lungo il suo viaggio in compagnia del fedele mulo Astolfo incontra Garibaldi di ritorno dal Sudamerica la storia personale si fonde con la grande Storia. Un forte inno alla gioventù di allora, ingenua come Colombino o astuta come Lisander. Quella era la nostra Patria prima che diventasse Stato unitario, così eravamo pieni d’ideali, di slanci patriottici e di umana speranza. “Questo romanzo è nato con Colombino, col suo sentimento ma insieme con lui gli altri personaggi sono andati quasi automaticamente trovando il loro tempo, e il loro tempo si è rivelato con naturalezza quello della prima metà dell’Ottocento”.

Alessandro Mari è nato nel 1980 a Busto Arsizio. Si è laureato con una tesi su Thomas Phyncon. Ha cominciato giovanissimo a lavorare per l’editoria, come lettore, traduttore e ghostwriter.

Autore: Alessandro Mari
Titolo: Troppo umana speranza
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18 euro
Pagine: 747