“Ci sgretoliamo anno dopo anno e tutto rimane uguale”. Ne “La figlia del reverendo” di F.M. Mayor (Neri Pozza), la protagonista commenta il proprio status quo e il piccolo villaggio dove vive “insignificante nelle contee orientali”.
Nel paese dal nome tristemente rivelatore non c’è una stazione né tanto meno una corriera, neanche una grande casa con giardino che dia lustro al luogo ma solo “un tratto di strada dritta e piatta vicino alla chiesa, con siepi basse e polverose”. Manca una vita sociale anche perché non c’è “gente di un certo lignaggio”. Nella parrocchia di Dedmayne nella quale il reverendo Jocelyn vive da quarantatré anni, “regnavano decadimento e fatiscenza” e l’aspetto fisico della trentacinquenne Mary è simile a quello della casa “i capelli scialbi… il colorito smorto… gli occhi erano belli ma erano nascosti dagli occhiali… vestiva in modo sciatto… ”. La donna è sempre vissuta a Dedmayne insieme al padre, il quale con il trascorrere del tempo è diventato egoista e risentito. Le giornate scorrono uguali ma Mary non sembra lamentarsi della propria situazione, perché “ciò che si conosce fin dall’infanzia, bello o brutto che sia, non può che risultare caro”. Gli amati libri che si trovano “persino sulle scale della soffitta” le fanno compagnia.
Tra dispute anti-papiste e dottissime letture di Tertulliano, Mary legge Trollope e Shakespeare. È il suo piccolo mondo nel quale si trova a suo agio, perché la canonica protetta da allori e cedri indiani “era la sua casa, la casa di tutta una vita”. Ogni passione appare spenta nel cuore di Mary, ma un giorno si trasferisce nelle vicinanze il figlio di un vecchio amico del padre e il fuoco che covava sotto la cenere è ravvivato dalla presenza di Robert Herbert. Il bisogno d’amore di Mary finora solo filiale esplode, tuttavia “il destino aveva in serbo per lei altri progetti”.
The Rector’s Daugther dalla copertina azzurro e oro fu pubblicato dall’Hogarth Press la casa editrice di Leonard e Virginia Woolf nel 1924. L’autrice aveva iniziato a comporre la trama cinque anni prima. Il coraggio di Leonard Woolf fu premiato, perché il romanzo di questa sconosciuta zitella di cinquant’anni riscosse subito successo e fu immediatamente ristampato. La storia di Mary da giovane innamorata del Mr Rochester di Jane Eyre e da adulta persa d’amore per il vicario di Lanchester colpì l’immaginazione dei lettori. La vita silenziosa e ritirata della donna che spreca la propria esistenza nell’accudire al padre consapevole del fatto che è troppo odd woman in un mondo di new women emancipate che “non rinfaccia al destino la vita che le aveva concesso” viene resa splendidamente dall’autrice. Il silenzio e la solitudine di Mary, il suo amore per un uomo sposato che si rende conto troppo tardi di aver sbagliato moglie, il ricordo di quell’unico bacio adulterino “il fremito d’indescrivibile felicità” provato sono tutti fardelli che opprimono il cuore della donna.
Nella postfazione Il silenzio di Flora Mayor Benedetta Bini pone in risalto la bravura dell’autrice, la quale con “una scrittura volutamente prosaica e accortamente anonima” descrive “il rapporto fra l’ordine dell’esterno” (la canonica con la sua comunità) “e il disordine di un animo turbato e impotente”. Nel romanzo le principali figure maschili appaiono indifferenti e noiose come quella del reverendo Jocelyn o imbelli Mr Herbert, il quale comprende troppo tardi che “rinunciando a Mary aveva rinunciato alla gioia della propria vita”.
Un classico dimenticato che in Inghilterra è al centro di una nuova attenzione della critica letteraria (The Guardian l’ha definito come uno dei grandi romanzi del XX secolo) che Neri Pozza pubblica per la prima volta in Italia. Nella fatiscente canonica di Dedmayne un villaggio insignificante nelle contee orientali certamente Mary ora conoscerà il significato di questo sonetto letto da giovanetta “Amore non è amore se non muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato”.
Flora Macdonald Mayor nacque il 20 ottobre del 1872 a Kinston Hill nel Surrey e morì a Londra il 28 gennaio 1932. Studiò storia a Cambridge. Cinque dei suoi romanzi, di cui uno postumo, sono stati pubblicati insieme a una collezione di racconti per bambini. Morì in seguito a una lunga malattia dopo aver vissuto tutta la vita accanto alla gemella Alice.
Autore: Flora Macdonald Mayor
Titolo: La figlia del reverendo
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 17 euro
Pagine: 317