A pochi giorni dal 150° anniversario dell’Italia, le riflessione di Pierre-Joseph Proudhon nel libro “Contro l’Unità d’Italia” edito dalla giovane casa editrice torinese Miraggi, (nella collana contrappunti) merita un’attenzione particolare. Se non altro per la classica voce fuori dal coro per un evento insieme importante e snobbato. Un avvenimento che ha fatto emergere classici del pensiero politico spesso dimenticati, come questo del filosofo francese, molto polemico nei confronti dell’Italia unita.
Il Risorgimento. Un movimento che merita il giusto tributo, condivisibile o meno che sia, come affermano Antonello Biagini e Andrea Carteny nella prefazione al seguente volume, allo stesso favorevoli a questo cambiamento e consapevoli dei rischi connessi. “Il Risorgimento rimane un grande movimento movimento libertario e liberale che diventa un modello per altre regioni d’Europa (…) E’ anche vero tuttavia che il modello di Stato-nazione che si impone drammaticamente nella storia specifica dell’Europa centrale e orientale diventa il nuovo laboratorio della “nazionalizzazione delle masse” che nelle società delle “piccole nazioni” ispira la costituzione di regimi autoritari sull’impronta del fascismo italiano”.
Di estremo interesse, nello studio di Proudhon e del suo testo in esame, la concezione critica di “proprietà privata“, considerata non come diritto naturale e nemmeno giustificata come diritto di occupazione ma la proprietà, fondata sul lavoro, è ammessa soltanto relativamente al proprio salario e al prodotto del lavoro e non sui mezzi di produzione. Da ciò nasce l’idea tutta proudhoniana della “banca del popolo” con un coinvolgimento delle banche locali private per la concessione del credito “gratuito” e a interessi molto bassi.
Ancor più interessate e centrale per questo lavoro edito da Miraggi, è la profonda critica di Proudhon all’unificazione italiana espressa in tre contributi che il teorico francese. Nel primo articolo “Mazzini e l’unità italiana” (Bruxelles 1862), si fa leva sul sentimento contrario ai mazziniani e alla loro azione cospirativa mossa dalla mancata annessione di Roma e Venezia. L’attività di Mazzini, la “centralizzazione” mazziniana, diventa così “presupposto per la soppressione di ogni localismo, libertà provinciale…” con l’avvantaggiarsi delle “classi superiori”.
Nel secondo contributo, “Garibaldi e l’unità italiana” (1862), Proudhon di scaglia contro Garibaldi e la mancata presa di Roma con l’ennesima spedizione fallimentare, causata secondo il politico d’oltralpe dalla mancata sincronia con i movimenti garibaldini in Europa e dall’errata prospettiva unitaria centralista. Centrale nelle critiche proudoniane l’errore, di Mazzini e Garibaldi, nel considerare Roma come capitale d’Italia slegata dal potere pontificio.
Nel terzo e ultimo intervento, “Nuove osservazioni sull’unità italiana” (1864), evidenzia la realizzazione di quella che il politico francese definisce “monarchia unitaria“, delineandosi così la prospettiva per cui l’Italia sarebbe “antiunitaria“, per la propria storia secolare divisa in più fasi con il predominio di Papato e Impero.
Un volume da tenere in considerazione.
Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), filosofo francese e celebre polemista, fu il primo a dare un’accezione positiva al termine anarchia, nella concezione dello Stato e dei rapporti socioeconomici.
Autore: Pierre-Joseph Proudhon
Titolo: Contro l’Unità d’Italia
Editore: Miraggi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 16 euro
Pagine: 128