Personalità e storie diversissime l’una dall’altra, conosciute attraverso lo sguardo attento di un protagonista schivo, scappato in tenera età dalla vita metropolitana; incontri fugaci, ma destinati a lasciare una traccia indelebile nel cuore di chi li ha vissuti.
Lavieri presenta un progetto ambizioso da diversi punti di vista: la collana Carnet 107 è stata pensata unicamente per accogliere i lavori e le idee di Paolo Cossi ed i singoli volumi (stampati su carta avorio) vengono venduti ad un prezzo più che interessante. Il taccuino di Cossi contiene aneddoti, caratteri, litigi e flussi di coscienza che si susseguono all’interno di una imprecisata città periferica ai margini del bosco: il tempo del paese è come sospeso, mostra indizi di un passato magico in mezzo alle ceneri della modernità e sembra particolarmente adatto ad accogliere la contraddittorietà che caratterizza vicende e personaggi.
Sfogliando Lluis (primo volume del Carnet), il lettore si trova immediatamente catapultato nel mondo dell’autore: la collana prende vita sotto le lenzuola di Emilio (il protagonista di cui sopra), costretto al servizio civile per evitare la leva, e va immediatamente ad affrontare un tema ingombrante come la sclerosi multipla.
Lluis è un piccolo genio degli scacchi che sognava di fare il pizzaiolo ed è costretto all’immobilità totale: è addirittura incapace di respirare da solo, eppure i suoi occhi diffondono una luce sconosciuta ai più. Una malattia come quella di Lluis genera empatia ed imbarazzo allo stesso tempo: un individuo così fragile suscita un affetto sconfinato, ma contemporaneamente rischia di trasformare ogni essere umano in un ingrato, reo di condurre senza il giusto entusiasmo una vita quasi perfetta.
La storia di Benedetta (volume numero 2) forse è meno sconcertante, senz’altro è ugualmente problematica: la “strega” del paese si rivela un’ anziana particolarmente indifesa, abbandonata dal Destino alla solitudine ed alla malattia mentale. I suoi ricordi donano nuova vita e dignità alle difficoltà vissute da migliaia di emigranti italiani e delineano le coordinate di una vita drammatica: Benedetta ha perso il marito nelle miniere del Belgio ed il figlio lungo un sentiero montano.
Paolo Cossi presenta due contesti particolarmente oscuri da cui emerge un messaggio salvifico: la critica (velata, ma non troppo) ad un sistema capace di ignorare quanto basta ogni genere di realtà scomoda lascia il posto ad una specie di elogio della fratellanza cosmica.
Un ragazzo che ha rifiutato le contraddizioni del mondo “perfettamente civile” viene oltremodo arricchito dall’incontro casuale con due esistenze marginali: la fuga verso il paese di Emilio si trasforma in un’esperienza di redenzione solo in seguito ad un salto nel buio di due tragedie note (nei casi analizzati malattia ed anzianità), ma mai conosciute fino in fondo.
Siamo di fronte ad un raro caso di protagonista costretto a sudare giorno dopo giorno per affermare la propria positività e non sprofondare in un abisso nascosto dietro l’angolo.
Lo stile grafico dell’autore disegna i tratti di una umanità costantemente in bilico tra Bene e Male: le fattezze dei personaggi sono in continuo movimento, i loro tratti oscillano e si deformano; l’egoismo di Emilio si manifesta attraverso una siluette scomposta e due giganteschi bulbi oculari vuoti, il suo riscatto assume i tratti imperfetti, goffi e tenerissimi di un essere umano che ha attraversato la notte e si gode le prime luci del mattino.
Autore: Paolo Cossi
Titolo: Lluis Benedetta
Editore: Lavieri
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: Euro 05,80 l’uno
Pagine: 30