«In cortile non c’è più nessuno, è pomeriggio, ha appena smesso di piovere e si sentono solo i colpi lenti della sfera che batte e rimbalza, echeggiando fin nella tromba delle scale. Rimbombi profondi, cardiaci, e il rimbalzo. La mia infanzia è segnata da questo metronomo. È così che ho imparato il controllo di palla». E’ questo uno dei frammenti poetici che Valerio Magrelli in “Addio al calcio” (Einaudi, 2010) regala al lettore attento. Il poeta Magrelli legge una poesia/VIDEO
Un inno al calcio. Il testo di Valerio Magrelli si sviluppa su un campo di calcio, in strada, nella memoria, e si svela in due tempi di gioco da 45′ ed ogni minuto rappresenta un istante di vita, un ricordo che si fa emozione condivisa soprattutto per tutti coloro che questo sport lo praticano o lo hanno praticato.
Il grande poeta romano riesce, con una scrittura densa di malinconia ma al tempo stesso carica di amore per il calcio, a far rivivere momenti di vita vissuta, esperienze personali che non si limitano al momento ma disegnano uno spazio universale in cui riconoscersi, per cui emozionarsi, sul quale riflettere.
Un percorso che attraversa il gioco di strada, i grandi miti del calcio, le dimensioni virtuali (dal Subbuteo alla Playstation) ma che tende sempre a privilegiare l’antico al moderno, il naturale all’artificioso, il bianco e nero (impreziosito dall’immagine di copertina di un Milan-Roma del ’46-47) al colore.
“Addio al calcio” è un testo di profonda riflessione in cui passato e presente si fondono per condensarsi in un futuro rappresentato dal gioco del calcio. Uno sport fatto di passioni, che Magrelli è in grado, con incredibile maestria, di sublimare e rendere poesia ogni riga di questo suo capolavoro. L’autore, inoltre, si concentra sulla dimensione (spesso poco analizzata dal filone sociologico) individuale dello sport collettiva, e la valorizza.
«Palleggi, palleggi in un pomeriggio d’estate. Quel bambino concentrato, solo col suo pallone, era capace di passare ore, pur di superare il numero di tocchi che si era prefissato. Non allegro, ma assorto, pienamente consacrato al mio compito. Una buona approssimazione alla felicità. Forse per questo ho cominciato a scrivere poesie».
Un rapporto intimo con la palla: una relazione gelosa, statica e dinamica insieme, in cui l’uomo rispetta l’oggetto “dei desideri” (del possesso e della felicità) e con esso cresce, matura, sogna, soffre, spera.
«In cortile non c’è più nessuno, è pomeriggio, ha appena smesso di piovere e si sentono solo i colpi lenti della sfera che batte e rimbalza, echeggiando fin nella tromba delle scale. Rimbombi profondi, cardiaci e il rimbalzo. La mia infanzia è segnata da questo metronomo, E’ così che ho imparato il controllo di palla».
Valerio Magrelli è nato a Roma nel 1957. Insegna Letteratura francese all’Università di Cassino, e ha svolto una mirata attività di traduzione. Ha pubblicato Ora serrata retinae (Feltrinelli, 1980), Nature e venature (Mondadori, 1987), Esercizi di tipologia (Mondadori, 1992) e presso Einaudi Poesie (I980-I992) e altre poesie (1996), comprensivo delle tre precedenti raccolte e di altri versi successivi e Didascalie per la lettura di giornale (1999). Fra i suoi lavori critici, Profilo del Dada, La casa del pensiero. Introduzione all’opera di Joseph Joubert (1754-1824) e Vedersi vedersi. Modelli e circuiti visivi nell’opera di Paul Valéry (Einaudi, 2002). Ha diretto per Einaudi la serie trilingue della collana «Scrittori tradotti da scrittori». Nel 2003 ha pubblicato per Einaudi Nel condominio di carne (Stile libero Big) e nel 2010 Addio al calcio (Supercoralli).
Autore: Valerio Magrelli
Titolo: Addio al calcio
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 17 euro
Pagine: 114