Il bel romanzo “La figlia segreta“ (Corbaccio, 2011) dell’indiana Shilpi Somaya Gowda, viene da un orfanotrofio in India, dove la scrittrice lavorò a 19 anni come volontaria. Per anni la scrittrice, nata in Canada da genitori indiani, ha continuato a pensare a quei bambini che arrivavano lì da vite di cui non si sapeva niente. Così è nato il suo libro, storia di Kavita, madre poverissima di un paesino indiano, intenta a salvare la figlia Asha dall’infanticidio.
Un crimine comune tra le classi più umili in India, dove le famiglie non possono permettersi di pagare la dote per le figlie – accompagnata dalla sorella e all’insaputa del marito parte per Mumbai dove lascia la piccola Usha (“alba”) all’orfanotrofio, dove viene adottata da una coppia straniera, la californiana Somer e il marito Krishnan, di origini indiane, per portarla a San Francisco.
Lì la bambina, ribattezzata Asha, inconsapevole delle sue origini inizia una nuova vita, tra la scuola, gli amici, il college: la vita di una normale ragazzina americana benestante che sogna di fare la giornalista. Fino a quando Asha inizia a sentire di essere diversa, di appartenere a un mondo che le è stato sempre negato dalla madre Somer, che terrorizzata all’idea di perderla non le ha mai detto nulla della sua cultura d’origine.
Il romanzo unisce pagine scorrevoli e appassionanti con la sensibilità rara di approfondire un tema delicato e difficile come l’adozione, dando una dimostrazione efficace di quanto sia difficile e importante, saper coniugare due culture, due mondi così diversi come l’India e gli Stati Uniti – patria, tra l’altro, di molti dei giovani scrittori indiani di nuova generazione. Le sue pagine, oltre a narrare la bella storia di Usha, il dilemma interiore delle due madri, l’importanza di tornare alle origini per scoprire chi siamo e andare avanti, sono ricche di profumi, sapori, suggestioni dai suoi due mondi. Le strade linde di San Francisco e quelle sporche e disordinate di Mumbai in pieno boom economico.
Le famiglie del “nuovo mondo” e quelle indiane, fatte di un’innumerevole schiera di parenti e amici che accolgono Asha quando per la prima volta arriva in India alla ricerca della madre perduta, confusa e sorpresa dai profumi di spezie, dai poverissimi degli slum. Il dolore muto di Kavita, che per decenni non sa niente della sua unica figlia e quello di Somer, che dopo averla tanto desiderata teme di perderla. Madri tanto diverse eppure unite dall’amore per la stessa figlia. Pagine che si leggono con piacere, una dopo l’altra, impreziosite dall’esperienza personale dell’autrice, in bilico anche lei tra due mondi tanto lontani.
Shilpi Somaya Gowda è nata e cresciuta a Toronto da genitori indiani emigrati da Mumbai. Laureata all’Università di Stanford, ha trascorso diversi periodi in India a lavorare come volontaria in un orfanotrofio. Dopo alcuni anni a New York, poi nel North Carolina e in Texas, ora abita in California con il marito indiano e i loro due figli. “La figlia segreta” è il suo primo romanzo.
Autore: Shilpi Somaya Gowda
Titolo: La figlia segreta
Editore: Corbaccio
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18,60 euro
Pagine: 397