Giorgio Fornoni, reporter indipendente e collaboratore di “Report“, racconta con le sue inchieste le tragedie umanitarie e i conflitti degli ultimi 15 anni, raccolte in un cofanetto pubblicato da Chiarelettere.
“Non mettere mai a tacere la coscienza, disinteressandomi di ciò che accade intorno a me“. Basterebbe soffermarsi su questa frase per provare a conoscere Giorgio Fornoni e il suo libro “Ai confini del mondo“: trent’anni in giro per gli angoli del pianeta “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”, per dirla alla De Andrè.
Afghanistan, Cecenia, Liberia, Eritrea, Angola, Cambogia, Bosnia, solo per citare alcuni dei luoghi dove la voce della coscienza dell’Occidente è spesso rimasta in silenzio per paura e per interesse.
In un panorama giornalistico caratterizzato dal mantra del “pluralismo dell’informazione”, che spesso fa rima con ridondanza, la figura di questo instancabile artigiano del giornalismo di guerra, è qualcosa di raro. Al punto che se non fosse stato per un’altra professionista delle inchieste come Milena Gabanelli, che lo scoprì facendolo collaborare alla redazione di Report nel 1999, di lui e del suo lavoro non si saprebbe nulla.
Laddove scoppiava un conflitto, con tutto il corollario di morte e sofferenza che ne conseguiva, Giorgio Fornoni partiva dal piccolo comune di Ardesio, in provincia di Bergamo, per andare a documentare, spinto dal bisogno di raccontare ciò che vedeva.
Dal Congo, terra ricchissima di materie prime – non ultimo il Coltan, usato nell’industria dell’high tech -alla guerra dimenticata in Cecenia; le contraddizioni delle politiche umanitarie e economiche dell’Occidente e i disastri ambientali delle multinazionali del petrolio; tanti e ben trattati sono i temi delle numerose inchieste, accompagnate da filmati video e interviste.
Non è la ricerca dello scoop o la natura sensazionalistica del pezzo che muove Fornoni. Con una semplicità disarmante afferma: “Dove c’è dolore è anche possibile trovare una dimensione umana completamente diversa da quella a cui siamo abituati, molto più profonda“. Forse, dare voce alla follia, all’assurdo, all’orrore è l’unico modo per restituire un barlume di ragione e di senso in quelle che sono vere e proprie discese nel cuore di tenebra dell’umanità.
Lo “sguardo” antropologico che non travalica nel voyeurismo del dolore, l’empatia priva di pena caritatevole come sforzo di comprensione dell’ “altro”, fanno dei reportages di Fornoni un esempio di umanesimo ritrovato.
Un giornalismo definito “mistico”: un’aggettivo che ben si adatta ai tratti della persona che lo incarna. Volto ascetico, voce calma, sguardo sereno, con quella curiosità del mondo propria di un altro grande reporter:Tiziano Terzani.Animato dallo stessa sete di conoscenza e da quello spirito d’intraprendenza che lo porta su entrambi i fronti di una guerra, e tra i civili, l’unico fronte che esce sempre sconfitto, di cui non si parla come si dovrebbe.
“Ai confini del mondo” è la realtà documentata delle tante e feroci ingiustizie sparse per il mondo, troppo spesso abbandonate all’indifferenza di molti e alla speculazione di pochi. Il racconto di una persona libera e coraggiosa, di cui soprattutto oggi, si ha un gran bisogno .
Giorgio Fornoni inizia la carriera giornalistica a 50 anni. Tra i suoi reportages :la lavorazione della coca in Perù, il traffico di oro nell’ex Zaire, l’evacuazione della Liberia e dell’Angola. Dai guerriglieri Talebani all’ultimo avamposto militare russo sull’isola di Bering. Tutto questo non per interesse giornalistico ma per documentare le tragedie umane a se stesso
Autore: Giorgio Fornoni
Titolo: Ai confini del mondo. Il viaggio, le inchieste, la vita di un reporter non comune
Editore: Chiarelettere
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 18,60 euro (DVD + libro)
Pagine: 176
Durata: 60 min.