“La versione di Barney“ (Adelphi, 2010) di Mordecai Richler, è la storia della vita dissipata di Barney Panofsky, cinico produttore televisivo di successo della Totally Unnecessary Productions, che sforna autentico pattume televisivo.
Barney è una simpatica canaglia e attraverso la sua autobiografia traccia un ironico e dissacrante bilancio della propria vita e delle persone con le quali ha avuto contatto, senza fare sconti a nessuno soprattutto a se stesso. “Nei giorni infausti la mia memoria sembra un caleidoscopio fuori fuoco, ma in quelli propizi i ricordi sono dolorosamente nitidi”. Il quasi settantenne Barney scrive controvoglia ma non ha altra scelta: deve dare la propria versione dei fatti sulla morte del suo amico Bernard Boogie Moscovitch. Lo scrittore Terry McIver, compagno di Barney ai tempi del soggiorno parigino “due montrealesi fatti e finiti” ha scritto un romanzo Il tempo, le febbri, dove accusa Panofsky di omicidio. La sua versione, però, sarà attendibile dato che il produttore è afflitto dal morbo di Alzheimer che gli procura dei vuoti di memoria?
Il romanzo è diviso in tre capitoli che hanno il nome delle sue tre mogli: la pittrice Clara Charnofsky suicidatasi a Parigi, la logorroica “Seconda Signora Panofsky” ricca ereditiera impalmata per errore e Miriam, vero grande amore, dalla quale avrà tre figli. Difficile e complesso è il rapporto che l’uomo ha con la sua prole e sarà il figlio Michael che scriverà il poscritto del romanzo. Le memorie di un uomo straordinario saranno pubblicate postume. “È tutta colpa di Terry. È lui il mio sassolino nella scarpa… ”.
Barney’s Version uscì in Italia nel settembre del 2000 riscuotendo fin da subito un’entusiastica accoglienza da parte della critica e dei lettori che fecero del volume un caso editoriale (oltre 100.000 copie). Un uomo politically uncorrect e fiero di esserlo in un mondo apparentemente politically correct questo è Barney, tipico esponente della cultura ebraica come il suo autore. Richler visse alcuni anni in Europa ma i suoi libri sono quasi tutti ambientati a Montréal nel quartiere ebraico intorno a St. Urbain Street in quella comunità che è un coacervo di riti, tradizioni e conflitti familiari. Richler ha sempre smentito che Barney sia il suo alter ego, ma l’autobiografia contiene molte somiglianze con la vita dell’autore. Scrivendo il suo capolavoro Richler come Barney tira le somme (molte in passivo) della propria esistenza con continui flashback e digressioni che destrutturano il tutto, rendendo lo scritto paradossalmente ancora più coinvolgente. Nonostante varie malattie e un serio problema di alcolismo Barney adora mangiare, bere whisky, fumare il sigaro, dileggiare la vita attraverso battute pungenti e parolacce irriverenti. Sempre sopra le righe e comunque onesto a suo modo ma anche fragile, solo e abitudinario, sicuramente anticonformista.
Dieci anni esatti dopo l’esplosione letteraria di Panofsky con il suo libro diventato oramai di culto La versione di Barney è tornato in vetta alle classifiche di vendita editoriali complice il film omonimo uscito nelle sale cinematografiche per la regia di Richard J. Lewis con Paul Giamatti nel ruolo di Barney Dustin Hoffman nei panni del padre poliziotto, Rachelle Lefevre, Rosamund Pike e Minnie Driver nei ruoli delle tre mogli. La pellicola presentata alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia abbandona l’umorismo sprezzante e il cinismo graffiante del protagonista. “Il mio eroe, un tipaccio irresistibile” così Giamatti ha definito Barney.
Si ride e ci si commuove in questo volume che ha inaugurato un nuovo secolo letterario e che a distanza di anni non ha perso il suo fascino. Un libro amatissimo dai lettori italiani e riletto più volte perché la folle, rocambolesca esistenza di un uomo dal destino beffardo come Barney Panofsky ha il sapore di un bicchiere di acqua fresca in un mondo ipocrita e superficiale come il nostro.
“La verità è che di tanto in tanto adoro ritirarmi nel cottage, la scena del mio presunto assassinio, e aggirarmi con un bicchiere in mano per le stanze vuote dove un tempo risuonavano le risate di Miriam e gli strilli gioiosi dei bambini. Sfoglio i vecchi album di fotografie, tirando su col naso come un vecchio rimbecillito”.
Mordecai Richler nacque a Montréal nel Quebec in una famiglia ebrea ortodossa che viveva nel quartiere ebraico e morì nella stessa città il 3 luglio 2001. Dopo aver abbandonato il college, approdò a Parigi. Qui gli furono pubblicate tre brevi storie sulla piccola rivista Points ed entrò a far parte di un ristretto gruppo di aspiranti scrittori nordamericani. Dopo un soggiorno in Spagna tornò a Montreal, dove fu pubblicato il suo primo romanzo The Acrobats che non ebbe successo. Tornò in Europa a Londra, dove si sposò ed ebbe quattro figli. In Inghilterra fece anche il giornalista free lance: scriveva sempre, ma critica e pubblico continuavano a ignorarlo. Il successo di vendite arrivò nel 1959 con L’apprendistato di Duddy Kraavitz dal quale fu tratto un film omonimo da lui stesso sceneggiato e che fu candidato all’Oscar. Negli anni ‘60 e ‘70 scrisse numerose sceneggiature per il cinema e la televisione. Scrisse poi fino alla sua morte per molti giornali e riviste canadesi, inglesi e statunitensi. Tornò a vivere in Canada nel ’72. Dopo aver composto vari romanzi e alcuni dedicati ai bambini, nel ’97 pubblicò La versione di Barney che gli diede la fama mondiale.
Adelphi ha pubblicato: i romanzi, Quest’anno a Gerusalemme (2002), Il mio biliardo (Adelphi 2002), Solomon Gursky è stato qui (2003), L’apprendistato di Duddy Kravitz (2006), Un mondo di cospiratori (2007), Le meraviglie di St. Urbain Street (2008). I libri per bambini, Jacob Due-Due contro zanna incappucciata (2003), Jacob Due-Due e il dinosauro (2004), Jacob Due-Due agente segreto (2005).
Autore: Mordecai Richler
Titolo: La versione di Barney
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 12 euro
Pagine: 490