“Morte a credito” (Garzanti) di Celine, è ancor più difficile e ostico del precedente. Sorta di preambolo a “Viaggio al termine della notte”, Ferdinand racconta la sua infanzia a Parigi fino alla vigilia della partenza per la guerra.
Non è facile leggere Celine per definizione, scrittore che racchiude in sé tutti i contrari possibili e immaginabili : crudele e poetico, realista e visionario, vitale e oscuro, legato alla tradizione ottocentesca che, però, regolarmente sventra, sradica, spoglia.
Ma non c’è una trama ben precisa, delineata, esistono situazioni che Celine descrive con la sua prosa ricca, espressiva, densa di iperbole e tragicità. Forse per la prima volta nella storia della letteratura, il lettore si trova dinanzi ad un libro difficile ma scorrevole, la lettura non viene relegata da Celine a mero intrattenimento ma si vivono sulla pelle la violenza delle ambientazioni cupe e distorte, la presenza ossessiva (e celeberrima) dei puntini esclamativi che creano piccoli vortici all’interno del racconto, molteplici piani narrativi rigorosamente inanellati e violentati senza ritegno.
“Morte a credito”, pur non raggiungendo la fama del precedente, è un romanzo vibrante, sfrontato, Celine è un Franz Kafka più malato e riottoso, dipinge i suoi personaggi come tante caricature, li deforma, e il tono grottesco viene ancor più esaltato non solo nelle descrizioni ma anche nei dialoghi e nei ricordi del narratore (il personaggio della Nonna, ad esempio, è magistrale).
Viene descritta una vita sconfitta, senza possibilità di riscossa, un’umanità scostante, sgradevole, misera, che vive unicamente per sopravvivere. Lo scrittore francese passa in rassegna una serie di loschi figuri, risalta le loro meschinità e vizi con un ghigno sardonico, incalza il lettore, lo mette a dura prova e lo premia, se riesce ad arrivare incolume alla fine.
L’unicità di Celine risiede proprio nel suo impulso narrativo, nella sua follia e nella sua assolutezza. “Morte a credito” è la prova lampante che la lettura non è semplicemente un passatempo ma un impegno da rispettare, un patto che si stringe con l’autore, un fidanzamento.
Chi si limita a descrivere Celine come cinico, volutamente non ha colto l’universo sconfinato celato dietro ad una prosa apparentemente insormontabile e, quindi, non ha voluto farsi possedere da uno dei più grandi geni del novecento letterario.
Louis-Ferdinand Celine è una delle personalità più controverse della letteratura del Novecento. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale come volontario, esercitò la professione di medico condotto nei quartieri popolari di Parigi. Pubblicò il suo primo romanzo, “Viaggio al termine della notte”, nel 1932, Durante il secondo conflitto mondiale si unì ai tedeschi in ritirata: incarcerato e condannato come collaborazionista, duramente criticato per il suo comportamento antisemita, visse dal 1945 in esilio a Copenaghen ; ritornò in patria solo dopo l’amnistia, nel 1951, stabilendosi a Meudon, presso Parigi.
Autore: Louis-Ferdinand Celine
Titolo: Morte a credito
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 19,60 euro
Pagine: 564