“Cinque anni dopo la morte della seconda moglie, Reb Meshulam Moskat si sposò per la terza volta”. Ne “La famiglia Moskat” (Longanesi) di I. B. Singer, la storia d’una famiglia ebraica s’intreccia con i grandi avvenimenti del XX secolo.
Il volume uscito nel 1950 è il primo romanzo pubblicato in lingua inglese dello scrittore polacco naturalizzato statunitense, il quale finora aveva scritto e pubblicato in lingua yiddish. Nella pagina dei ringraziamenti posta all’inizio del volume, Singer dedica “queste pagine alla memoria del mio defunto fratello I. J. Singer, autore dei Fratelli Ashenazi. Egli era per me non soltanto un fratello maggiore, ma anche un padre spirituale e veramente un maestro di vita”. L’anziano e ricchissimo patriarca Meshulam “alto, magro, guance infossate, il naso a becco” è tornato a Varsavia da Karlsbad con la nuova moglie cinquantenne Rosa Frumetl “donna magra e di media statura, e già un po’ curva” originaria della Galizia e Adele la figlia di Rosa che lei ha avuto da un precedente matrimonio. La vicenda ha origine dal ritorno della nuova coppia nella città polacca ma è solo uno spunto per Singer per raccontare la saga familiare dei Moskat, la società ebraico-orientale dall’inizio del secolo breve fino alle soglie della II Guerra Mondiale, quando la barbarie nazista sarà la causa dell’olocausto per sei milioni di ebrei. Cinquant’anni di vita descritti in questo romanzo corale, dove i personaggi presenti in scena sono tanti e ognuno si ritaglia uno spazio ben preciso, perché Singer è un mago nel delineare con una sola breve frase un atteggiamento, un carattere o un volto.
The family Moskat, uno dei libri più amati e letti del Premio Nobel per la Letteratura Isaac B. Singer è un volume indispensabile per comprendere l’ebraismo e il complesso rapporto che ha il popolo eletto con il suo Dio “Alla mia destra è Michele. Alla mia sinistra è Raffaele. Davanti a me è Uriel. Dietro di me è Gabriele. E sul mio capo la divina presenza di Dio”. Ciò che la Shoah e l’infame soluzione finale nazista ha cercato invano di cancellare, Singer la riporta alla luce. In tal modo il lettore conosce gli usi e costumi ebraici, entra nelle case di Varsavia sia fastose e sia povere e si siede alle tavole imbandite ricche di cibi rigidamente kasher, prega nelle sinagoghe, spia i libri che i personaggi del romanzo leggono e ascolta la lingua che si parla: lo yiddish, parlato dagli ebrei originari dell’Europa orientale. Un’umanità che non smette di cercare Dio in ogni cosa e che si domanda se Lui esista veramente e se ciascuno di noi sia responsabile delle proprie azioni. Il personaggio che cerca una risposta a queste domande è rappresentato dal provinciale diciannovenne Asa Heshel Bannet “alto e magro, con una lunga faccia pallida… acuti occhi azzurri” proveniente dal villaggio di Tereshpol Minor. Meshulam rappresenta l’antico, la tradizione e la solidità “si gettava in imprese che tutti ritenevano destinate al disastro e invece si rivelavano miniere d’oro”. Per contrasto Asa Heshel è l’immagine della debolezza e dell’irrequietezza, amerà e sarà riamato da due donne, ma come si dipanerà l’intrico amoroso lasciamolo scoprire al lettore.
In quest’affresco epico di un periodo cruciale del nostro recente passato rivive la grande cultura ebraica e la storia di una antica civiltà, con uno stile sia visionario sia realistico tipico dell’autore.
Nell’interessante introduzione “Singer imparò la lezione di Tolstoj” tra le altre cose Giorgio Montefoschi scrive “Dio è il protagonista assoluto della famiglia Moskat: lo è quando soccorre e quando risponde alle invocazioni; lo è quando perdona e quando punisce; lo è quando insegue e afferra chi vorrebbe allontanarsi da Lui; lo è quando sembra che distolga lo sguardo alle vicende umane e sia infinitamente lontano o addirittura assente”. L’albero genealogico dei Moskat che si trova all’inizio del romanzo è formato da una fitta linea di nomi di personaggi vividi e reali le cui debolezze e patimenti, i loro desideri e ansie d’amore fanno di questo libro certamente uno dei maggiori capolavori del Novecento.
“Non era certo il tipo da piangere sul latte versato. Era l’astuto Meshulam Moskat, il vincitore di tutti gli incontri, non soltanto contro i nemici esterni, ma anche contro le sue proprie debolezze”.
Isaac Bashevis Singer nato il 14 luglio 1904 a Radzymin in Polonia e morto a Miami il 24 luglio 1991 a Miami, è considerato il più grande narratore ebraico del Novecento. Nel 1978 gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Tra le sue opere tradotte in italiano da Longanesi, sono pubblicate in edizione economica dalla Tea: Il certificato (2004), Nemici. Una storia d’amore (2004), Gimpel l’idiota (2006), Ombre sull’Hudson (2006), Shosha (2006), La Famiglia Moskat (2009).
Autore: I.B. Singer
Titolo: La famiglia Moskat
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 24 euro
Pagine: 664