«Vale la pena leggere questo libro per imparare qualcosa circa una “storia d’Italia” che non ci verrà raccontata nella manifestazioni per il centocinquantenario, per ricordare le storie di alcuni italiani che hanno scelto di fare impresa – spesse volte “nonostante” il loro Paese». Sono le parole di Alberto Mingardi nella prefazione di “Imprenditori d’Italia” (Edizioni della Sera) di Michele Fronterrè. Nel dialogo con l’autore si delinea il profilo economico di un’Italia che ha necessità di valorizzare la piccola e media impresa.
Raccontare la storia dell’Unità d’Italia attraverso il percorso economico del Belpaese. Un percorso brillante ma anche rischioso, complicato soprattutto per la ricerca delle fonti. Come ha lavorato su questo libro?
“Ho raccolto in un tempo piuttosto lungo aneddoti, storie, commenti attorno a personaggi del mondo imprenditoriale. Ho iniziato con Olivetti sulla spinta di un carissimo amico. Gli spettacoli di Vacis con protagonista Laura Curino su Olivetti mi hanno suggerito lo stile del racconto, veloce e suggestiivo. Fatto di immagini. Ho via via replicato lo schema riempiendolo delle informazioni per ciascuno degli altri protagonisti. Direi che come dice giustamente Alberto Mingardi nella prefazione non c’è in questo libro un’analisi del perchè in un determinato periodo storico ci sono state certe condizioni a favore o contro la nascita di certe iniziative o del perchè o per come la politica e la macroeconomia intorno ha favorito o meno queste vicende. Ci sono descritte le vicende e gli uomini. Come l’interesse di uno possa diventare la fortuna di tanti.”
Come nasce questo libro e qual è stato il suo approccio verso un tema tanto atteso quanto, spesso, bistrattato?
“Ho in parte risposto, aggiungo che trovo affascinante la libera iniziativa. La paragonerei alla corsa nel West per prendersi il proprio pezzo di terra e quindi di vita.”
“Imprenditori d’Italia” è un libro pro o contro l’Unità?
“L’imprenditore è un’ isola. Egocentrico, leader. Un turbocompressore. Non ha e non si pone confini. Le relazioni che riesce ad instaurare col territorio in cui opera sono un effetto collaterale.”
Da meridionale trapiantato al Nord come vede questa ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia?
“Io a Torino sto bene. Mi ha dato e mi da quello che mi serve. Riguardo invece l’annosa questione meridionale posso dire che ho letto Il Sangue del Sud di Giordano Bruno Guerri e sono molto d’accordo con lui.”
L’economia del Belpaese. Il suo libro è un percorso ragionato sulle realtà imprenditoriali che hanno caratterizzato la nostra penisola. Quale pensa sia lo stato attuale delle cose?
“Penso che l’Italia si sia lasciata scappare molte occasioni. Le imprese più grandi, i marchi più pregiati sono stati fagocitati da scelte miopi di politici e da manager pubblici contafagioli. Olivetti e Alfa Romeo sono i due esempi più plateali. Di grandi rimangono l’ENI, e Finmeccanica che è una galassia in cui a poche eccellenze si accompagnano dei gran carrozzoni. Poi c’è la piccola e media industria. Piena di eccellenze, di quello stesso furore che mi piacerbbe che il mio libro contribuisca a risvegliare.”
Cosa vuol dire nel 2010 essere un imprenditore in Italia?
“Io non mi sento un imprenditore, nel senso stretto del termine. Perchè rischio poco. Per me e per qualche mio collaboratore. Un imprenditore è uno che rischia tutto sè stesso.”
Il suo libro, edito da Edizioni della Sera, con quarta di copertina firmata dal Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, verrà presentato nel capoluogo piemontese a gennaio. Che risposta si aspetta dal pubblico?
“Il 15 Gennaio, che è un sabato, a Torino farà molto freddo. Speriamo che alcuni preferiscano il tepore della Libreria COOP di Piazza Castello.”
Esaminando il suo volume, quali pensa siano oggi le aziende italiane fiore all’occhiello del Paese?
“Non saprei indicarne alcune nello specifico. Posso però dire che l’Italia ribolle di voglia di fare impresa ma ci sono dei meccanismi perversi che impediscono che queste energie si liberino. Ci sono tanti capitali che finiscono patrimonializzati o in cedole senza passare da voci “investimento”. In questo senso l’esperienza di Gualino negli anni 20 è molto istruttiva.
In conclusione, tre aggettivi che definiscano “Imprenditori d’Italia”.
“Veloce, appassionante e un po’ sciovinista.”
Michele Fronterrè, siciliano, si è laureato in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Torino 10 anni fa. Nel 2007, ha co-fondato presso I3P, l’acceleratore d’imprese del Politecnico di Torino, Ingenia, una start-up che opera nel mercato dell’uso razionale dell’energia. Dalla fine dello stesso anno si occupa anche dello sviluppo commerciale di Cantene, società sempre all’interno di I3P che si occupa di servizi di ingegneria quali l’analisi, mediante modelli e simulazioni numeriche, di fenomeni termo fluidodinamici molto complessi, come gli incendi. Si interessa in particolare di letteratura e teatro del novecento. Studia archeologia industriale e business cases di successo.
Autore: Michele Fronterrè
Titolo: Imprenditori d’Italia. Storie di successo, dall’Unità ad oggi
Editore: Edizioni della Sera
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 15 euro
Pagine: 160
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