È un romanzo famigliare “mascherato” da spy story “Il gioco delle spie” (Minimum fax, 2010) di Georgina Harding: siamo in un placido villaggio della campagna inglese, sepolto dalla neve in uno degli inverni più duri di sempre.
La piccola Anna, voce narrante, e il fratello maggiore Peter restano soli con il padre dopo la morte della mamma in un incidente stradale. Tutto chiaro, quasi tragicamente banale. Se non fosse che sono i grigi inizi degli anni ’60, nel cuore della Guerra Fredda, e proprio il giorno della scomparsa della madre vengono arrestate a Londra tre spie del KGB che operavano in incognito sul territorio britannico, mascherando la propria identità dietro a tranquille vite di provincia. Quanto basta perché Anna e Peter, complici le lunghe ore di solitudine, a pensare a oscure manovre di spionaggio con protagonista proprio la madre di origini tedesche, fuggita da Königsberg (poi diventata Kaliningrad), nell’estremo oriente della Germania, prima che durante la seconda guerra mondiale la città fosse conquistata dai russi.
Delle origini di questa madre misteriosa e dolce i bambini non hanno mai saputo nulla: nessun parente, pochi amici, nessun racconto sulla sua vita prima di arivare in Inghilterra. Il gioco delle spie, che in realtà come sempre negli occhi dei bambini non è un gioco ma una faccenda serissima, porta Anna e Peter a immaginare un intrigo internazionale che da qualche oscura città dell’est europeo, terre morte e desolate all’ombra della cortina di ferro, arriva a coinvolgere le vite degli ignari abitanti del paesino inglese. Anche dopo molti anni Anna, ormai sposata, tornerà sul mistero della vita della madre, come se non riuscisse a staccarsene, e come spesso succede, non potesse continuare a vivere senza prima risolvere un mistero che affonda nel passato, negli anni della guerra. In un viaggio tra Germania, Polonia e l’ormai russa Kaliningrad, Anna scoprirà finalmente, nelle ultime pagine, il mistero irrisolto della vita di sua madre.
Nonostante l’atmosfera da spy story però il libro della Harding, scritto benissimo e con il grande merito di svelarci il mondo degli adulti visto dal punto di vista dei bambini, è prima di tutto un ottimo romanzo sulla famiglia, il potere dei ricordi, o della loro mancanza, che ci incatenano al passato e ci obbligano a tornare indietro alle nostre origini e trovarne la chiave per poter poi guardare avanti e dedicarsi alla propria vita. Resta un po’ l’amaro in bocca per un thriller in qualche modo incompiuto, che lascia molto spazio alle teorie del complotto iniziali, ma troppo poco alla soluzione finale del mistero sull’identità della madre, che avrebbe meritato qualche pagina in più.
Georgina Harding è autrice del romanzo La solitudine di Thomas Cave (Vertigo) e di due libri di viaggio, sull’India meridionale e l’Est Europa. Vive a Londra e nell’Essex.
Autore: Georgina Harding
Titolo: Il gioco delle spie
Editore: Minimum fax
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 16 euro
Pagine: 307
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