Di Resistenza e di Lotta: “Storia di un metronomo capovolto“, il nuovo romanzo di Giuseppe Cristaldi. Con una nota di Franco Battiato. «Una solida struttura narrativa sostiene questo sorprendente libro. Il racconto, ambientato a Messina, è costellato puntillisticamente (in senso muiscale) da ardite sentenze. Mirabile la descrizione del suicidio del protagonista Antonio Gardini. Leggere per credere».
Così il celebre cantautore italiano Franco Battiato parla dell’ultimo lavoro di Giuseppe Cristaldi edito da Libellula edizioni. Per parlare di questo singolare autore, occorre riferirsi ai due precedenti meccanismi creazionali editi rispettivamente da Besa Editrice e da Edizioni Controluce. Il primo vagito nel mondo delle lettere Cristaldi lo dedica da subito alla lotta e all’impegno civile, perché sa che bisogna colmare tutto quel vuoto semantico che collega direttamente (senza nulla nel mezzo) Pier Paolo Pasolini a Mario Desiati e Roberto Saviano.
Realizza “Un rumore di gabbiani – Orazione per i martiri dei petrolchimici” ovvero la straziante descrizione della deriva petrolchimica in Italia, e le conseguenti tragedie nelle famiglie degli operai legate alle morti dovute all’inalazione del cloruro di vinile monomero, i massacranti viaggi della speranza, le insonnie, le emarginazioni, i troppi silenzi, e le connivenze criminose.
Poi Giuseppe Cristaldi assesta un altro pugno nello stomaco ai suoi lettori, e lo fa con “Belli di papillon verso il sacrificio” (Edizioni Controluce). Con una prefazione addirittura dell’immensa Teresa De Sio. Si parla di Taranto, e del triste epilogo di una vita che sceglie di farla finita con le proprie mani, come estremo atto di coraggio e di denuncia contro i potenti e i prepotenti. Giuseppe Cristaldi ri/torna (prima era un’autoproduzione, ora ri/vive come opera ri/veduta e ampliata) con una forza selvaggia e incontenibile fuori da ogni schema e lontana da ogni falso perbenismo salottiero e radical-chic. E lo fa con una scrittura sincopata, dove si intrecciano folte selve di surreali ghirigori rococò, dove insomma si percepisce l’urgenza del dire. Si parla degli anni ’70 e ’80 a Messina .
Si parte dall’educazione “sentimentale” nel senso più ampio del termine, ovvero nella costruzione di una coscienza politica e amorosa, di un sognatore moderno, tal Antonio Gardini, a metà strada tra un Don Chisciotte della Mancia e un principe Kropotkin. Il suo tentativo di capire come va il mondo è destinato al fallimento. Lo sa ma ci vuole provare lo stesso. “Storia di un metronomo capovolto” è anche la storia di una bellissima amicizia e di un dialogo tra le classi, che lascia intravedere anche se per poco, che un mondo migliore è possibile. Le vicende messe tra le righe di questo volume da Cristaldi si svolgono sullo sfondo di una Messina incandescente lacerata da mafie e omertà di ogni genere. Cristaldi convince e certifica di essere uno scrittore da seguire con attenzione e diligenza!
«Non era raro, in casa Gardini, imbattersi in conflitti generazionali culminanti con la solita apologia della porta fiondata contro il battente. C’entrava poco la retorica di sceneggiati felici o “il vissero felici e contenti” degli inganni filmici; lì era lo sceneggiato senza compensi, ove Cannes e Venezia non avrebbero allattato».
Per chi non ha smesso di sperare in un ritorno della letteratura di militanza e di impegno questo volume è altamente consigliato. Per gli amanti della storia del nostro Paese tra gli anni ’70 e ’80, questo libro può rappresentare un solido punto di riferimento.
Autore: Giuseppe Cristaldi
Titolo: Storia di un metronomo capovolto
Editore: Libellula edizioni
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 15 euro
Pagine: 210