Alfio Caruso in “Milano ordina uccidete Borsellino” (Longanesi 2010) ricompone l’intricato puzzle di diciotto anni di indagini su “quell’estate che cambiò la nostra vita” e ci spiega perché è “da Milano” che è arrivata per il giudice la tragica sentenza di morte.In un caldo pomeriggio estivo, il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino si recava a trovare sua madre in via D’Amelio: il boato e il terremoto morale che ne seguirono scossero non solo Palermo, ma tutta l’Italia. Borsellino e cinque uomini della sua scorta persero in via D’Amelio la vita.
L’Italia da allora non sarebbe stata più la stessa. A quasi vent’anni da quel drammatico pomeriggio palermitano l’Italia ignora ancora moltissimo di quella mattanza.
La strage di via D’Amelio seguiva di soli due mesi la strage di Capaci, costata la vita al giudice Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta: “se non avessero ammazzato Falcone, anche la sorte di Paolo Borsellino sarebbe differente. Ma una volta eliminato il primo, diventa obbligatorio eliminare il secondo per lo stesso identico motivo: impedirgli di arrivare a Milano, sulle complicità che da oltre vent’anni intrecciano Cosa Nostra alla grande industria, alla grande finanza. Diversa è soltanto la mente: a Capaci la strage è voluta da Cosa Nostra e appoggiata dall’Entità esterna; in via D’Amelio è voluta dall’Entità esterna e appoggiata da Cosa Nostra.”
I legami tra la Mafia siciliana e il mondo insospettabile dell’Imprenditoria e della Finanza lombarde: su questo Falcone stava facendo luce e per questo è stato ucciso ed è da qui che l’inchiesta dell’Autore deve per forza di cose muoversi. Falcone infatti era amico di Borsellino sin da ragazzo, con lui era entrato in Magistratura e verso di lui aveva sempre mantenuto lo spirito protettivo di un fratello maggiore incoraggiandolo e sostenendolo nei momenti difficili: era ovvio che dopo la strage di Capaci spettasse all’amico Borsellino proseguirne la missione.
E il giudice da allora, dalla strage che costò la vita al suo collega e amico, si era totalmente immerso nel lavoro “nutrendosi di carte e sigarette“, due mesi, come ricorda la moglie, in cui era ben consapevole “di dover morire presto perché l’avrebbero ucciso“, aveva “CAPITO TUTTO”: anche Borsellino “aveva ormai chiaro lo schema del Gioco Grande individuato da Falcone: inserimento del capitale mafioso in aziende pubbliche e private; partecipazione al traffico internazionale di droga e di armi gestito da appartenenti al Sismi e al Sisde con la copertura di politici e di apparati dello Stato; riciclaggio dei guadagni attraverso le società offshore di alcune multinazionali compiacenti“. A quasi vent’anni da quella strage tantissimi i misteri su cui la verità processuale non ha ancora fatto luce, a cominciare dalla scomparsa di quell’Agenda Rossa da cui il Giudice mai si separava. Inoltre nei cinquantasette giorni che lo separavano dall’esecuzione di quella sentenza che ben sapeva pendere sul suo capo, il tenace giudice Borsellino fu poco e male protetto dallo Stato.
Tra rivelazioni di pentiti e verbali ingialliti, tra l’analisi di stragi andate purtroppo a segno e stragi, come quella dello Stadio Olimpico, per fortuna fallite, Alfio Caruso cerca di tessere la tela che dalla Sicilia di Cosa Nostra porta agli insospettabili salotti della Milano bene per ricostruirne legami, complicità, colpe e determinare così la sagoma di quell’Entità Esterna: l’Autore ci racconta il come e il perché Milano ha ordinato:”Uccidete Borsellino”.
Alfio Caruso, nato a Catania nel 1950, è autore di sei romanzi, thriller politici e di mafia: Tutto a posto (1991), I penitenti (1993), Il gioco grande (1994), Affari riservati (1995), L’uomo senza storia (Longanesi 2006), Willy Melodia (2008) e di due saggi di sport con Giovanni Arpino. Con Longanesi ha inoltre pubblicato: Italiani dovete morire (2000), Perché non possiamo non dirci mafiosi (2002), Tutti i vivi all’assalto (2003), Arrivano i nostri (2004), In cerca di una patria (2005), Noi moriamo a Stalingrado (2006), Il lungo intrigo (2007), Da cosa nasce cosa (2000, nuova edizione 2008), Io che da morto vi parlo (2009). Presso Salani è apparso Breve storia d’Italia (2001). Il suo sito internet è www.alfiocaruso.com
Autore: Alfio Caruso
Titolo: Milano ordina uccidete Borsellino. L’estate che cambiò la nostra vita
Editore: Longanesi
Anno di Pubblicazione: 2010
Prezzo: 15 euro
Pagine: 255