Ecco l’ultimo romanzo del semiologo piemontese Umberto Eco, destinato a diventare un classico: “Il cimitero di Praga” (Bompiani, 2010). Un libro che arriva trent’anni dopo “Il nome della rosa”.
Riportiamo l’incipit “Il passante che in quella grigia mattina del marzo 1897 avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi, si sarebbe trovato in un dei pochi luoghi di Parigi risparmiato dagli sventramenti del barone Haussman… ”.
“Ho attribuito a Simone Simonini cose fatte da varie persone e ho cercato di creare il personaggio più odioso del mondo” dichiara l’autore, il quale in più di cinquecento pagine mescola la realtà con la finzione. “Tutte le vicende raccontate sono autentiche e tutte le frasi sono state pronunciate veramente, la vicenda narrativa è l’unica invenzione”.
La trama si svolge tra Torino, dove è nato il protagonista del libro, Palermo e Parigi in un arco temporale che va dal 1830 al 1898. Simone Simonini cinico falsario, esperto calligrafo, fabbricatore di falsi dossier ha appreso dal notaio Rebaudengo l’abilità di stilare documenti falsi. Egli si mette al soldo di qualsiasi servizio segreto o potente che lo paghi profumatamente per creare prove di eventi che non sono mai accaduti basati su fatti reali, conosciuti perché “la gente crede solo a quello che sa già… ”. La creazione più clamorosa di Simonini è l’invenzione del verbale di un raduno cospiratore notturno di rabbini nel cimitero israelitico di Praga, che dà il titolo al romanzo. Sono i 24 capitoli dei Protocolli dei Savi di Sion (1), clamoroso falso storico nel quale i rabbini pianificano come conquistare il mondo.
Il sesto romanzo di Eco attribuisce a Simonini l’invenzione di questo documento che è stato la base teorica del più feroce antisemitismo e dell’infame soluzione finale del nazismo hitleriano. Simonini s’ispira ai romanzi di Eugène Sue e di Alexandre Dumas. Per comprendere la mente malata di Simonino bisogna tornare indietro agli anni della sua fanciullezza. Tutto ha inizio dai racconti del nonno l’ex ufficiale dell’esercito sabaudo Giovan Battista Simonini, figura realmente esistita. Il nonno definisce il popolo ebraico “popolo ateo per eccellenza. Partono dal concetto che il bene deve realizzarsi qui… quindi operano per la conquista del mondo”. Non stupisce quindi il fatto che il capitano Giovan Battista alla fine del Settecento avesse scritto una lettera all’abate Barruel, il quale aveva scritto un libro dove rivelava che la rivoluzione francese era stata un complotto ordito dai Templari, dagli Illuminati di Baviera, da Diderot e via dicendo. Il capitano scrive a Barruel quasi rimproverandolo, perché egli ha omesso una forza terribile: gli ebrei. Quindi Simonini fornisce a Barruel una lista di tutte le malefatte degli ebrei nella storia del mondo. L’antisemitismo ottocentesco nasce da questa malaugurata lettera del Capitano Simonini. Per Simone il suo antisemitismo è “un tarlo mentale”, perché nella sua vita egli non ha mai incontrato un ebreo eccetto un dottore in un ristorante e una giovane donna di religione ebraica conosciuta per pochi minuti nel ghetto di Torino, esperienza fallimentare che pregiudicherà tutto il suo futuro rapporto con le donne. Forse è per questo che il cibo rappresenta la sua sola passione. “… si può odiare qualcuno per tutta la vita. Purché sia sempre lì a rinfocolare il nostro odio. L’odio riscalda il cuore“. Simonino odia tutti: i tedeschi “il più basso livello di umanità concepibile”, i francesi “non amano i loro simili”. Per questo falsario che ama travestirsi non solo in senso letterale ma anche d’inganni, gli italiani sono infidi, per non parlare dei preti “cominci ad averli intorno appena nato quando ti battezzano”.
Sono trascorsi trent’anni da Il nome della rosa superbo romanzo, ambientato in un monastero benedettino medioevale dell’Italia settentrionale, che impose Eco sulla scena della letteratura di tutto il mondo. Allora l’arguzia e il sottile ragionamento del protagonista Guglielmo da Baskerville permisero al frate francescano in soli sette giorni di venire a capo delle morti di vari monaci, assassinii legati alla biblioteca dell’abbazia, vero e proprio labirinto. Un personaggio positivo a differenza di questo nuovo eroe nero di Eco, incarnazione della doppiezza sempre al centro di ogni grande complotto, autentica creatura del male.
Il 24 marzo del 1897 nel suo diario Simone scrive “Provo un certo imbarazzo nel pormi a scrivere, come se mettessi a nudo la mia anima…”. La redazione di un diario gli è stata consigliata da un giovane dottore ebreo che si chiama Froide… Per curare i disturbi della memoria che affliggono il nostro antieroe, il dottore consiglia a Simonini l’ipnosi e la cocaina ma egli oramai è una personalità schizoide, senza speranza che non prova un briciolo di rimorso per tutti i danni che ha combinato.
Nel volume appaiono tre diversi caratteri tipografici per tracciare le tre figure. Il protagonista, un bieco falsario che si aggira per l’Europa al servizio dei potenti e dei servizi segreti alimentando odio, paura e sete di vendetta, l’abate Dalla Piccola, una sorta di alter ego di Simonini e il Narratore che osserva la storia e commenta la sciagurata vita di Simonini. Per completare l’opera appaiono nel libro splendide incisioni “veri documenti” prese dai libri popolari ottocenteschi che appartengono alla collezione privata di Eco. Magnifico omaggio dell’autore al romanzo d’appendice, al feuilleton popolare genere letterario che andava in voga tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Simonini attraversa con perversa abilità tutto un secolo dalle vicende che hanno condotto all’Unità d’Italia con i suoi personaggi principali. Egli è stato capace di infiltrarsi nella spedizione garibaldina dei Mille, ha causato la morte di Ippolito Nievo. Non manca la storia di Francia con Luigi Filippo d’Orleans, la rivoluzione del ’48, Napoleone III, la guerra franco – prussiana, la Comune, la Seconda Repubblica per finire con l’affaire Dreyfus. Simonini falsifica il testo che manderà all’Isola del Diavolo il capitano Dreyfus. Molto bella è la descrizione della Parigi di Simonini, dove egli vive e si rifugia. È il ventre della città, il quartiere de La Maub con i suoi “vicoli maleodoranti” zona abitata da malviventi e prostitute e ricetto di “sordidi hotel”, nella quale in “questa ragnatela di straducole” Simone si aggira con un paio di baffi neri, barba finta e parrucca, perché la mistificazione è nel suo DNA.
L’Osservatore Romano tramite la recensione di Lucetta Scaraffia ha giudicato il romanzo ambiguo soprattutto nelle descrizioni “della perfidia degli ebrei”.
“Ho scritto un romanzo, e un romanzo, a differenza di un saggio, non porta a delle conclusioni, mette in scena le contraddizioni. Il lettore dovrebbe capire che niente era vero, era tutto dossieraggio, una costruzione dei servizi” ha risposto lo scrittore.
Oggi la definiremmo macchina del fango, quindi l’intera vicenda resta attuale e questo è uno dei tanti motivi del successo del libro giunto già alla sesta edizione, presto tradotto in quaranta paesi e disponibile in versione e-book. “… anche Simone Simonini, benché effetto di un collage, per cui gli sono state attribuite cose fatte in realtà da persone diverse, è in qualche modo esistito. Anzi, a dirla tutta, è ancora tra noi”. Il lettore è avvisato…
(1) I Protocolli dei Savi di Sion sono un falso documentale prodotto nei primi anni del XX secolo in Russia dalla polizia segreta zarista e pubblicato in forma di documento segreto attribuito a una cospirazione ebraica tendente a impadronirsi del dominio del mondo. Nonostante la natura di falso si sia rivelata subito, il London Times nel ’21 denunciò i Protocolli come un falso, il documento riscosse ampio credito in ambienti antisemiti e antisionisti. La fonte originaria dei Protocolli dei Savi di Sion è Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu (Dialoghi agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu), pamphlet del 1864 scritto dal satirista francese Maurice Joly, nel quale l’autore attacca le ambizioni politiche dell’imperatore Napoleone III. Joly si era ispirato al romanzo di Eugène Sue I misteri del popolo, nel quale il ruolo dei cospiratori era affidato ai Gesuiti. Nessuna delle due opere menziona gli ebrei. Nel 1868 Hermann Goedsche un antisemita tedesco, pubblica con lo pseudonimo di Sir John Retcliffe un’opera dal titolo Biarritz nella quale riporta i dialoghi di Joly. Nel capitolo del libro Il cimitero ebraico di Praga e il Consiglio dei rappresentanti delle Dodici Tribù di Israele, Goedsche immagina un’assemblea segreta di rabbini che si riuniscono ogni cento anni, con lo scopo di pianificare la cospirazione giudaica. Il capitolo di Goedsche si termina con i dialoghi tratti da Joly. Nel 1905 in Russia lo scrittore Sergej Nilus nel volume Il grandioso nell’infimo pubblica per la prima volta per intero I Protocolli che sono immediatamente tradotti in molte lingue. I Protocolli sono considerati la prima opera della moderna letteratura cospirativa. (Fonte Wikipedia e note finali contenute ne Il cimitero di Praga di Umberto Eco).
Umberto Eco è nato ad Alessandria il 5 gennaio del 1932. Filosofo, semiologo, saggista, scrittore, mass mediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con Il nome della rosa (Premio Strega 1981), seguito da Il pendolo di Focault (1988), L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000) e La misteriosa fiamma della regina Loana (2004). Tra le sue numerose opere di saggistica e non citiamo: Trattato di semiotica generale (1975), I limiti dell’interpretazione (1990), Kant e l’ornitorinco (1997), Dall’albero al labirinto (2007) e, con Jean – Claude Carrière, Non sperate di liberarvi dei libri (2009). Nel 2004 ha curato il volume illustrato Storia della Bellezza seguito nel 2007 da Storia della Bruttezza e nel 2009 da Vertigine della lista. E’ Presidente della Scuola Superiore di Studi umanistici presso l’Università di Bologna.
Autore: Umberto Eco
Titolo: Il cimitero di Praga
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 19,50 euro
Pagine: 528
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