Federico Ligotti, classe 1986, pubblica racconti sulle e-zine TerraNullius, BooksBrothers, Musicaos, Il Paradiso degli Orchi. Ha vinto l’edizione 2004/05, sezione giovani, del Premio Nazionale di Poesia “Mario Luzi”. “Kalimat Allah – Parola di Dio” è il suo primo romanzo o meglio graphic novel, uscito in questi giorni per Lupo editore. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per la nostra testata.
In “Kalimat Allah – Parola di Dio” un nome che rievoca sangue e macerie sovrasta l’intera vicenda. Parliamo di Gaza City. L’inferno in terra tra l’integralismo islamico dilagante e le bombe israeliane. Tu racconti una storia un po’ particolare, di una famiglia particolare, in terre dilaniate dall’odio e dal dolore. E lo fai con un chiaro intento di denuncia…
«Tramite la mia operazione di dissacrante (ri)attualizzazione della questione israelo-palestinese, ho inteso coniugare la dimensione dell’idealità civile della letteratura (e sappiamo quanto in un’epoca scarna di affetti e valori come la nostra la letteratura possa e debba recuperare la sua vocazione etico-civile) con l’attualità del contesto: il più aberrante, quello dei territori occupati della Striscia di Gaza, per l’appunto».
A Gaza City vive la famiglia di Kabul, specialista in neuroplastica formatosi in gioventù a Tel Aviv, che ha lasciato dopo il crollo delle speranze di pace per il suo popolo. Kamil, il protagonista, suo figlio maggiore, narra la rovina della sua casa ma anche l’inaudita violenza di un potere che fa della crudeltà lo strumento privilegiato.
In tutto il suo lavoro la voce di Kamil opera una trans/valutazione dei valori più sacri che sono alla base di tutti i principi religiosi. E lo fa partendo proprio dal Corano. Come mai?
“So di poter scatenare qualche polemica, ma è inutile negarlo: il Corano e il suo fin troppo abusato Verbo stanno causando una pericolosa mutazione genetica, o forse sarebbe meglio dire “noetica”, a livello intellettivo, fra le popolazioni di credo islamico. Voglio dire che si esacerbano i principi, le ossature delle varie sure (i capitoletti coranici): nel dialogo fra il protagonista Kamil e l’amico mutilato Abel Hadi rileggo in chiave laica e dissacrante proprio la sura delle donne, uno dei passi più violenti e retrivi dell’intero Testo Sacro”.
In un momento come questo di instabilità e tensioni in Medio-Oriente, in cui Obama tenta di arrivare alla soluzione di pace proprio nelle terre che lei descrive, non le sembra che un lavoro del genere possa essere frainteso?
“E’ il bello della letteratura: essere fraintesa per arrivare a smuovere le coscienze civili. Ma vorrei, a tal proposito, sottolineare che questo libro si scaglia contro tutti i facili estremismi di maniera, siano questi rintracciabili sul piano ideologico che, soprattutto, su quello teologico. La mia piccola frazione di azione civile, tramite “Parola di Dio”, sarebbe proprio quella di instillare una seppur minuscola goccia di laicità nel cuore dell’Islam. Ma so bene di giocare, o meglio di scrivere, sul piano delle utopie (ir)realizzabili”.
Islam per lei è sinonimo di …?
“Grande e fiorente cultura passata. Incredibile pozzo di potenziali innovazioni per l’avvenire, dato proprio il suo attuale carattere di estrema chiusura. In “Parola di Dio” il giovane protagonista Kamil è stretto fra due inferni: l’inferno interno del governo paramilitare e paraterrorista di Hamas, i “Segugi Latranti dalla Sciarpa Scritta e Verde” nel romanzo, l’inferno esterno dell’indebita operazione israeliana di accerchiamento, bombardamento e invasione. Bene, a questi inferni se ne aggiunga pure un terzo, di radice più problematica: l’inferno della parola religiosa quando viene condotta alle sue buie propaggini. Come, oggi, sta accadendo a Gaza. Come accade in Libia con Gheddafi e la sua politica di berbera disumanizzazione del clandestino. Come accade in Iran con Ahmadinejad, e in Afghanistan con i taliban. Dove manca il supporto etico-morale del vivere laico, mancano l’amore, l’aria, le idee”.
Federico Ligotti nasce, da zelante lavoratore, il primo maggio del 1986 a Roma. Il suo genetliaco ogni anno crea imbarazzo tra gli amici, costretti a scegliere tra le baldorie di Marina di San Nicola (graziosa frazione di Ladispoli) e quelle di piazza San Giovanni. Dal febbraio 2009 è giornalista pubblicista. Collabora con varie testate. Pubblica racconti sulle e-zine TerraNullius, BooksBrothers, Musicaos, Il Paradiso degli Orchi. Ha vinto l’edizione 2004/05, sezione giovani, del Premio Nazionale di Poesia “Mario Luzi”, condotto dallo scrittore Giuseppe Elio Ligotti. Sogna scudetti e improbabili finali Champions della Roma. Tra un sogno e l’altro, scrive: “Kalimat Allah – Parola di Dio” è il suo primo romanzo.
Autore: Federico Ligotti
Illustratore: Boris Colorblind
Titolo: Parola di Dio/Kalimat Allah
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Lupo
Euro: 16 euro
Pagine: 61