«Se bere un whisky è versarlo/ sull’arso terriccio della propria tomba/dove l’oscenità canticchia assassinata/dall’ombra d’un cane o dalla furia della ragione/trofei d’occhi inespugnati/come fregi di antiche stamperie/ si scioglieranno nell’alcool tra i sadici archivi/ di una notte tradita da strambi propositi./ Una finestra morrà./ Morrà sul Bosforo un ferro di cavallo.» Ecco Vittorio Bodini, con “Metamor” (Besa editrice, 2010, collana Bodoniana).
Vittorio Bodini, nasce a Bari nel 1914 e muore a Roma nel 1970. Ho letto molte cose di lui come traduttore e interprete italiano (sicuramente il migliore) di Federico García Lorca, Miguel de Cervantes, Rafael Alberti, e Francisco de Quevedo. Ho divorato la sua traduzione delle opere dei poeti surrealisti spagnoli in “I poeti surrealisti spagnoli” edito dall’immensa Einaudi nel 1957. Di nascita è stato sicuramente salentino, ma la sua vera patria è stata la Spagna. Oggi è tra i maggiori poeti dimenticati del secolo scorso. Di Bodini si può dire che sia stato una fucina umana di sperimentazione poetica, un elegante traduttore della letteratura spagnola, un pungente critico letterario, un illuminato mediatore culturale.
Negli anni Cinquanta aveva pubblicato le sue raccolte poetiche con Mondadori e Scheiwiller, era una figura a tutto tondo di intellettuale e scrittore, ma che è stato ingiustamente dimenticato dopo la morte. I motivi fondamentali sono effettivamente tre: troppo eccentrico e inquieto rispetto al pensiero dominante delle correnti poetiche del Novecento; troppo esuberante nella perfezione della traduzione e interpretazione della letteratura e cultura ispanica da gettare nell’ombra la sua produzione letteraria; troppo “fuori le righe” tanto da fargli attribuire il timbro di “poeta di colore” dalla critica più austera. Bodini è stato escluso dall’antologia “Poesia italiana del Novecento” curata da Edoardo Sanguineti (1969), e da altri mosaici antologici come quelli curati da Pier Vincenzo Mengaldo, Cucchi-Giovanardi e Segre-Ossola.
Parlare di Vittorio Bodini è lavoro complesso, nel senso che occorre ricucire tutta una serie di testi e contesti che lo legano al suo rapporto problematico con il Sud in un primo momento con una sorta di rifiuto. Dopo la formante esperienza spagnola di profonda comprensione. Parlare di Vittorio Bodini è a tutt’oggi arduo, vuoi anche per l’impossibilità di ritagliargli una definizione di poetica per la sua creazionalità. I riflessi nei suoi versi sono infiniti: si va da Montale, Lorca sino all’esperienza del futurismo marinettiano. Sicuramente avanguardista. Forse tutto e il contrario di tutto. Oggi grazie al lavoro splendido dell’editore Besa di Nardò (Lecce), esiste una collana diretta dal prof Lucio Antonio Giannone che sta recuperando attraverso un forte lavoro editoriale e critico, il ritmo, il respiro della poesia di Bodini. Splendidi ad esempio “Barocco del Sud”, una raccolta di racconti e prose; “La luna dei Borboni” (1952), a cura di Antonio Mangione; il “Carteggio tra Vittorio Bodini e Luciano Erba,” a cura di Maria Ginevra Barone. L’ultima fatica di Besa per questa collana, che secondo quanto è stato affermato in più di qualche occasione dall’editore e dal curatore, non finirà di regalare delle sorprese, è l’interessante “Metamor” (1967) a cura di Antonio Mangione.
Si tratta di un libello poetico edito quando l’autore era ancora in vita, dove viene accentuata la forza dei versi attraverso un’incredibile scrittura automatica, che rende dirompente il surrealismo della sua poesia. Indagine sulla realtà e i tracciati e gli oggetti che la compongono, la cui origine destinale si divide tra “metamorfosi, meta-amore e metà-morto”. Prima di morire (1969), diceva di Metamor: “un libro traumatico, sostanzialmente e disperatamente teso a denunziare il totale smarrimento del reale o la sua ricerca senza fede“.
I colori, gli odori, le tradizioni di un Sud ancestrale e magico si rincorrono nei versi di un grande poeta come Vittorio Bodini. Gli amanti della grande poesia non potranno che apprezzare un lavoro forte e indimenticabile come questo. «I bagnini/ i muratori/ i meridionali emigrati al Nord/ propagano il testamento di un’aurora perduta/fra le rampe d’un coito che s’affaccia sul nulla.»
Vittorio Bodini (Bari 1914 – Roma 1970), oltre che poeta tra i più originali e significativi del Novecento, è stato anche narratore, critico, operatore culturale. È considerato inoltre uno tra i maggiori interpreti e traduttori italiani della letteratura spagnola.
Autore: Vittorio Bodini
Titolo: Metamor
Editore: Besa
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 12 euro
Pagine: 52
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