In “Dopo gli Imperi” (Mondadori 2009), Giuliano Garavini ci offre una nuova ed originale prospettiva interpretativa delle dinamiche europee: quella dello scontro fra il Nord e il Sud del mondo. In che misura, il tentativo del Terzo mondo di organizzarsi e di far sentire la propria voce ha influenzato, provocandone rallentamenti o al contrario stimolandolo, il processo di integrazione europea?
Guerra Fredda, Decolonizzazione e Integrazione europea sono senza dubbio i tre grandi temi indagati da quella ricerca storica concentratasi sul quarantennio compreso fra la fine del secondo conflitto mondiale e il crollo del sistema sovietico. Sicuramente Giuliano Garavini nel saggio “Dopo gli Imperi” si concentra sul processo di edificazione europea ma lo pone tuttavia in maniera innovativa, in strettissima interrelazione con il contrasto esistente e che va delineandosi sempre più fra i Paesi dell’occidente industrializzato e i Paesi del Sud del mondo. Ossia lo scontro con quei Paesi che, a seguito del processo di decolonizzazione, vanno alla ricerca attiva di una propria collocazione unitaria al fine di porsi come nuovi attori delle relazioni internazionali dominate dalle necessità scaturenti dallo scontro bipolare. L’Autore in particolare, respingendo l’ipotesi che la costruzione europea, pur nell’alternarsi di fasi di stallo e di ripresa, si sia svolta in maniera coerente e lineare individua al contrario dei cambiamenti radicali nei caratteri fondanti l’integrazione europea, tanto da poter parlare, come afferma il Prof. Antonio Varsori nella prefazione al volume, di “integrazioni europee”.
Tesi del saggio è che “la battaglia comune dei paesi in via di sviluppo per affermare il proprio ruolo nell’economia internazionale, il parziale successo ottenuto, e poi la rottura del fronte unitario di questi Paesi in coincidenza con la seconda crisi petrolifera del 1979, furono eventi con profonde ricadute sulla natura stessa dell’integrazione europea. Questa si trasformò da occasione di rilancio degli Stati nazionali, sotto la sfera protettiva degli Stati Uniti, a progetto che, preso atto del declino della storia nazionale, cercava la formula adatta a competere in uno scenario caratterizzato dalla sfida commerciale e tecnologica, dalla lotta per i mercati, dall’instabilità generata dagli isterici movimenti del capitale finanziario internazionale”
L’Autore analizza così le principali tappe di costruzione dell’Europa proprio attraverso l’angolo visuale dello scontro fra Paesi industrializzati-Paesi in via di sviluppo e, individuando una fondamentale cesura nelle relazioni internazionali fra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, ci spiega in tal modo il passaggio da un primo ad un secondo modello di integrazione europea: a dimostrazione di ciò nel saggio trova ampia trattazione l’analisi del profondo mutamento politico, sociale e culturale generato dal Sessantotto. “In quest’ottica il Terzo mondo non viene rappresentato solo come un insieme di regioni disperate ed affamate, di capi di popolo in attesa di salvezza dai leader del mondo industrializzato e dalle sue organizzazioni caritatevoli” ma al contrario l’accento è posto sulla forza strategica di alleanze fra nazioni del Sud del globo, di leader carismatici a guida di alcuni paesi in via di sviluppo e di un attivismo spesso offuscato dall’accento posto la maggior parte delle volte invece sulle dinamiche dei grandi attori della Guerra Fredda. Questa primaria importanza del loro ruolo è invece sottolineata dall’Autore attraverso l’analisi delle varie conferenze UNCTAD così come dalle dinamiche strategiche di alleanze quali ad esempio il Movimento dei Non Allineati.
In sostanza “il primo lungo decennio dell’integrazione europea, dalla nascita della CEE fino al vertice dell’Aja del 1969, era stato segnato dalla pervicace prevalenza, pur temperata dall’atlantismo, degli interessi nazionali dei Sei. Il secondo lungo decennio dell’integrazione, fino agli anni Ottanta, è stato pervaso dalla ricerca di un’identità europea e di elementi di solidarietà sufficienti a rispondere alle sfide del mondo giovanile e del lavoro e alle pressioni per un Nuovo ordine economico internazionale provenienti dai Paesi in via di sviluppo. L’integrazione del Mercato Unico avrebbe invece rafforzato gli elementi tendenti a liberare le energie imprenditoriali interne, a rendere i membri della Comunità Europea competitivi e sufficientemente coesi da vincere nella nuova economia globalizzata. Così, nel corso di trenta burrascosi anni, è mutato il senso dell’integrazione europea e è stato lanciato un nuovo modello di integrazione in grado, nell’immediato, di esercitare uno straordinario potere magnetico sui Paesi europei usciti dal comunismo dopo il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione del sistema sovietico”
Giuliano Garavini (Roma, 1976) dopo un Master presso il Collegio d’Europa di Bruges, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia delle relazioni internazionali presso l’Università “Cesare Alfieri” di Firenze. Ha pubblicato, in riviste scientifiche, italiane ed internazionali, articoli su tematiche legate all’integrazione europea e all’economia internazionale negli anni Sessanta e Settanta. Le sue ricerche sono state finanziate con fondi dell’Università di Padova, dell’Università San Pio V, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, della Gerald Ford Foundation. Attualmente è docente di Storia del mondo contemporaneo presso l’Università della Calabria. Collabora, su argomenti legati all’attualità italiana ed europea, con quotidiani e riviste. E’ Segretario editoriale di “Etica ed Economia”.
Autore Giuliano Garavini
Titolo: Dopo gli Imperi. L’integrazione europea nello scontro Nord-Sud
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 26 euro
Pagine: 359
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