“Il primo attore ad avere casa a Castiglioncello fu Sergio Tofano… Panelli si costruì casa quando sposò Bice Valori. Seguì Marcello Mastroianni che aveva sposato Flora Clarabella… Alberto Sordi comprò la bella villa di Memmi Corcos… A Castiglioncello per alcuni anni ci fu un gran passaggio di attori”. È una marea di ricordi Suso Cecchi D’Amico nelle Storie di cinema (e d’altro) raccontate a Margherita D’Amico (Garzanti 1996), scomparsa a Roma il 31 luglio scorso dopo una lunga malattia.
Nel saggio la grande sceneggiatrice dagli anni Trenta fino al 1996 rievocava la sua vita, la sua famiglia, il suo lavoro dialogando con l’amata nipote Margherita che la sollecitava ponendole una serie di domande. “Non ho mai conosciuto con precisione l’età della nonna, poiché quando, da bambina, la interrogavo in proposito, non ricordavo di aver mai ottenuto una risposta precisa, se non che quel tipo di domanda non era da rivolgersi a una signora”.
Suso Cecchi D’Amico pseudonimo di Susanna Giovanna Cecchi sceneggiatrice di alcuni dei più celebri film italiani, era nata a Roma il 21 luglio del 1914 dal critico letterario e storico d’arte Emilio Cecchi e da Leonetta Pieraccini. Terminato il liceo francese Chateaubriand “babbo fece una cosa che a quei tempi non si usava: ci mandò all’estero”. Nel 1933 in pieno ventennio fascista Suso decise di lavorare “Babbo e Mamma mi dissero di fare un po’ come mi pareva…”. Grazie all’aiuto di Giuseppe Bottai “un ministro fascista che si occupava della cultura” la giovane fu assunta al Ministero delle Corporazioni dove lavorò per quasi sette anni come segretaria personale di Eugenio Anzilotti, direttore generale del Commercio Estero. Qui incontrò un giovane Enrico Cuccia “persona di grande talento”. Nel ’38 sposò il musicologo Fedele D’Amico, figlio del critico teatrale Silvio. Dall’unione nasceranno tre figli Masolino, anglista e fine traduttore, Silvia produttrice e Caterina. “La verità è che il fatto che io lavorassi non rientrava nella mentalità borghese dei D’Amico”. Da sola o a quattro mani insieme al padre Emilio, Suso eseguì molte traduzioni dal francese e dall’inglese “Giuda l’oscuro, il romanzo in due volumi di Thomas Hardy che ricordo come una faticaccia… Insieme al Babbo tradussi Shakespeare…”. Dopo la fine della II Guerra Mondiale Suso scrisse la sua prima sceneggiatura Avatar storia romantica ispirata a un racconto di Gautier, ma il progetto cinematografico non andò in porto. “Castellani ed io incominciammo a lavorare a una storiellina tratta da un soggetto di De Benedetti Mio figlio professore… Il film si realizzò e sempre per Aldo Fabrizi, molto popolare allora grazie al varietà, passai a lavorare a un soggetto che questa volta avevo scritto io, Vivere in pace”. Era il 1947 e con questo film sceneggiato con Piero Tellini, Luigi Zampa e Aldo Fabrizi, Suso vinse il suo primo Nastro d’Argento come miglior soggetto. Da quel momento la Première Dame del cinema italiano avrebbe firmato le sue più belle sceneggiature, contribuendo a creare insieme a eccelsi registi e sublimi attori una stagione cinematografica singolare che avrebbe portato le nostre pellicole in giro per il mondo. Nacque così il mito della grande cinema neorealista del dopoguerra.
“La sceneggiatura è un lavoro di pazienza… Le riunioni si svolgono di solito sempre nello stesso ambiente… Ho fatto anche delle sceneggiature da sola… ma il ricordo di quei lavori non mi è caro come quello delle lunghe sedute con i colleghi…”
“Per i Soliti ignoti facevamo il doppio turno, mattina e pomeriggio… che finivano spesso con una lite fra Age e Scarpelli. Monicelli è stato sceneggiatore, sa raccontare…”. L’amicizia con Anna Magnani “Nannarella aveva un carattere impossibile, passionale, estremo”, i suoi primi compagni di lavoro come Ennio Flaiano con il quale collaborò alla sceneggiatura di Vacanze romane (1953) di William Wyler e Alberto Moravia. Gli incontri con attrici famose “Bella, eccessiva, decorativa, la Loren era anche brava, dato che, come diceva a ragione De Sica, i bambini e il napoletano bucano lo schermo”. Nel luminoso salotto di Via Paisiello affacciato su Villa Borghese nel quale tante volte si era seduta, Silvana Mangano “Mamma Suso” la chiamava affettuosamente l’attrice, quanti personaggi del cinema divenuti nel corso degli anni suoi amici personali sono passati! Ancora è visibile il divano ricamato a piccolo punto “realizzato con pazienza certosina dalle mani di Silvana Mangano”. La sceneggiatrice racconta senza pause il romanzo di una vita la sua, assolutamente indimenticabile. Scorrendo la biografia della Cecchi D’Amico scopriamo e ricordiamo i tanti film da lei sceneggiati come nel ’48 Ladri di biciclette (sua l’idea del furto della bicicletta) scritto con Cesare Zavattini “persona fuori dal comune”e a Vittorio De Sica. I film di Mario Monicelli tra i tanti ricordiamo Speriamo che sia femmina (1986) “come me, è nato a Roma per caso, e ciò esaspera la nostra rivendicazione alla toscanità” per non parlare dei film capolavoro di Luchino Visconti “molto affascinante, una presenza enorme” al quale la legava un sentimento di amicizia, che sono passati attraverso le sue abili dita. Con il regista milanese ha condiviso il sogno incompiuto di realizzare il film da La Recherche di Proust.
Suso Cecchi D’Amico ha lavorato inoltre con Michelangelo Antonioni nei film I vinti (1952), La signora senza camelie (1953), Le amiche (1955). Con Francesco Rosi ne La sfida (1958), I magliari (1959), Salvatore Giuliano (1962); con Franco Zeffirelli La bisbetica domata (1966), Fratello Sole, Sorella Luna (1972), Gesù di Nazareth (1977). Nel film Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova (1969) e ne Le avventure di Pinocchio (1972) di Luigi Comencini. Più di cento film scritti in sessant’anni di attività. Nel 1994 a coronamento di una carriera alla quale seppe portare la sua raffinata cultura respirata fin da piccola in famiglia nella casa di corso d’Italia, Suso Cecchi D’Amico ricevette il Leone d’oro alla carriera. Con lei il cinema si nobilitò e diventò Arte.
La storia privata di una grande famiglia di artisti, letterati e intellettuali che comprendeva oltre ai Cecchi e ai D’Amico anche Croce e Pirandello, s’intreccia con i cambiamenti e gli avvenimenti del nostro Paese. “Quello dell’albero genealogico della nostra famiglia è un gioco che propose e che divertì Paolo Grassi, che insieme a Giorgio Strelher fu il geniale creatore del Piccolo Teatro di Milano”. Di questo hanno scritto Tullio Kezich e Alessandra Levantesi nel romanzo Una dinastia italiana. L’arcipelago Cecchi D’Amico tra cultura, politica e società (Garzanti 2010). Una saga italiana vista attraverso il ricordo di due figure culturali di peso quali Emilio Cecchi, firma della terza pagina de Il Corriere della Sera e di Silvio D’Amico tra le tante sue iniziative ideatore e direttore della Enciclopedia dello Spettacolo oltre che fondatore nel ’36 dell’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma, a lui intitolata dopo la sua morte.
Desideriamo ricordare anche l’impegno della sceneggiatrice in favore di Villa Borghese, la sua voce spesa contro il degrado della villa nella quale amava passeggiare insieme al suo cane “Amo Villa Borghese per il verde e per la bellezza. Amo molto la bellezza della Galleria Borghese, sia architettonicamente, sia per i suoi contenuti”.
Suso Cecchi D’Amico si è spenta a Roma il 31 luglio scorso a una veneranda età, 96 anni, testimone elegante, ironica e privilegiata di un secolo. Il Presidente Napolitano l’ha ricordata come “una grande protagonista delle stagioni più alte del cinema italiano” citando la sua cultura e finezza umana.
Dal diario di Margherita D’Amico Castiglioncello 1 gennaio: “La casa è vuota: c’è il sole e sono andati quasi tutti al mare. In realtà ci sarebbero andati, anche se il tempo fosse stato brutto, a prendere il vento e gli spruzzi delle onde, o a non fare niente, se il cielo fosse stato velato”.
Margherita D’Amico scrittrice e pubblicista è nata l’11 dicembre 1967 a Roma. Ha pubblicato romanzi, racconti, saggi e reportage. Scrive anche per il cinema e per il teatro. Si occupa di temi umanitari e soprattutto di cause ambientaliste e animaliste. Ha fondato la ONLUS La vita degli altri e il progetto Il Respiro www.ilrespiro.eu
Tullio Kezich, è nato a Trieste il 17 settembre del 1928 ed è morto a Roma il 17 agosto 2009. Critico cinematografico su Panorama, La Repubblica e Il Corriere della Sera, produttore, drammaturgo, scrittore, è stato uno dei protagonisti della cultura italiana contemporanea. Ha pubblicato decine di libri, fra cui la fondamentale biografia Federico. Fellini, la vita e i film tradotta in più lingue. All’opera del maestro riminese ha dedicato anche il diario di lavorazione Noi che abbiamo fatto La dolce vita e Federico. Fellini. Il libro dei film. Con Alessandra Levantesi – critico cinematografico su La Stampa distributrice di film d’autore e organizzatrice di festival – ha firmato diversi adattamenti teatrali e la biografia di Dino De Laurentiis Dino De Laurentiis, la vita e i film.
Autore: Suso Cecchi D’Amico
Titolo: Storie di cinema (e d’altro) raccontate a Margherita D’Amico
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 1996
Prezzo: £ 28.00
Pagine: 236
———-
Autore: Tullio Kezich e Alessandra Levantesi
Titolo: Una dinastia italiana. L’arcipelago Cecchi D’Amico tra cultura, politica e società
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 25 euro
Pagine: 624
2 thoughts on “L’estate a Castiglioncello. I ricordi di Suso Cecchi D’Amico”
Comments are closed.