L’incipit di “Cristo si è fermato a Eboli” (GTE Newton Compton, 2010) di Carlo Levi è “Sono arrivato a Gagliano un pomeriggio di agosto, portato in una piccola automobile sgangherata”. Romanzo autobiografico nel quale l’autore rievocò la propria esperienza di confinato politico in Basilicata, precisamente nei paesini di Grassano e di Aliano (nel volume Gagliano riferendosi alla pronuncia locale) negli anni ’35/36 in piena dittatura fascista.
L’autore aveva appena dato l’addio a Grassano “bianco in cima a un alto colle desolato, come una piccola Gerusalemme”. Levi era giunto a Gagliano “con le mani impedite, accompagnato da due robusti rappresentanti della legge”. A una prima occhiata superficiale il luogo non piacque allo scrittore a cominciare dal paese “un piccolo insieme di casette sparse, bianche, con una certa pretesa nella loro miseria”. Consegnato al segretario comunale, presentato al potestà e al brigadiere, il protagonista si avviò verso il suo alloggio: la casa di una vedova che affittava una camera ai viandanti di passaggio. Iniziava così la sua permanenza in una terra apparentemente ostile, sconosciuta, quasi ai confini del mondo “hic sunt leones” la quale invece insieme alla sua gente di poche parole ben presto avrebbe fatto breccia nel cuore e nell’anima di Carlo Levi.
Cristo si è fermato a Eboli fu scritto dall’autore tra il dicembre ’43 e il luglio ’44 mentre Levi si trovava a Firenze in clandestinità per sfuggire alle retate nazifasciste. Il romanzo pubblicato da Einaudi nel 1945 contiene un’aperta denuncia politica e sociale delle condizioni di vita delle popolazioni contadine meridionali dimenticate dalle Istituzioni, dall’Italia fascista. La fanno da padrone miseria, arretratezza, diffidenza verso lo straniero, solitudine. Gagliano, Grassano, la Lucania apparve agli occhi dei lettori come una terra dimenticata, remota, sconosciuta. “Noi non siamo cristiani, Cristo si è fermato a Eboli”. Nel paesino campano di Eboli si fermavano la ferrovia e la strada e iniziava la terra desolata, brulla, arida di pioggia della Basilicata.
È per questo motivo che Levi fa dire ai protagonisti della storia che loro contadini, gente di paese vivono fuori dalla civiltà, sono bestie da soma che devono subire il mondo dei cristiani, che “sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto”. Lo scrittore/pittore scrisse nel romanzo che è anche un reportage che non solo il treno è lontano da qui ma soprattutto la speranza non è mai arrivata, come “la ragione e la Storia”. È la famosa “questione meridionale” mai risolta nel nostro paese, dove il sud e il nord d’Italia sono divisi non solo geograficamente ma storicamente. Nel libro ci sono anche misteriosi personaggi i briganti i quali non si vedono, ma la loro presenza è palpabile.
Il romanzo è soprattutto la storia dell’incontro tra un intellettuale, un europeista ante litteram proveniente dal Piemonte dalla mentalità lucida e razionale e i contadini locali. Gente semplice legata a riti arcaici, magici e pagani, che si sentono da sempre “conquistati” e che sono diffidenti nei confronti del “conquistatore Carlo”. Il legame si farà via via più stretto grazie anche al desiderio di Levi di capire, di solidarizzare con il paese e con i suoi abitanti. “... a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte”. Le descrizioni dei personaggi assomigliano a dei quadri: il potestà Magalotti “giovanotto alto, grosso e grasso, con un ciuffo di capelli unti che gli piovono in disordine sulla fronte… ”, i “due medicaciucci “ Gibilisco e Milillo “guance cascanti e gli occhi lacrimosi e bonari di un vecchio cane da caccia”, Donna Caterina Magalone Cuscianna “… piccola e grassoccia. Gli occhi aveva nerissimi come i capelli”.
Cristo si è fermato a Eboli ebbe subito un grande successo conseguendo fama in tutto il mondo. Nel 1979 Francesco Rosi diresse l’omonimo film interpretato da Gian Maria Volontè, Irene Papas, Alan Cuny, Lea Massari e Paolo Bonacelli. La terra lucana di confine e l’antica civiltà contadina fu affidata alla fotografia del Premio Oscar Pasqualino De Santis. Secondo le sue ultime volontà Carlo Levi riposa nel cimitero di Aliano, lo stesso nel quale durante il periodo del confino si vedeva dipingere in compagnia del cavalletto e dei colori. “Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla”.
Carlo Levi nacque il 29 Novembre del 1902 a Torino da un’agiata famiglia borghese di origine ebraica e di tradizione socialista. Fin da giovanissimo si dedicò alla pittura per non abbandonarla mai per tutta la sua vita. Nel 1923 si laureò in Medicina senza esercitare la professione preferendo la pittura e il giornalismo. In quel periodo l’ambiente multiculturale che frequentava annoverava Cesare Pavese, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi e la Scuola del pittore Felice Casorati. Nel 1931 aderì al movimento antifascista Giustizia e Libertà fondato nel 1929 da Carlo Rosselli a Parigi. Con Nello Rosselli diresse il giornale clandestino Lotta politica. In seguito a ciò nel 1935 il regime fascista lo condannò al confino ad Aliano in Lucania per circa un anno. È proprio da questo suo soggiorno che nacque Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato da Einaudi nel 1945. In seguito si trasferì a Parigi dove continuò la sua attività politica. Durante la guerra tornò clandestinamente in Italia per partecipare attivamente alla Resistenza. Finita la guerra lavorò come condirettore del quotidiano fiorentino La nazione del popolo, in seguito nella capitale come direttore del quotidiano L’Italia Libera. Inoltre collaborò per vari anni con il quotidiano La Stampa. Parallelamente alla scrittura Levi continuò a dipingere aderendo nel 1954 al gruppo neorealista e partecipando alla Biennale di Venezia. Tra le sue opere citiamo L’orologio (1950), Le parole sono pietre (1955) Premio Viareggio, Il futuro ha un cuore antico (1956) e Tutto il miele è finito (1964). Nel 1963 e nel 1966 fu eletto Senatore come indipendente nelle liste del PCI. Morì il 4 gennaio 1975.
Autore: Carlo Levi
Titolo: Cristo si è fermato a Eboli
Editore: GTE Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 7 euro
Pagine: 320
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