Ne “La grande strategia dell’impero bizantino” (Rizzoli, 2009) Edward n. Luttwak ripercorre le alterne vicende militari del millenario impero. Il filo conduttore dell’intero testo è l’analisi dell’innovativa politica strategica, tattica e diplomatica che si sviluppo in ambito bizantino. Prima di tutto è necessario segnalare come quest’opera – indipendentemente dal giudizio che se ne può dare – sia destinata ad un pubblico non di neofiti.
Infatti la serietà, l’approfondimento e la precisione dei rimandi storici richiede almeno una discreta conoscenza di base degli eventi narrati. Il testo di Luttwak si presenta diviso in tre “corpi” principali che ripercorrono la nascita e lo sviluppo dell’ originalissima strategia dell’Impero Romano d’Oriente, un impero che riuscì a sopravvivere per quasi un millennio alla sua controparte Occidentale. Se nella prima parte del testo vengono analizzati gli adattamenti strategico/tattici subiti dalle armate romane, la seconda sezione è dedicata alla famosa diplomazia bizantina; mentre la terza parte si concentra sull’arte bizantina della guerra.
La tesi fondamentale di Luttwak è che l’Impero Bizantino si trovò per secoli ad essere crocevia di diverse culture e in contrapposizione costante con potenti nemici; questa situazione portò gradualmente alla nascita di una nuova visione strategico/tattica. Da una parte le continue difficoltà militari (sia nel reperimento che nell’addestramento di nuove reclute) portarono ad una idea del nemico utilitaristica e pragmatica: l’avversario non veniva più considerato come qualcosa unicamente da combattere per annientare, anzi, in maniera molto più duttile, la strategia bizantina aveva appreso che è meglio controllare il nemico piuttosto che annientarlo, in quanto il tuo nemico mortale di oggi può divenire il tuo alleato fondamentale di domani.
D’altra parte avvenne l’elaborazione di una strategia che solo in parte prevedeva l’uso dell’esercito e faceva affidamento soprattutto sulla diplomazia e l’uso tattico della forza: infatti si imponeva ai generali di evitare per quanto possibile le grandi battaglie campali, mentre era sempre consigliato di fomentare i contrasti tra le file nemiche o di tendere imboscate.
In conclusione si può affermare che si tratta di un testo serio ed approfondito, sebbene emergano alcune imprecisioni ed un’eccessiva contemporaneizzazione degli eventi narrati; da segnalare è, infatti, la recensione di Ronchey Silvia che arriva a intendere l’impero di Bisanzio descritto da Luttwak: come la controfigura ideale, nel modello irraggiunto degli USA, così da spiegare da un lato il fallimento della recente strategia di quest’ultima e predire dall’altro la sua continuazione quale massimo impero mondiale. Personalmente, devo ammettere che se si rilegge il testo alla luce delle critiche mosse dalla Ronchey, esso assume un’ aura in qualche modo attualizzante, obbligandoci a riflettere sui consigli – talvolta nemmeno troppo velati – rivolti all’amministrazione americana e di conseguenza sul reale valore storico dell’opera di Luttwak.
E. N. Luttwak è un noto consulente militare e strategico di agenzie governative americane, inoltre è già noto nell’ambiente accademico per la sua attività di pubblicistica su argomenti storici, politici e militari. Da ricordare la sua più famosa pubblicazione e antecedente del presente libro “La grande strategia dell’Impero Romano” del 1981.
Autore: Edward n. Luttwak
Titolo: La grande strategia dell’impero bizantino
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 25 euro
Pagine: 525
* Diritti dell’articolo di Alessio Calabrò
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