La SIPI (Società Italiana di Psicoterapia Integrata) e’ una associazione scientifico-culturale che non ha fini di lucro. Fondata nel 1984 ha come scopo quello di dotare l’individuo di una serie di strutture e servizi in grado di promuovere il suo sviluppo psicosociale, attraverso una integrazione multidisciplinare di tecniche e metodologie.
«Era lei, la sera di sabato, a rendere candide le case povere del quartiere, dove spesso il soggiorno serviva come spaccio. Sulle finestre, dopo la lavatura, si rifletteva dopo, lo splendore del mondo e i familiari non osavano calpestare il pavimento se non a piedi scalzi».
Oltre a le ricerche nel campo della psicologia applicata alla scuola, alla salute e alla famiglia, la Sipi si è dotata di una vera e propria casa editrice che oltre alle pubblicazioni scientifiche, realizza singolari pubblicazioni come “I racconti di Minima” ovvero la collana diretta da Adelia Battista. Ora la collana ha una mission generica (sensibilizzare ed informare su tematiche, nel campo della salute mentale e del benessere psicosociale), dove si sostiene che si tratta di volumetti di 30/50 pagine, alla portata di “tutti” in ogni senso, dalla praticità della confezione editoriale al costo che varia da uno a tre euro e cinquanta centesimi. In realtà vi sono pregevoli pubblicazioni di narrativa come “Schegge di Luce” di Dvora Baron (1887-1959) a cura di Sarah Kaminski e con la traduzione di M. Teresa Milano.
Non conoscevo sino ad oggi la Baron. Dell’autrice si sa che era figlia di un rabbino, che era nata in un desolato paese ai confini della Lituania, che si rese disponibile alla scrittura e al suo furore già da giovanissima, che era una fan sfegatata di Hamsun, Flaubert, e che tutto ciò che era minimal la intrigava, soprattutto perché in questo modo il senso della sua scrittura le permetteva di descrivere con lucidità, le lacerazioni del suo tempo, ma sopra ogni cosa, le permetteva di scandagliare sino ad abissi inauditi l’animo di donne costrette a subire mutilazioni esistenziali, morali e psicologiche dai maschi dell’epoca.
I racconti “Schegge di luce” e “Fradel” riportati in questo piccolo volume fanno parte della raccolta “Shavririm” pubblicata a Tel Aviv nel 1949. La protagonista di “Schegge di Luce” che si chiama Haya Fruma, il racconto che più mi ha sbalordito per potenza di scrittura e robustezza narrativa, ha soli cinque anni quando viene affidata alle donne del suo villaggio perché rimasta orfana dei genitori. Come nella migliore tradizione degli eroi tragici, anche questa fanciulla, riuscirà dopo una serie di spiacevoli e sconfortanti traversie a capovolgere il destino avverso, e giungere finalmente ad un riscatto totale che la porterà lontana dalla deriva di una vita fatta di umiliazioni e rinunce. Dvora Baron è in grado attraverso le vicende che racconta di proporre ai lettori che avranno il piacere di amarla (perché è impossibile non innamorarsene anche se occorre una lettura attenta e ponderata) un immagine fedele dello shtetl ebraico in Lituania, con uno stile raffinato e classico che assorbe tutti i colori, gli odori e tutte le nuances socio/antropico/economiche che vanno dall’impero asburgico di Bruno Schulz fino alle distese russe di Isaac Babel e alla Polonia di I. Bashevis Singer.
Libro intenso come un dipinto di Chagall, che parla di un mondo così lontano che se non ci fosse stata Dvora Baron sarebbe stato impossibile immaginarlo. I fan di Flaubert, Cechov, o Mendele Moicher Sfoirim, rimarranno folgorati dalla scrittura di un libro che entra da subito nel cuore dei suoi lettori.
«Ma non appena concludeva le mansioni assegnatele veniva pagata; allora abbassava l’orlo del vestito e se ne andava con la sua cesta.»
Dvorah Baron (1887-1956) è nata in Bielorussia da una famiglia di rabbini , ed è emigrata nel pre-stato di Israele nel 1910. Dvorah Baron ha cominciato a scrivere in giovane età: i suoi primi racconti sono stati pubblicati nel 1902. In seguito, ha curato la sezione letteraria del Hapoel Hatzair, un settimanale pubblicato da suo marito, e ha continuato a lavorare come redattore fino alla sua morte nel 1937. Fluente in diverse lingue, Dvorah Baron ha anche tradotto le opere di Flaubert, Cechov e Jack London, così come molti altri, in ebraico.
Autore: Dvora Baron
Titolo: Schegge di Luce
Editore: Sipintegrazioni editrice
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 3,50 euro
Pagine: 80