“L’acchiapparatti” (Baldini Castoldi & Dalai, 2010) di Francesco Barbi è forse il miglior fantasy italiano uscito negli ultimi anni. Non sono un grande estimatore del genere ma non credo che il nostro paese abbia una grande tradizione da questo punto di vista; nonostante questo la lettura di quest’opera appare come un qualcosa che non spunta per caso, il risultato attento di una elaborazione specifica che non è soltanto una operazione editoriale.
Lo stile dell’autore appare fluido e, soprattutto, maturo. L’incipit, forse un po’ lento, permette un avvicinamento graduale alla materia; scelta che dimostra una consapevolezza nella propria scrittura, una maestria e una tecnica da narratore sicuramente non alle prime armi. Il dosaggio di elementi “fissi” e innovativi apre prospettive sempre nuove che permettono al lettore, anche non esperto, di trovare continui appigli (il rischio di perdersi è sempre forte) nonostante vengano lasciate molte strade aperte.
Per questo non riesco ad immaginare che Francesco Barbi sia alla sua opera prima. Sono sicuro, difatti, che dietro ci sia una continua e costante revisione – non intendo soltanto quella che ha portato il libro ad essere prima edito dalla piccola casa editrice Campanilia poi ripubblicato quest’anno dalla BC&D) – frutto di mesi e mesi di lavoro di “fino”.
La trama, al tempo stesso elastica e lineare, crea un tessuto molto vasto su cui molteplici fili si legano e si snodano tra loro. Ci troviamo nel medioevo. Il gobbo Ghescik, aspirante mago e librofilo, entra in possesso volume che appare come un enigmatico formulario di un negromante. In suo aiuto arriva, appunto, lo “acchiapparatti”. Emarginato, isolato ma intelligentissimo. Cose dette e non dette. Un mostro che semina morte. Un incantesimo. Un viaggio da affrontare insieme a personaggi più o meno strambi.
L’autore va avanti spedito senza sbagliare un colpo, districa ogni matassa da lui stesso creata (che siano i personaggi al limite della follia o avvenimenti surreali poco importa) e incalza senza futili ghirigori. Gli elementi del fantasy affiorano qua e la, sfiorando il gotico, la mitologia, il noir. C’è orrore, paura, amore, tenerezza, simpatia. Insomma, un interessantissimo gioco di forze che sa essere spassoso nella sua originalità, senza mai essere banale.
Francesco Barbi è nato a Pisa nel 1975. Laureato in Scienze Fisiche, è insegnante di matematica e fisica nelle scuole superiori. Da sempre inventore e costruttore di storie, scrive per dar voce ai suoi personaggi interni, imbrigliare e condividere le sue «visioni».
Autore: Francesco Barbi
Titolo: L’acchiapparatti
Editore: Baldini Castoldi & Dalai
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 18,50 euro
Pagine: 480
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