«La prima volta che vidi un quadro di Bacon dal vivo fu a Palazzo Reale, in una grande mostra sul ritratto curata da Flavio Caroli. Stavo nella sala guardando un bellissimo ritratto di Alberto Donghi, un pittore che trovo affascinante e soprattutto inquietante per induzione, come sono affascinanti in tale modo certe belle donne che però non vogliono particolarmente colpirti col loro charme.
«Conoscono il valore della loro bellezza, e perciò, saggiamente, non ne abusano.»
Nel 2008, quando era scoccato il sedicesimo anniversario della scomparsa dell’artista americano, Luigi Ficacci pubblica uno splendido lavoro dal titolo “Francis Bacon e l’ossessione di Michelangelo” per i tipi di Mondadori Electa. Un’attenta indagine su un aspetto della poetica di questo grande protagonista della storia dell’arte internazionale: il profondo rapporto con Michelangelo che lega i due grandi maestri circa la percezione del flusso della profondità umana nello Spirito del Mondo. Ed ora a distanza di due anni, esclusa qualche altra brillante monografia sull’argomento, per i tipi di Zona editrice, esce un lavoro eccellente dal titolo “Un viaggio con Francis Bacon” di Franz Krauspenhaar.
L’autore rivela da subito in un gioco polisemico di rimandi e riferimenti, quanto Bacon possa diventare un’ossessione per uno scrittore: una patologia dovuto al suo essere oscillante tra un’incredibile potenza carismatica, una sensualità oscura, schiacciata da un terribile senso di tragedia irreversibile, il suo percepire la grevezza del meccanismo del peccato e della condanna, il suo rendere esteticamente la vulnerabilità dell’uomo, che può comunque con un estremo atto di forza e violenza elevarsi oltre i limiti. Per Krauspenhaar, Bacon è un mattatore della Fine, come categoria ultima prima del riscatto dell’uomo, che vive tra miasmi di putrefazione e morte. La Fine come incitamento alla Cattiveria, perché non si venga definitivamente eliminati dall’implacabilità di altri soggetti più “evoluti” e veloci magari programmati geneticamente meglio alla sopravvivenza. Non so bene definire questo prodotto editoriale, perché l’autore sembra provarci gusto nel non dare esplicite coordinate ermeneutiche sul suo lavoro dal momento che meticcia narrazioni, stili e grammatiche. Possiamo solo dire che la sua scrittura acidula e tagliente ci porta lungo un viaggio pop, pure troppo, su una delle figure più emblematiche della storia dell’arte.
Cinema, Arte, Letteratura in un mix che h come protagonista il sublime e morboso Francis Bacon I fan della Deriva nella Storia dell’Arte contemporanea non rimarranno delusi da un autore come Franz Krauspenhaar in grado come sempre di stupire!
«L’altro ieri scopro un quadro attribuito a Bacon dopo la morte. È il retro di un paesaggio non particolarmente brutto, di un certo Denis Wirth-Miller, artista semisconosciuto, dipinto nel ’58; raffigura un campo di pannocchie, un cielo blu piatto, in lontananza una campagna inglese che avrebbe potuto pennellare Ennio Morlotti in vacanza dalla Brianza gaddiana del Maradagal dei suoi informali viaggi pittorici nella macchia lombarda. E dietro, di Bacon, c’è un cane; simile ad altri cani, piccoli, tozzi e presumibilmente famelici e cattivi, dipinti dal pittore inglese negli anni cinquanta».
Franz Krauspenhaar ha scritto Avanzi di balera (Addictions), Le cose come stanno e Cattivo sangue (Baldini Castoldi Dalai), Era mio padre (Fazi), Franzwolf. Un’autobiografia in versi (Manifattura Torino Poesia) e L’inquieto vivere segreto (Transeuropa). È stato redattore di «Nazione indiana». È uno dei principali animatori dei dibattiti culturali in Rete.
Autore: Franz Krauspenhaar
Titolo: Un viaggio con Francis Bacon
Editore: Zona editrice
Anno di pubblicazione: 2010
Euro: 10,00
Pagine: 68