C’è chi li trova barbosi perché gli ricordano la scuola, e chi li considera un semplice arredo buono magari per librerie troppo spoglie. Ma c’è anche chi li ama: o perché vede in essi il tentativo di trasformare il Caos del mondo in Kosmos; oppure perché li interpreta semplicemente come un altro modo, uno tra i tanti possibili, di raccontare una storia. Stiamo parlando dei dizionari, “l’Universo per ordine alfabetico”, secondo la definizione di Anatole France.
E, più precisamente, del “Dizionario dei bibliotecari e bibliografi italiani dal XVI al XX secolo” (Accademia Valdarnese del Poggio, 2009) di Enzo Bottasso, edito per cura di Roberto Alciati.
Un lavoro che risale, nella sua prima concezione, alla fine degli anni ’70, quando Bottasso (scomparso nel 1998 senza aver potuto vedere pubblicata la sua opera) descrive in un appunto le prime linee generali del progetto: “un quadro complessivo del contributo italiano alla biblioteconomia e alla bibliografia nell’età moderna”. Un quadro che, nella sua realizzazione concreta, avrebbe previsto una serie di schede (più di 800, alla morte dell’autore), strutturate secondo schemi precisi ed efficaci di sinteticità e immediatezza del dato, ad illustrare vita, opere e fortuna dei suoi protagonisti. Con l’Italia come centro focale dell’opera, e prendendo le mosse dal secolo in cui più fertile, fiorente e quasi poetica fu la cultura bibliotecaria del nostro Paese: il 1500, in piena epoca rinascimentale.
Soltanto un’opera di erudizione, insomma, un’arida teoria di personaggi di cui si finisce per compendiare l’esistenza in poche, scarne ed impersonali notizie? Come già detto, dipende dai punti di vista. Per noi, il Dizionario di Bottasso è un libro curioso, un modo particolare di raccontare la storia, o meglio, le storie di una sorta di “società” di uomini che, nei secoli, si è tramandata la staffetta della conservazione, descrizione, preservazione del patrimonio librario italiano. Ripercorrendo (in ordine alfabetico, appunto, come piaceva a France), grazie alle schede biografiche redatte dal bibliotecario e bibliografo torinese, la storia e la memoria dei suoi più grandi colleghi dal 1500 ai giorni suoi; e finendo anzi per entrarci lui stesso.
Alcune figure sono ovviamente più note di altri. Come quella di Angelo Mai, infaticabile (e non sempre onestissimo nel rapporto con i contributi altrui) scopritore di testi classici perduti prima all’Ambrosiana di Milano, poi alla Vaticana di Roma, e dedicatario di una celebre canzone di Leopardi (con cui poi litigò). O il celebre poliglotta Giuseppe Mezzofanti, la cui straordinaria capacità di acquisire in brevissimo tempo la conoscenza “delle lingue più disparate tanto da parlarle correntemente” (si dice che ne conoscesse ben 45) lo fece nominare a Bologna “confessore degli stranieri”: la sua Biblioteca finì alla Biblioteca Universitaria di Bologna, mentre le sue carte e i suoi manoscritti a quella dell’Archiginnasio.
O ancora Lodovico Antonio Muratori, che nelle sue monumentali opere diede corso a ciò che credeva essere il compito essenziale di un bibliotecario, quello cioè di “far conoscere ed illustrare al pubblico i tesori di sapienza e di erudizione conservati nella propria biblioteca“.
Le storie di alcuni personaggi meno noti sono però forse ancora più simboliche del destino e dei libri e dei loro custodi. Come nel caso di Tommaso Ocheda, nato a Tortona nel 1757, bibliotecario della collezione raccolta ad Amsterdam dal mercante milanese Piero Antonio Crevenna, di cui stese il catalogo dopo la rovina di questi, per poi trasferirsi all’Aja, e poi in Inghilterra alla biblioteca di Lord Spencer. Come dire che, se il destino dei libri è quello di passare di mano in mano in una viaggio secolare che li porta dove mai avrebbero sognato di arrivare, anche le sorti di chi con i libri vive, lavora, o anche semplicemente sogna non è molto dissimile.
Un’opera, insomma, quella di Bottasso, che si può leggere in vari modi. Appassionati e studiosi potranno servirsene come di un prezioso strumento di consultazione, trovando ulteriori possibilità di approfondimento nella breve bibliografia che conclude ogni voce. Noi abbiamo scelto di leggerlo come un dizionario non di parole, ma di persone, di storie vissute di libri e bibliofili. E crediamo che non sia una scelta troppo balzana, se già un altro grande bibliotecario come Borges diceva che proprio “le enciclopedie sono state la lettura principale della mia vita”.
Enzo Bottasso (1918-1998), bibliotecario e bibliografo, docente alle Università di Genova prima, e di Roma poi, direttore dei servizi culturali della Regione Piemonte dal 1972 al 1975. Si ricorda soprattutto la sua Storia della biblioteca in Italia (Milano, Editrice Bibliografica, 1984), e la biblioteca privata, ricca di preziose edizioni, donata dai suoi eredi all’Università di Udine.
Roberto Alciati, studioso di Storia del Cristianesimo, Biblioteconomica e Bibliografia (edizione di Adolf von Harnack, Dottrina biblioteconomica, Bonnard, 2006).
Autore: Enzo Bottasso
Titolo: Dizionario dei bibliotecari e bibliografi italiani dal XVI al XX secolo
Editore: Accademia Valdarnese del Poggio
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 30 euro
Pagine: 467