Da poco in libreria “Per non aver commesso il fatto” (Giuffrè editore, 2010) di Michele Navarra. “Anche se non mi sono ancora presentato, spero tanto che si sia almeno capito quale è il mio mestiere. Mi chiamo Alessandro Gordiani e faccio l’avvocato”. Un nuovo delicato caso per il penalista romano, proprio ora che sta per sposarsi con Chiara e diventare padre. Un brutale omicidio agita il tranquillo paesino di Anguillara Sabazia che si specchia nel lago di Bracciano.
Il cadavere di un uomo dentro il baule di una macchina è stato ripescato dal fondo del lago grazie all’interessata testimonianza di un testimone oculare, Giacomo Raimondi, dal comportamento non proprio cristallino… L’assassinato si chiamava Giuseppe Finotti, promotore finanziario. Raimondi giura di aver visto Carlo Baldini, titolare di un’agenzia immobiliare, occultare il cadavere. Il motivo? Semplice gelosia. La moglie Agnese forse aveva una relazione con la vittima. Finotti, del quale si erano perse le tracce un anno e mezzo prima, aveva collaborato con l’agenzia immobiliare. Baldini è incriminato ed arrestato e della difesa deve occuparsi Gordiani.
Per non aver commesso il fatto, la formula che ogni avvocato cerca di ottenere, “racchiude in sé la vera essenza del processo penale”. Riuscirà Gordiani a far assolvere il suo assistito, a placare la sua ansia atavica “mi aveva letteralmente divorato vivo, impedendomi di prendere sonno”, che lo assale ogni volta che “un’altra partita stava per cominciare”? Dopo L’ultima occasione, felice romanzo d’esordio dell’avvocato/scrittore Michele Navarra, questo legal thriller è una conferma dell’abilità narrativa dell’autore. È tutto straordinariamente credibile e veritiero nei romanzi di Navarra, lo stile è ironico, scorrevole e avvincente, la trama complicata quanto basta.
Il romanzo ha vinto il Primo Concorso di narrativa giudiziaria inedita indetto dalla “Legal Drama Society”, sezione Romanzi. La Legal Drama Society è il primo circolo culturale e letterario “creato per promuovere il legal thriller, il legal drama e lo studio dei rapporti tra diritto e espressione artistica”. Sono le parole del presidente, il Prof. Avv. Giovanni Ziccardi, che si trovano nella prefazione del volume. Che sia nato nella persona di Michele Navarra un nuovo John Grisham italiano?
“Era un processo indiziario. Il peggiore che possa capitare ad un avvocato. Il più temuto e allo stesso tempo il più delicato, dove ogni errore può costare carissimo”.
Avvocato Navarra, ci spiega il significato della poesia di Trilussa che ha posto all’inizio del romanzo? (1)
“Ritengo che la satira di Trilussa sia ancora molto attuale e graffiante, benché risalente alla prima metà del secolo scorso. La poesia, molto conosciuta, citata all’inizio del romanzo, che costituisce la parte finale di una composizione più lunga, mi sembrava in qualche modo esplicativa di alcuni tra i mali più comuni che affliggono la giustizia italiana. In sostanza, si trattava di una controversia tra una tartaruga ed una “cagnola”. La prima, scivolando da un muro, si era “arivortata” ed aveva chiesto aiuto alla seconda per rimettersi “in posizzione”, promettendo in cambio di rivelare l’esatta ubicazione di una succulenta braciola nascosta dal padrone. A cose fatte, però, la tartaruga si era rifiutata di svelare alla sua soccorritrice dove era nascosta la carne, tanto che la povera cagnola, per ottenere giustizia, era stata costretta a rivolgersi a un avvocato, il gatto appunto. Quest’ultimo aveva proposto di procedere a un “esperimento giudiziale”, facendo nuovamente mettere “sottosopra” la tartaruga, che stavolta era stata costretta a mantenere fede alla sua promessa pur di essere salvata. Il solerte gatto avvocato aveva allora fatto un “soprallogo” ed era tornato verso sera sbandierando alla sua cliente la “vittoria” ottenuta. La braciola, infatti, era esattamente nel posto indicato, però purtroppo di essa non era rimasto che l’osso, perché – come riferito dall’avvocato – “la carne l’ho finita adesso pe’ sostenè le spese del processo”. Ebbene, ancora oggi, vi è il rischio – visti i tempi biblici della giustizia italiana e il ricorso sempre più frequente al principio della “compensazione” delle spese legali (in sostanza, ognuna delle controparti si paga il proprio avvocato) – che, al termine della controversia giudiziale, i contendenti – vincitori e sconfitti – si ritrovino con un pugno di mosche in mano, che conseguano una vittoria inutile in altre parole e che a guadagnarci siano soltanto gli avvocati. Naturalmente, quella di Trilussa era una posizione “estremizzata” e come tale va presa..!
Chi è Alessandro Gordiani, le assomiglia?
“Questa è una domanda che mi viene rivolta spessissimo, quasi sempre. Alessandro Gordiani, per ovvi motivi, non può che somigliarmi. Dovendo immaginare e tratteggiare un personaggio, sia fisicamente sia caratterialmente, è inevitabile basarsi su ciò che si conosce (o almeno che si dovrebbe conoscere) meglio, cioè se stessi. Alessandro Gordiani, come me, è un pignolo, un ansioso cronico, per certi aspetti un vero e proprio rompiscatole, ma il suo agire è sempre sorretto da valori umani profondi e da un radicato senso della giustizia, anche se sarebbe necessario parlare ore e ore per cercare di definire con esattezza questo concetto. Alessandro non rappresenta assolutamente il mio alter ego, anzi debbo dire che nel procedere della scrittura (soprattutto in questo secondo romanzo), le sue caratteristiche si sono sempre più “distaccate” da quelle mie personali, come era giusto che fosse. Naturalmente, alcune vicende professionali e molte delle sue considerazioni sulla legge o sulla giustizia o sulla vita in generale coincidono quasi esattamente con le mie, ma credo che questo sia un fatto normale.”
Dopo vent’anni di professione forense si può dire che i delicati meccanismi legali siano diventati il Suo pane quotidiano. Quando è nata la Sua passione per la scrittura?
“Non so dire esattamente come o quando sia nata in me la passione per la scrittura, mentre quella per la lettura l’ho avuta da sempre. Credo sia stata una evoluzione “progressiva” di un desiderio. Non si trattava però del classico “sogno nel cassetto”, quello che si nutre fin da bambini. Scrivere un romanzo era un’idea che si aggirava per la mia testa da molto tempo. Uno di quei progetti che ti ronza in mente, ma che magari, per un motivo o per l’altro, finisci per non realizzare mai. E poi, all’improvviso, almeno per quanto mi riguarda, è arrivata l’ispirazione. Così, di getto, alla fine di un luglio qualsiasi di sei anni fa. Lo so, può suonare falso o artefatto, ma è successo esattamente così: lo schema dei primi otto capitoli del mio romanzo d’esordio sono stati “partoriti” in quelle quattro ore trascorse in spiaggia. Addirittura, il secondo capitolo del libro, quello dove compare per la prima volta il personaggio dell’avvocato Alessandro Gordiani – quarantenne in crisi di identità e prematuramente in “pensione” – è stato scritto quasi interamente in quell’occasione. Poi più nulla per sei mesi. Nel gennaio successivo ho ripreso in mano quello schema e in meno di quattro mesi “L’ultima occasione” era terminato. Ma non mi sento di dire che la mia passione per la scrittura sia nata in quel momento, come una “folgorazione”. In quasi vent’anni di professione sono stato naturalmente costretto a scrivere moltissimo, dato che – come Lei ha correttamente osservato – si trattava e si tratta del mio “pane quotidiano”. Mi piacciono quelle storie che rispecchiano grossomodo ciò che davvero accade nella vita “reale” e non quelle dove l’avvocato italiano viene “trasformato” in un investigatore privato (nulla di più fuorviante) o peggio, dove viene inserito in contesti frutto della più sfrenata fantasia. Si può benissimo costruire un romanzo avvincente e divertente anche rimanendo legati alla realtà.”
Nella pagina dedicata ai suoi ringraziamenti, scrive “il mio ringraziamento inoltre spetta di dovere a tutti quei librai che hanno creduto nelle mie capacità di scrittura..” Che cosa vuol dire?
“La risposta a questa domanda implica una riflessione più generale sullo stato attuale dell’editoria in Italia. Lo sentiamo ripetere da chiunque e in ogni momento: da noi si pubblica moltissimo e si legge pochissimo. Inoltre – bisognerebbe aggiungere – quasi tutti leggono le stesse cose, cioè i c.d. “grandi” autori, o i best seller del momento. Per un autore come me, pubblicato all’esordio da una piccola casa editrice, in poche copie, con una distribuzione a dir poco farraginosa, entrare in libreria con il proprio testo costituisce già un grande successo. Per questo, diventava per me fondamentale l’opera di mediazione dei librai, parlo naturalmente dei librai vecchio stampo, quelli insomma che i libri oltre a cercare di venderli cercano ogni tanto anche di leggerli. Il direttore di una libreria di medie dimensioni è maggiormente libero di scegliere rispetto ad esempio a quello di una libreria appartenente a una grande catena, dove prevalgono diverse dinamiche commerciali, dove gli spazi (soprattutto espositivi) sono già “prenotati” in anticipo e dove è molto difficile (per non dire impossibile) per un autore semisconosciuto essere anche soltanto “proposto” al pubblico dei lettori. Nel caso del mio romanzo d’esordio, alcuni librai, dopo averlo letto, hanno deciso di proporlo alla loro clientela e, incoraggiati dalle vendite, hanno continuato a ordinarlo, raggiungendo ottimi riscontri, sia nelle vendite sia nei giudizi post-lettura. Tanto per fare un esempio, ho un grande debito di gratitudine verso persone come Aldo Lopalco, direttore di una storica libreria di quartiere come “Velitti”, che è riuscito a far conoscere il mio romanzo a tantissime persone, raggiungendo numeri di vendita difficilmente immaginabili all’inizio, e potrei fare anche altri esempi. Se avessi venduto in tutte le librerie d’Italia lo stesso numero di copie che ha venduto Aldo a quest’ora parleremmo di un fenomeno editoriale. Ma nella maggior parte delle librerie d’Italia il mio romanzo nemmeno era reperibile! Non credo vi sia bisogno di spendere troppe parole per spiegare la grande iniezione di fiducia che ti può dare il fatto di sapere che il tuo lavoro è stato apprezzato sia dagli “specialisti” del settore che dai comuni lettori, dato che – è inutile nasconderlo – sono convinto che chiunque tenda a scrivere con l’obiettivo di raggiungere il più vasto pubblico possibile, di riuscire a “parlare” un linguaggio universale, comprensibile per tutti. Spero che adesso, grazie alla pubblicazione con un editore importante come Giuffrè, la mia visibilità, soprattutto in libreria, possa essere maggiore. I primi dati di vendita relativi al nuovo romanzo sembrano essere molto incoraggianti, ma è davvero troppo presto per poter fare qualsiasi tipo di bilancio. Vedremo…”
Michele Navarra è nato a Roma il 22 settembre 1968 e da quasi vent’anni svolge la professione di avvocato penalista. Il suo romanzo d’esordio, “L’ultima occasione” (novembre 2007), ha segnato la nascita del personaggio dell’avvocato Alessandro Gordiani. Il romanzo, andato in ristampa per nove volte, ha ottenuto numerosi riconoscimenti in premi e concorsi letterari, quali due primi posti assoluti (“Franco Bargagna”, Pontedera 2008 e “Roberto Magni”, Rivalto 2009), due premi speciali della giuria (“Città di La Spezia” 2008 e “Santa Margherita Ligure – Franco Delpino” 2008), nonché varie finali e segnalazioni di merito (“Ripdico – Scrittori della Giustizia”, Roma 2008, “Città di Brugherio” 2008, “Alberoandronico”, Roma 2008, “Tulliola”, Formia 2009, “Mondolibro”, Roma 2010).“Per non aver commesso il fatto”, invece, si è classificato al primo posto assoluto nei tre premi letterari cui ha finora partecipato (“Giovanni Gronchi”, Pontedera 2009; “Edizioni Farina”, Milano 2009; “Legal Drama Society”, Milano 2009). Il suo terzo romanzo, “Solo la verità” (ancora inedito) è stato recentemente inserito nella rosa dei tre finalisti alla quarta edizione del prestigioso premio letterario “Alabarda d’Oro – Città di Trieste”.
Autore: Michele Navarra
Titolo: Per non aver commesso il fatto
Editore: Giuffrè
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 19 euro
Pagine: 304
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