«In queste pagine ci sono molte lagne, osserverebbe Pavese. Forse troppe, che quasi me ne vergogno. Non si può tuttavia non essere sinceri con se stessi, tanto più quando la “Signora vestita di nulla” si approssima». Giovanni Bernardini, uomo di lettere colto e gentile nei modi, roboante nella scrittura, scultore di versi intensi e prose robuste.
Bernardini non lo si può definire uno scrittore del “margine” o della “marginalità, come lui stesso sovente tende invece con ostinazione a definirsi. E devo dire che proprio questa sua “modestia” è in aperto contrasto con una robusta configurazione stilistica insita nel suo genoma, che solo uno scrittore con la S maiuscola (che è cosa assai diversa dall’essere un banale mestierante) è in grado di trasferire nelle sue produzioni scritturali e nei messaggi che in esse vi deposita a futura memoria. Un preambolo doveroso che dipinge parzialmente ciò che è e rappresenta Giovanni Bernardini.
Per il momento tenterò di muovermi solo su livelli ermeneutici adiacenti e vicini alle categoria della critica letteraria e della sua fenomenologia, per poter parlare di questo splendido lavoro. Per quel che concerne l’uomo Bernardini, naturalmente ci troviamo dinanzi ad un puzzle tutto ancora da costruire, assumendosi il peso della lentezza (in senso buono ovviamente) nel vedere realizzata un’immagine quanto più coerente possibile con la destinalità di questo personaggio.
Il lavoro che la casa editrice Lupo di Copertino ha dato alle stampe dal titolo “Ed io parlo, scrivo e fumo“, si divide in 3 parti” ovvero “I parte – Prime cronache”; “II parte – La divisa del paziente con Dopo la divisa”; III parte – Ultime cronache” che lo stesso Bernardini aveva pensato come opera da pubblicare dopo la sua morte. Fortunatamente l’esito di questa pubblicazione vede Giovanni Bernardini ancora “vivo evegeto”, ed ecco che allora l’intera operazione editoriale va assumere un’importanza e valenza davvero uniche. Si tratta di una serie di riflessioni, annotazioni, memorie, che coprono un arco temporale che va dal 1952 al 2009. Per l’autore stesso consegnare alle stampe un lavoro di questa tipologia, pare quasi inutile come se non potesse accogliere il favore di nessuno, e soprattutto di non essere in grado di suscitare alcun interesse per i lettori e per la critica.
Giovanni Bernardini in questa sede diviene un unico organismo di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero, portando avanti un discorso interminabile sull’ironia, sull’amicizia, sugli affetti, sulle ipocrisie, sull’amore e la famiglia, sulle malinconie che a volte lo attanagliano. La sua scrittura in queste pagine diviene più intimista, più introspettiva, la sua prosa si fa sempre più meditata, e l’orizzonte della sua riflessione va dalla critica all’instupidimento della gente generato dall’intrattenimento televisivo, sino alla guerra in Iraq e l’elezione del Presidente Obama, per poi soffermarsi a ripercorrere con la mente le sue vicinanze letterarie con autori del calibro di Dante Alighieri, Cesare Pavese, Italo Calvino solo per citarne alcuni tra i tanti nominati dall’autore, e etico-civili nonché intellettuali con Norberto Bobbio, passando poi in rassegna luoghi, visi e circostanze del mondo letterario ed editoriale salentino. Giovanni Bernardini con estrema franchezza e puntualità, parla in queste sue pagine autobiografiche anche della provincia, quella salentina, di come tutto sia marginale, di come i rapporti si sfilacciano avendo la consistenza di un’esile bambagia, delle ipocrisie del vivere locale e lontani dai grandi centri culturali italiani, dell’indifferenza che spesso regna in certi circoli culturali e accademici.
Tradizione e memoria in quest’opera che consentirà a quanti lo vorranno di capire e approfondire un lato della letteratura meridionale vista dagli occhi di chi l’ha attraversata in prima persona, guardando con obiettività e rigore eventi e storie che appartengono alla nostra memoria
I fan delle grandi biografie o autobiografie non potranno che restare entusiasti nell’immergersi in un lavoro che unisce esperienza individuale ma che viene sublimata dalla grandezza di una scrittura veramente europea.
«Un’opera questa destinata a farci capire molti aspetti di un uomo e di uno scrittore che ha ancora molto da dire e da raccontare». (Antonio Errico)
Giovanni Bernardini è uno dei maestri della letteratura meridionale. Nato a Pescara, studia Lettere a Firenze con Giuseppe De Robertis. Dopo la Liberazione riprende gli studi laureandosi a Bari con Mario Sansone nel 1946. Si stabilisce nel Salento dove vive tuttora. Ha collaborato come pubblicista a riviste e periodici. Ha scritto racconti, romanzi, testi giornalistici e poesie che hanno riscosso il favore dei lettori e della critica
Autore: Giovanni Bernardini
Titolo: Ed io parlo, scrivo e fumo
Editore: Lupo editore
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 16 euro
Pagine: 244