Lancelot Rubinstein è l’impegnativo nome del protagonista di “E il mio cuore trasparente“ (Minimum fax, 2010), quinto romanzo della pluripremiata Véronique Ovaldé, che dapprima attira il lettore con scene luminose, poi lo fa sprofondare, insieme al protagonista, in una spirale di domande esistenzialistiche. Lancelot è un correttore di bozze, un personaggio non particolarmente brillante, anzi un “sociopatico“, come anche i “Titoli di coda” del volume tengono a sottolineare.
È uno che crede ai giuramenti, che mantiene le promesse, uno per il quale le parole sono importanti. Colpito, in ogni senso, dall’incontro con Irina, lascia la moglie per cominciare una storia con lei all’insegna dell’imprevedibilità, che, ben presto, diventa impenetrabilità, allo stesso modo in cui Irina passa dall’essere definita “strana” a “pazza”.
Lo spartiacque è costituito da un incidente in cui lei perde la vita e Lancelot ogni briciolo di lucidità che gli era rimasto. Irina viene ritrovata morta sul fondo di un fiume, in una macchina non sua. Di chi era quell’auto? Che ci faceva Irina lì, a quell’ora, se Lancelot l’aveva appena accompagnata all’aeroporto? E a che servono gli oggetti che sono stati ritrovati nel bagagliaio? Queste sono alcune delle prime domande che si fa Lancelot: quelle successive lo vedranno direttamente chiamato in causa. Quanto veramente conosciamo le persone care? L’immagine cha abbiamo di loro ha qualche fondamento o è una nostra mera proiezione?
Alcuni elementi contenutistici del romanzo ne faranno venire in mente un altro, Caos calmo di Sandro Veronesi: il destino delle due donne è lo stesso, ma nel caso del romanzo francese assistiamo a un ripiegamento della voce narrante su se stessa. Lancelot non riesce a percepire la realtà che gli sta intorno, la dimensione da sociopatico si fa più marcata, portandolo a mettere in discussione il suo intero mondo.
La scrittrice vezzeggia il lettore con numerose splendide immagini: la risata vivace di Irina rimbalza sulle pareti che circondano Lancelot e lo convince a non potervi più rinunciare. Da un punto di vista formale, balza all’occhio del lettore l’audace uso della punteggiatura nelle battute di dialogo, dove le virgolette lasciano il posto a semplici virgole, così che i pensieri e le parole tendano a confondersi o forse solo a fondersi tra loro.
Véronique Ovaldé, parigina, classe 1972, è considerata una delle voci più promettenti dell’attuale narrativa francese. In Francia, dove con E il mio cuore trasparente ha venduto 50.000 copie e ha vinto il Prix France Culture Télérama, è stata paragonata ad Amélie Nothomb.
Autore: Véronique Ovaldé
Titolo: E il mio cuore trasparente
Editore: Minimum fax
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 13,50 euro
Pagine: 218