A più di quarant’anni di distanza dalla pubblicazione in Francia, esce anche in Italia “Un uomo che dorme” (Quodlibet, 2009), dello scrittore e intellettuale parigino Georges Perec. Si tratta di un libro suggestivo, fatto di minuzie, di particolari maniacali e di pura alienazione. Un libro profetico, quasi, capace di stigmatizzare il graduale annichilimento dell’individuo nella società moderna.
Abbandonando le forme narrative lineari e omogenee, Perec racconta, così, la storia di uno studente di venticinque anni che un mattina d’esame, invece di alzarsi regolarmente, decide di iniziare un percorso individuale verso l’atarassia e la più profonda indifferenza di fronte a tutto ciò che appartiene al mondo moderno: “Hai venticinque anni e ventinove denti, tre camicie e otto calzini, qualche libro che non leggi più e qualche disco che non ascolti più. Sei seduto e vuoi soltanto aspettare“.
Mediante un gioco graduale di frammentazioni della realtà, fatto di visioni, riscoperte improvvise e disabitudini al quotidiano, il giovane raggiunge uno stato quasi larvale dell’esistenza, arrivando ad esiliarsi nella propria mansarda parigina fino al tracollo finale di ogni certezza.
Una serie di episodi giornalieri discontinui, apparentemente in forma di diario, si alternano in descrizioni di stati allucinatori e di esperienze reali, il cui scorrimento risulta essere volutamente lento, a tratti quasi immobile, tale da riflettere perfettamente lo stato interiore del protagonista. L’uso inusuale e inquietante della seconda persona, inoltre, fa presagire lo sdoppiamento di personalità tra il giovane e la sua progressiva nuova realtà, attraverso la sperimentazione costante della solitudine che lo porterà a sentirsi “un anonimo padrone del mondo” su cui la storia non ha apparentemente più presa.
Perec ci presenta, così, una sorta di sociologia dell’ordinario e del quotidiano, riuscendo a cogliere “ciò che è al di sotto, l’infra-ordinario, il rumore di fondo che costituisce ogni istante della nostra quotidianeità“. Con la loro intonazione aspra e sarcastica, le pagine di “Un uomo che dorme” rappresentano, perciò, un’indiscussa risposta a quegli ideali dell’attivismo moderno tanto in voga ancora oggi e anzi resi ancor più estremi dai folli ritmi della nostra società.
Georges Perec (1936-1982), è una delle maggiori glorie della letteratura francese contemporanea. Venuto giovanissimo agli onori letterari con il suo romanzo d’esordio, Le cose (1965), dal 1967 membro dell’ Oulipo (Ouvroir di Litterature Potentielle), è autore, tra gli altri, de La disparition (1969), W ou le souvenir d’enfance (1975), Je me souviens (1978); il suo romanzo più celebre, La vita istruzioni per l’uso (1978) è stato tradotto in tutto il mondo. Nato e vissuto a Parigi, figlio di ebrei polacchi, Georges Perec aveva un’inconfondibile barbetta crespa e molta passione per l’enigmistica.
Autore: Georges Perec
Titolo: Un uomo che dorme
Editore: Quodlibet
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 12,50 euro
Pagine:170