Giorgio Boatti in “Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini“ (Einaudi, 2010), racconta il significato profondo di quei 12 “accademici rifiuti” a prestare giuramento al Regime Fascista.
Dire di no, un gesto semplice, ma solo in apparenza.
“Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concilii con i doveri del mio ufficio.“
Queste le parole che avrebbero dovuto obbligatoriamente pronunciare tutti i professori universitari in base a quanto disposto dalla Legge 1227 dell’ottobre 1931. Solo dodici uomini, su oltre milleduecento, scelsero di non farlo; dodici uomini con diversi percorsi di vita e differenti interessi accademici, ma uniti nella volontà di non piegarsi a quel giuramento al Fascismo considerato l’ennesimo attentato inferto dal Regime alle libertà. Questa volta il colpo era inflitto al cuore della cultura, poiché il mondo universitario è la culla, il luogo nobile per eccellenza di sviluppo di conoscenza. E per quei dodici professori un giuramento al Regime fascista avrebbe intaccato quella libertà intellettuale indispensabile, irrinunciabile per un Professore universitario col delicato ed elevato compito di formare le generazioni future.
Francesco Ruffini, Mario Carrara, Lionello Venturi, Gaetano De Sanctis, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Ernesto Buonaiuti, Giorgio Errera, Vito Volterra, Giorgio Levi Della Vida, Edoardo Ruffini Avondo, Fabio Luzzatto: ecco i nomi dei dodici professori -anticipati nella sostanza del loro gesto solo qualche anno prima dallo storico Gaetano Salvemini- che non ebbero timore delle conseguenze del “gran rifiuto”, che preferirono abbandonare il prestigioso insegnamento accademico piuttosto che rinunciare, giurando, a quelle condizioni di libertà senza cui l’insegnamento avrebbe perso dignità e l’intelletto si sarebbe visto costretto all’adulazione del Regime. Il volume di Giorgio Boatti ci racconta le loro vite per consegnare i loro nomi alla storia con la S maiuscola. Perché “In tempi in cui non sono poche le narrazioni di exempla di coraggio e di coerenza politica da offrire alle più giovani generazioni, ci si ricorda poco dei dodici. Quasi che la scelta che nell’inverno del 1931 viene effettuata da questo gruppo di uomini non si presti adeguatamente a didascaliche rievocazioni” E se a parte qualche sporadico caso, il loro ricordo è stato per lo più demandato all’aneddotica, in questo volume “-con pazienza, rigore e affetto- si è tentato di ripercorrere il tragitto di dodici isolati viaggiatori che possono insegnarci l’arte di attraversare la ventosa terra del «no». Timoroso orizzonte, spesso mai varcato, del nostro vivere quotidiano.”.
Giorgio Boatti, giornalista, ha all’attivo molti volumi dedicati alla storia contemporanea. Fra gli altri “Vita e morte della Dc” (con Vauro Senesi, manifestolibri 1992); “C’era una volta la guerra fredda” (Baldini&Castoldi 1994); “Cielo nostro” (Baldini&Castoldi 1997); “Piazza Fontana”(Einaudi 1999 e 2009); “La terra trema”(Mondadori 2004); “Bolidi” (Mondadori 2006); “Spie”(con Giuliano Tavaroli, Mondadori 2008).
Autore: Giorgio Boatti
Titolo : Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2010 (n.e.)
Prezzo: 13 euro
Pagine: 336