Amos Segre, protagonista de “La sposa gentile” (Edizioni e/o) di Lia Levi, “quando l’anno 1900 arrivò trionfalmente a inaugurare il nuovo secolo fra luminarie e simboliche danze, si trovò a fare una solenne promessa a se stesso.“
Il trentenne banchiere di religione ebraica desidera una ricchezza solida e “una moglie con cui dividere una dimora degna di tanta conquista“. Nella piccola e chiusa comunità israelitica di Saluzzo tutti si aspettano che sposi una ragazza del suo stesso ceto e religione. Il solito matrimonio combinato come è costume fare, dove l’amore e il rispetto reciproco si sviluppa con il tempo (se si è fortunati). Amos domanda alla sorella Anna di trovarle una sposa, stanco di abitare nella “sua casa vuota di figli“, ma “il destino, si sa, ama molto giocare…“. Durante un giro di ispezione nella sua tenuta, Amos vede per la prima volta la figlia del fattore Teresa, contadina e per giunta cattolica, la quale sembra “emersa dalle radici più profonde della terra e della vita“. È amore a prima vista, intenso e profondo sentimento che dura tutta una vita. A niente vale l’ostracismo della famiglia e della buona società della cittadina piemontese: dopo un anno di convivenza e la nascita di una bambina, Nerina, alla quale faranno seguito altri tre figli, Amos sposa Teresa perché “la passione è lei a scegliere e noi le corriamo dietro come cuccioli affamati”.
Lia Levi in questo romanzo racconta il legame che ha unito i suoi nonni in quarant’anni di vita trascorsi insieme senza mai uno screzio, un litigio. Anzi, l’amore totale che Teresa prova per il suo uomo la porta ad abbracciare i riti, le ricorrenze ebraiche senza per questo convertirsi, perché come le ripete Amos «ebrei si nasce». Quindi Teresa, la sposa goyà, inizia a comportarsi come una perfetta moglie e padrona di casa ebrea e conquista la stima e il rispetto della famiglia Segre, del rabbino e dell’intera comunità. L’autrice, che nella sua lunga carriera ha pubblicato sia libri per adulti che per bambini, ancora una volta attinge a piene mani alle memorie dei suoi avi per raccontare la vita di una famiglia di una cittadina di provincia ed inevitabilmente la storia si allarga. Dal Piemonte arriva fino a Roma abbracciando le vicende storiche di un Paese, il nostro, in continua evoluzione: i primi anni del XX Secolo con le sue novità in tutti i settori dall’industria alla moda femminile, il Futurismo, la Grande Guerra, per finire alla dittatura fascista e alla promulgazione delle leggi razziali nell’estate del 1938. Qui termina la narrazione. Siamo sull’orlo del baratro. Amos avverte già un anno prima che sta per arrivare la catastrofe “e gli ebrei ci sarebbero sprofondati dentro con le mani e i piedi legati”. Quando le leggi razziali entrano in vigore, il banchiere Amos Segre, patriarca di una famiglia tenacemente costruita mattone dopo mattone e tenuta unita da riti e tradizioni millenarie, è già morto. Ai suoi discendenti non resta altro che sparpagliarsi per il mondo cercando di salvare la propria vita. È la diaspora, la dispersione, l’esilio del popolo ebreo già avvenuta durante i regni di Babilonia e sotto l’impero romano.
La sposa gentile è un libro che fa riflettere il lettore sulla storia recente, che riguarda tutti noi. Incisivi sono i ritratti non solo dei protagonisti ma anche dei tanti personaggi di contorno, che proprio secondo lo stile dell’autrice vengono descritti con un ironico ed arguto gusto per il dettaglio. Tra i tanti quadri che compongono il romanzo scegliamo quello dedicato ai solenni riti della Pesach, la Pasqua ebraica che ricorda l’esodo e la liberazione del popolo israelita dall’Egitto. Durante il Seder, la cena pasquale, Teresa prepara, oltre alle sue famose ciambelle, “le palline di farina azzima per il brodo, il collo di tacchino ripieno, la coppetta dello Haroseth, gli zuccherini di Pasqua alla cannella…“. Ora la sposa gentile con la sua dolcezza e fermezza è divenuta “domina assoluta”, «la dea Terra e Giunone dalle bianche braccia». Amos la vide così, la prima volta, con la “sua forza vitale così sgargiante e clamorosa“: il gioco della vita l’aveva messa sul suo cammino molti anni prima, perché nella vita di ciascuno di noi nulla avviene per caso.
Lia Levi è nata a Pisa nel 1931 da una famiglia piemontese. Vive a Roma, dove ha diretto per trent’anni il mensile ebraico Shalom. Sceneggiatrice e giornalista, per le edizioni e/o ha pubblicato Una bambina e basta (Premio Elsa Morante Opera Prima), Quasi un’estate, Se va via il re, L’Albergo della Magnolia (Premio Moravia e Premio Fenice Europa), Tutti i giorni di tua vita, Il mondo è cominciato da un pezzo e L’amore mio non può.
Autore: Lia Levi
Titolo: La sposa gentile
Editore: e/o
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 18 euro
Pagine: 212