“Opere” (Bompiani, 2008) di Carmelo Bene, raccoglie tutti i testi di uno dei più grandi attori del teatro europeo del Novecento. Uno strumento fondamentale per gli appassionati dell’attore salentino nonché un volume indispensabile per capire le evoluzioni della storia del teatro italiano. Carmelo Bene è stato un grande protagonista del teatro del Novecento dalla Voce inconfondibile, un genio che ha proposto all’attenzione della critica e del pubblico un nuovo tipo di teatro, non del testo scritto a monte ma della performance vocale.
“Opere” comincia con una frase che, in una storica puntata dell’edizione 1995 del Maurizio Costanzo Show, scatenò l’ira di un noto critico teatrale : “Il talento fa quello che vuole, il genio quel che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento”. Così comincia “Autografia di un ritratto”, prima bellissima sezione del volume monumentale proposto da Bompiani, in cui Bene racconta se stesso e il suo pensiero, mai scontato e immediato.
Il genio, infatti, fa tutto quel che vuole, si spinge oltre i limiti autoimposti dalla società fino a raggiungere persino la blasfemia culturale, è l’Artista che osa a differenza del talento che, sapendo di essere tale, non cerca di andare oltre ma mette a disposizione la sua “arte” per il mestiere. “Non si fanno capolavori ma si è capolavori”, ripeteva spesso Carmelo Bene nelle sue comparsate televisive ed effettivamente lui lo è stato, superando addirittura se stesso, fino ad arrivare al completo dis-facimento del suo Teatro con “In-Vulnerabilità di Achille”.
“Opere” è una summa del Bene pensiero, una resa su carta della sua Voce, un viaggio formativo e incredibile nel mondo di un artista indisciplinato, che ha avuto il coraggio di puntare il dito contro il cinema e il teatro definendo decisamente un nuovo percorso culturale. Sfogliando questo volume meraviglioso, il lettore si imbatte in “Nostra Signora Dei Turchi”, un romanzo incantevole scritto nel pieno fervore giovanile, dallo stile originale e apparentemente disconnesso ma essenziale nella poetica beniana, che darà vita ad un film, ad un’opera radiofonica e ad una messa in scena teatrale. E poi come si fa a non perdersi nel flusso delle dissertazioni di C.B. in Sono apparso alla madonna, sorta di autobiografia dal titolo provocatorio, caustica e dissacrante, o nell’affascinante teoria sull’atto e l’azione contenuta nel Lorenzaccio?
Carmelo Bene ha lasciato una grande eredità che possiamo apprezzare entrando con pazienza nel suo universo, leggendo le sue opere, guardando o ascoltando le sue esperienze teatrali. Ha operato una riscrittura del teatro (e dell’Arte) scavalcando la parola, il suo comune significato, e ha ripreso il concetto di attore “alla greca” dando importanza alla voce che amplificava con microfoni e studi particolari.
“Opere” di Carmelo Bene, grazie all’audacia e all’intelligenza del direttore editoriale della Bompiani Elisabetta Sgarbi, ci restituisce il pensiero di un superlativo autore italiano facendoci ancora una volta pensare e riflettere sulla triste situazione che vive da anni il nostro mondo culturale.
Da tramandare ai posteri.
Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene (Campi Salentina, 1 settembre 1937 – Roma, 16 marzo 2002) è stato un attore, drammaturgo e regista italiano, conosciuto e stimato anche all’estero, considerato uno degli artisti più poliedrici nella storia del teatro.
Autore: Carmelo Bene
Titolo: Opere
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 2008
Prezzo: 50 euro
Pagine: 1608