Greg Mortenson in “La bambina che scriveva sulla sabbia” (Rizzoli 2009), prefazione di K. Hosseini, riprende il racconto del bestseller “Tre tazze di tè”. Una storia di promesse, con tante difficoltà incontrate per mantenerle.
Costruire scuole in paesi instabili e pericolosi come il Pakistan e l’Afghanistan è certamente un’impresa ardua, ma realizzabile solo grazie alla volontà, alla speranza e all’ottimismo.
L’autore, un alpinista che decide di scalare il K2, si perde tra i ghiacci del Baltoro fino ad approdare a Korphe, un villaggio isolato ai piedi della montagna, dove viene ospitato e curato.
Un pomeriggio, girovagando per il paese, vede una bambina che scrive sulla sabbia con un bastoncino e, colpito dall’incontro, le promette che sarebbe tornato per costruire una scuola. Sarà proprio la conversazione con la bambina di Korphe a dare origine al titolo del libro e al sogno di Mortenson di avviare un’opera di alfabetizzazione sempre più ampia e articolata.
L’autore torna così in America, raccoglie fondi per finanziare il suo progetto; in Pakistan con l’aiuto di una “sporca dozzina“, personaggi loschi, ex contrabbandieri ed ex talebani riesce a costruire numerose scuole e raggiungendo anche i villaggi più sperduti.
Ma nel libro viene raccontata soprattutto la storia di una seconda promessa fatta nel 1999 a dei cavalieri Kirghisi della valle del Whakan, personaggi pittoreschi che sembrano usciti dal seguito di Gengis Khan. I cavalieri vanno incontro al filantropo americano per rivolgergli la richiesta di costruire una scuola per i loro bambini.
Il Pamir, il “tetto del mondo”, da cui provengono i Kirghisi è un luogo ostile ed impervio e ci vorranno ben dieci anni di sforzi inimmaginabili perché il loro sogno si trasformi in realtà.
La felice riuscita dell’impresa induce però Mortenson ad allargare ancora il suo progetto d’istruzione fino a spingersi in Afghanistan, dove la dittatura talebana aveva distrutto libri, edifici scolastici e relegato le donne in casa. Con l’intervento statunitense nel 2001 erano avvenute ulteriori devastazioni e stragi di civili che indigneranno l’autore e lo convinceranno della necessità di una ricostruzione e soprattutto un’istruzione femminile. Una donna, che abbia studiato sarà difficilmente la madre di un kamikaze, saprà sicuramente che il Corano vieta di uccidere i propri simili.
“La bambina che scriveva sulla sabbia” è un libro scritto con passione e ottimismo, nonostante le lotte affrontate dall’autore per mantenere le promesse fatte. Il messaggio dell’opera potrebbe tradursi nella seguente affermazione di Albert Schweitzer riportata nel libro: “Non so quale sarà il nostro destino, ma una cosa so per certo: quelli tra noi che saranno davvero felici, saranno quelli che avranno cercato e trovato un modo per aiutare“.
Greg Mortenson, americano, è nato in Tanzania, dove i genitori erano missionari evangelici. Ex militare, infermiere, appassionato scalatore, ha fondato il Central Asia Institute, grazie al quale ha costruito, senza contributi statali, 131 scuole in Pakistan e Afghanistan, frequentate da più di 58.000 studenti. Tre tazze di tè (Rizzoli, 2008), da 140 settimane nella classifica dei bestseller del “New York Times” è disponibile anche in Bur e in un’edizione per ragazzi (Rizzoli 2009).
Autore: Greg Mortenson
Titolo: La bambina che scriveva sulla sabbia
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 19,50 euro
Pagine: 442
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