Con una nota di speranza termina “Guerra in Val D’Orcia” (Longanesi, 2010) di Iris Origo. Dall’intro di Sergio Romano: “Verrà giorno in cui (…) le rugose crete della val d’Orcia torneranno a gioire e fiorire come fa la rosa”.
Sono gli anni più duri della II Guerra Mondiale, alla fine del Gennaio ’43, quando iniziano ad arrivare nella tenuta La Foce trenta bambini sfollati da Genova e Torino “scelti fra le famiglie che hanno avuto la casa totalmente distrutta dai bombardamenti aerei”. Per i piccoli ospiti viene organizzata una scuola, creato un refettorio, un dormitorio, una piccola clinica come scrive nell’introduzione Sergio Romano. Nella piccola comunità autosufficiente della tenuta situata “nelle crete senesi della val d’Orcia, dirimpetto al monte Amiata e a pochi chilometri da Chianciano e Montepulciano“ vive dal 1924 il Marchese Antonio Origo con la moglie, l’anglo-americana Iris Cutting, i quali nel corso degli anni hanno bonificato la terra della vallata.
Ora il paradisiaco luogo con il caratteristico cipresso si trova nel mezzo di una cruenta guerra proprio nei mesi che precedono l’8 Settembre, quando il nostro paese si troverà diviso in due in una vera e propria guerra civile, fratello contro fratello: la Repubblica di Salò al Nord d’Italia e gli alleati e il governo Badoglio al Sud. Per tutta la durata della guerra Antonio e Iris si prodigano senza sosta nei riguardi della popolazione civile, dei prigionieri di guerra addetti ai lavori agricoli e di quelli fuggiti dal campo di concentramento di Laterina nei pressi di Arezzo che si nascondono nei boschi vicini. Tutto questo mentre la resistenza partigiana inizia le prime sortite contro i tedeschi i quali hanno occupato il luogo e la gente vive costantemente in una atmosfera di paura e di estremo disagio.
Iris Origo nell’introduzione alla prima edizione italiana del volume uscito nel 1967 per la Bompiani e dedicato al marito racconta come fosse difficile in tempo di guerra tenere un diario. Iris scriveva spesso di notte, di getto, poi nascondeva il manoscritto in giardino o nella nursery. Il suo diario è una straordinaria testimonianza storica della vita quotidiana della valle. Sorprendono e colpiscono le analisi, le riflessioni politiche dell’autrice che sembra alcune volte anticipare gli avvenimenti che verranno. Tutto viene annotato dai piccoli accadimenti a quelli che hanno cambiato il corso della nostra storia recente. Si inizia dal lungo inverno del ’43 quando la disfatta nazista è nell’aria, la battaglia di Stalingrado termina il 2 Febbraio 1943, prima grande crepa nelle forze dell’Asse. Sono già iniziate le prime incursioni aeree alleate in pieno giorno in città come Cagliari, Napoli, Trapani e a Grosseto. Piovono bombe dal cielo da parte dei Liberators USA ma “… nella gran massa della nazione rimane sempre la fatalistica accettazione della sciagura che cade dal cielo. La gente non ha mai voluto la guerra, ma non sono pronti ad agire o, per lo meno, non lo sono ancora”.
Quando arriva l’8 Settembre, l’armistizio e la fuga dei Savoia da Roma rimasta in mani tedesche “città aperta”, la confusione e il caos che si vengono a creare sono totali. L’esercito italiano è allo sbando e gli Origo soccorrono i tanti soldati che si sono dati alla macchia. Anche la popolazione della Val d’Orcia si adopera in tal senso. Sono queste le pagine più belle del volume, molti sono i gesti di coraggio, di eroismo in una gara di solidarietà collettiva “… e così, un giorno dopo l’altro, una fiumana ininterrotta di umanità sofferente”. Si è sparsa la voce che la tenuta è luogo di accoglienza, aspettando un ipotetico sbarco alleato mentre sotto il cielo della Toscana, come in ogni altra parte d’Italia, di nascosto parla la voce di Radio Londra.
È palese durante tutte le pagine di questo diario di guerra l’amore che l’autrice sente per l’Italia, che per lei rimane sempre la culla del Rinascimento anche se la terra che ella ha trasformato con cura ed attenzione ora è fatta uso di violenza da parte dell’uomo vittima del suo stesso egoismo e sete di potere. L’importante parco naturale, artistico e culturale della Val d’Orcia, che ha avuto una grande influenza sui maggiori artisti rinascimentali, dal 2004 è stato riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO per “lo stato di eccellente conservazione del panorama”.
Iris Origo nacque il 15 Agosto da William Bayard Cutting, figlio di una ricca famiglia filantropa americana e da Sibilla Cuffe, figlia di Lord Desart Pari irlandese. I suoi genitori dopo il matrimonio viaggiarono un po’ dappertutto specialmente in Italia. Dopo la morte prematura del padre nel 1910 la madre si stabilì con la figlia a Fiesole, vicino Firenze, acquistando Villa Italia. Qui la scrittrice visse in un ambiente cosmopolita. Nel 1924 Iris sposò il Marchese Antonio Origo trasferendosi nella tenuta La Foce in provincia di Siena. Dopo la fine della II Guerra Mondiale la Origo si dedicò alla scrittura. Tra le sue opere, scritte in lingua inglese, citiamo: Bernardino da Siena e il suo tempo, Leopardi, Bisogno di testimoniare, Allegra, Immagini e ombre (Longanesi 2002), Il mercante di Prato (Corbaccio 2005).
Autore: Iris Origo
Titolo: Guerra in Val d’Orcia. Diario 1943-1944
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 18,60 euro
Pagine: 243