Quello dei parchi di divertimento, analizzato nel volume “Nel paese delle meraviglie” (Carocci, 2009), a cura di Stefano Calabrese e Vanni Codeluppi, è un fenomeno economico e sociale importante.
Che ben rappresenta il contesto postmoderno in cui viviamo: un vortice di contrazioni spazio temporali della nostra percezione. Più di 40 milioni di visitatori si intrattengono in un anno nei parchi di divertimento Disney in Florida, a Orlando, e più di 170 milioni visitano i parchi europei.
L’individuo è coinvolto in numerose esperienze che intrattengono fisico e mente, attraverso un uso magico di tecnologie avanzate, sono forme evolute di entertainment che lo mettono al centro della scena in un continuo passaggio da realtà a finzione, e viceversa (in quel processo chiamato metalessi).
I parchi, di cui il libro redige un elenco a livello mondiale, sono qui classificati in cinque categorie, ciascuna approfondita attraverso cenni storici, caratteristiche tipiche ed esempi significativi: si tratta di parchi di attrazione (i luna park), di parchi a tema modello Disney, di parchi che traggono spunto da altri temi, come cinema e letteratura per esempio, di parchi naturali e, infine, di musei aziendali.
I primi parchi di divertimento della storia risalgono ai luna park, che rientrano nella classificazione dei “parchi di attrazione”, preceduti solo da forme di spettacolo popolare che viaggiavano in occasione di fiere e sagre, dove le maggiori attrazioni erano prove di forza tra uomini, figure “mostruose”, prime rudimentali attrazioni meccaniche (nell’800).
È a Coney Island, negli Stati Uniti, che prende forma, tra Ottocento e Novecento, un sistema di parchi di dimensioni tali da essere considerato uno dei massimi risultati raggiunti. La città di New York ne è trasformata, non solo a livello turistico, ma anche morfologico: da qui prenderanno forma diverse soluzioni urbanistiche, che in seguito Manhattan ha fatto sue. I parchi di Disney rappresentano, nella seconda metà del Novecento, il modello per eccellenza dei parchi tematici, e, tutt’oggi punti di riferimento di settore, sono qui descritti per la loro abilità di sapersi aggiornare e innovare costantemente.
Di pari passo si stanno diffondendo sempre più numerosi parchi tematici, che hanno scelto il proprio tema sulla base di contenuti derivati da letteratura, cinema, archeologia, storia: non-luoghi dove l’utente svolge un’azione di riconoscimento degli elementi, più che di scoperta, grazie all’isomorfismo vigente (tutto si identifica tendenzialmente con tutto).
In merito ai parchi naturalistici, si osserva un’evoluzione generale sia per quel che riguarda i primi musei naturalistici, nati per lo più per scopi di archivio e catalogazione degli esperti, che si stanno trasformando in “Science Centres”, con funzioni di edutainment; sia per le versioni “outdoor”, di aree protette e parchi, che oltrepassano la loro funzione iniziale di tutela ambientale per abbracciare obiettivi più di tipo “esperienziale”. Questo vale anche per zoo e acquari.
In ultima analisi viene dedicato uno spazio per una forma di musei che negli ultimi anni stanno assumendo sempre più rilievo, i musei aziendali: luoghi creati dalle aziende dove la loro storia e il loro mondo viene messo in scena e comunicato per coinvolgere lo spettatore, fino a divenire dei veri e propri parchi di divertimento. Alcuni esempi trattati riguardano Swarovsky, BMW, Guinnes, sino a casi italiani quali Alfa, Alessi, Ducati, solo per citarne alcuni.
Stefano Calabrese insegna Semiotica del testo nella Facoltà di Scienze della comunicazione e dell’economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Vanni Codeluppi insegna Sociologia dei consumi nella Facoltà di Scienze della comunicazione e dell’economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Autori: Stefano Calabrese, Vanni Codeluppi
Titolo: Nel paese delle meraviglie – che cosa sono i parchi di divertimento
Editore: Carocci
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 22,50 euro
Pagine: 184
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