“No priv@cy” (Sperling&Kupfer 2009) di Daniel Solove, affronta questioni fondamentali per un uso della rete più responsabile, di un suo sviluppo conforme alle prime idee di divulgazione democratica di conoscenza e opinioni.
Anche in vista della sovraesposizione mediatica a cui siamo tutti sottoposti con l’avvento delle nuove tecnologie.
Dopo gli attacchi del governo di Pechino contro Google, deciso a non applicare più alcun filtro in Cina, le nuove misure della privacy adottate da Facebook e la presentazione del decreto legislativo su Internet e tv di Romani, accusato di potenziare la censura su Internet, si fa sempre più attuale il dibattito sul giusto bilanciamento e la giusta regolamentazione tra libertà di espressione e privacy in rete.
Ripercorrendo la nascita del concetto di privacy, grazie ai giuristi americani di inizio secolo scorso Warren e Brandeis, e non dimenticando aspetti insiti della società relativi al pettegolezzo (richiamando il periodo della lettera scarlatta), il libro si presenta diviso in due parti. Dapprima sono analizzate le trasformazioni che gossip, discredito e indiscrezioni possono subire quando sono online. I nuovi modi con cui stiamo diffondendo informazioni in rete (blog, forum, social network, Wikipedia…) permettono di arricchire il web con una serie di dettagli personali e privati sulle nostre esistenze in maniera molto facile e rapida. Tutte nformazioni su cui facciamo affidamento nel momento in cui cerchiamo di raccogliere un quadro di presentazione su un altra persona, googlandola, per farci un’idea della sua reputazione.
Numerosi sono i casi portati a esempio, di giovani ignari che, caricando con troppa leggerezza video, immagini o informazioni su sé e altri in maniera più o meno riconoscibile, e divenendo oggetto di un tam tam digitale, si sono ritrovati inaspettatamente popolari, scalfendo così ogni sicurezza sulla propria riservatezza.
Nella seconda parte viene affrontato cosa deve essere fatto per porre rimedio al problema sulla diffusione di informazioni, che possono risultare nocive per la reputazione. Tramite la legge, la tutela della privacy può essere ottenuta limitando la libertà di espressione di altri individui, ma numerose sono le difficoltà nell’individuare il ruolo opportuno nello stabilire il confine tra queste due aree di intervento. Negli ambiti digitali, in molti dei casi portati ad esempio, oltre alla questione se si tratti di diffamazione (ovvero diffusione di false indiscrezioni su una persona) o di pubblica divulgazione di fatti privati, entra in gioco anche la responsabilità dei diversi soggetti.
L’anonimato, importante modalità di espressione che permette di essere sperimentali nell’esporre le proprie idee, senza rischiare di danneggiare le reputazioni, presenta qui il suo lato oscuro, poiché spesso il potersi sottrarre alla responsabiltà della propria condotta porta più facilmente a violare e danneggiare le altre persone. Pur esistendo dei servizi in grado di mascherare la propria identità, su Internet esiste un anonimato tracciabile, dal momento che per ogni sessione viene registrato un indirizzo IP identificativo del cliente del provider, ma sono dati in possesso dei gestori dei siti, immuni dalla responsabilità di ciò che gli utenti hanno scritto, almeno finchè non gli venga richiesto di rimuovere il messaggio.
Oltre che per la responsabilità, le stesse informazioni necessitano di essere valutate per considerare quale sia il confine tra privato e pubblico, dal momento che molti aspetti della vita quotidana odierna, pensati come rivolti a una stretta cerchia di persone, rischiano di essere spiattellati al mondo intero e oggetto di un possibile linciaggio high tech, perché registrati digitalmente da telecamere di sicurezza, videofonini o cellulari di un passante.
Internet è un’inimmaginabile risorsa per la propria liberta di espressione, che, però, rischia, allo stesso tempo, di renderci meno liberi.
Daniel J.Solove è professore associato alla Gorge Washington University Law School, ed è un esperto internazionalmente riconosciuto di legislazione sulla privacy. Vive a Washington e cura un blog all’interno del sito giuridico www.concurringopinions.com.
Autore: Daniel J.Solove
Titolo: No privacy
Editore: Sperling&Kupfer
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 18 euro
Pagine: 245