Con “La guerra civile fredda“ (Feltrinelli, 2009) torna il genio e l’irriverenza sistematica di Daniele Luttazzi, autore senza vie di mezzo, amato e odiato al tempo stesso, fino al disprezzo. Molte le definizioni che si danno su di lui. E molte sono le critiche, come se si fosse davanti ad un collettivo je t’accuse mediatico e popolare. Mandato via una prima volta dalla Rai, agli esordi, nel 1989 per una battuta sul partito socialista durante le prove di Fate il vostro gioco, negli anni, è stato vittima di continue censure e vere e proprie epurazioni.
Sempre nel 1989 con gli sketch Marzullo intervista Hitler e Marzullo intervista Gesù preparati per il programma Banane sulla rete Telemontecarlo, Luttazzi vedrà il produttore Sandro Parenzo proibirne la messa in onda.
Tornato alla Rai nel 1994 per volontà di Angelo Guglielmi sarà coautore e interprete del programma Magazine 3; è l’inizio di un periodo molto positivo che culmina nei personaggi di grandissimo successo presentati in quel contenitore brillante che è stato e che in parte è ancora Mai dire Gol. Ma è nel biennio 2000-2001 che la figura di Luttazzi si scontra in maniera decisiva e prepotente con il potere politico e con la censura. Dopo il successo del primo programma tutto suo, Barracuda, trasmesso da Italia 1 è l’ora di tornare nuovamente in Rai grazie ad un incontro proficuo avuto con Carlo Freccero, allora direttore di RaiDue. Il programma presentato dal comico, Satyricon, prende il nome dall’importante opera classica di Petronio Arbitro quasi a voler nobilitare il genere della satira portato avanti con molta fierezza. Andato in onda con cadenza settimanale, in seconda serata, sin dall’esordio sarà motivo di polemiche feroci prima contro la volgarità del linguaggio usato e poi contro gli attacchi a vari esponenti politici del parlamento. Il monologo iniziale si presentava come un flusso di battute sferzanti sull’attualità e su molti personaggi di spicco della vita pubblica a cui seguivano abitualmente tre interviste altrettanto libere ad ospiti di vario genere intervallate da vari sketch e da una sitcom sulla vita amorosa del comico
La goccia che ha fatto traboccare il vaso fu però l’ormai storica puntata del 14 marzo 2001 in cui il comico intervisterà il giornalista Marco Travaglio. La storia ha prodotto i risultati di quello che venne denominato “editto bulgaro”: Luttazzi, così come Biagi e Santoro, fuori dal palinsesto televisivo Rai per volontà del futuro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma l’epopea del comico continua inesorabile: tornato in televisione nel 2007, in seconda serata, su La7, con il programma Decameron dopo poche settimane verrà estromesso dal palinsesto nonostante gli ottimi successi di audience.
Ma perché Luttazzi crea così tanto scompiglio? Che il comico venga malvisto dalle forze politiche, dato il tipo di attacchi ad personam e a pioggia su quello o quell’altro esponente o parte politica, mi sembra ovvio. Ma perché l’opinione pubblica, critica e gente comune, vede in lui un qualcosa quasi di negativo per la società, lontano dal buon gusto, dal senso comune? Lo spettacolo di Luttazzi è quanto di più si possa stigmatizzare, è “robaccia”, “sozzura”, è qualcosa di orripilante. Eppure di contrappeso ha numerosissimi spettatori e si può considerare, senza dubbio, uno dei maggiori esponenti e innovatori della satira italiana.
Risposte, se ce ne sono, si possono trovare anche in questa nuova raccolta di monologhi: in lui vi è una attrazione per il provocatorio, per il trash, per alcuni aspetti del kitsch. Vi è in lui una voluta espressione del brutto. Il piacere del brutto è un tabù, e come un tabù, quasi a sacralizzarlo, non se ne può parlare. I futuristi urlarono: “Facciamo coraggiosamente il brutto!”. Coraggio, ci vuole coraggio per nominare l’indicibile. Le avanguardie come i futuristi, come i dadaisti, come i surrealisti aprivano questa botola e gettavano la propria impronta, la loro era arte tout court, immediata. Luttazzi apre la botola ma non con la mano dell’artista. Con quella del comico. Anzi, del “satiro”.
Via via crolla tutto l’establishment politico: non si salva nessuno. Siamo in una vera e propria guerra civile. Senza rivoluzione però. Una guerra civile a distanza. Fredda. Certo, con la destra di governo va giù pesantissimo (cos’è la satura se non attacco al potere?) ma non scherza neanche con il Partito Democratico (Ultima ora: politica italiana. La situazione del Pd migliora: adesso è classificata come “senza speranza”.). Bersaglio è anche la Chiesa, anzi la religione in tutte le sue forme, oppio del popolo e invenzione del potere. Le tavole della “cow crucis” saranno indigeste per tutti i credenti ma non si limita a sbeffeggiare, deridere, canzonare: Luttazzi sale in cattedra e impartisce lezioni di storia. Ma la storia, si sa, ognuno la legge come vuole: sempre il senso della vita non sia davvero da cercare su google.
Daniele Luttazzi è nato a Santarcangelo di Romagna nel 1961. Dopo una breve collaborazione a “Tango” di Staino come vignettista, decide di fare lo stand up comedian: dal 1988 a oggi ha scritto e interpretato sette monologhi satirici. Tv: Magazine 3 (’94, ’95 Rai Tre), Mai dire gol (’96, ’97, Italia Uno), Barracuda (’98, Italia Uno) e Satyricon (2001, Rai Due). Radio: Onde comiche (’92, Rai Radio Due).Ha scritto dieci libri umoristici: 101 cose da evitare a un funerale (1993),Locuste: come le formiche, solo più cattive (1994), Adenoidi (1995), Va’ dove ti porta il clito (1995 Premio Satira Forte dei Marmi), C.R.A.M.P.O.: corso rapido di apprendimento minimo per ottenebrati (1996), Tabloid: con Panfilo Maria Lippi (e Dingo): buonasera (1997), Cosmico: una valida alternativa all’intrattenimento intelligente (1998), Barracuda: appiattire dopo l’uso (1999), Sesso con Luttazzi (2000). Ha tradotto dall’americano Lloyd Llewellyn (il fumetto cult di Daniel Clowes) e i tre libri di Woody Allen, di prossima pubblicazione. Sua inoltre la presentazione del libro di Lenny BruceCome parlare sporco e influenzare la gente. Scrive canzoni pop per il gruppo Johnny Panic & the Bible of Dreams, di cui è il cantante. Un suo cortometraggio animato, Flic sulla luna (1974), vinse una targa Unesco a un concorso per scuole medie. Sta preparando il prossimo, un saggio intitolato Leni Riefensthal e i Vanzina. È evidente che non ha di meglio da fare.
Autore: Daniele Luttazzi
Titolo: La guerra civile fredda
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15 euro
Pagine: 256