Con “Subliminal autogrill e Minimal Hotel” (18:30 Edizioni, 2009), piccolissimi volumi della collana “Microlit” diretta da Luca Moretti, Isabella Borghese penetra da una parte nel mondo dei non luoghi, quegli spazi costruiti con un fine specifico –transito, trasporto, commercio, tempo libero – e dall’altra nel rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi.
L’autogrill di Isabella Borhese è lontano anni luce da quello cantato da Francesco Guccini – anche se il cantautore bolognese è volutamente citato – perché se in quella splendida canzone il non-luogo autostradale diventa crocevia di un innamoramento fugace, che dura lo spazio di una soda e di una fila alla cassa, volato via sulla scia dell’asfalto, quello della giovane autrice è moderno, quasi tondelliano, underground. Dell’autogrill non si ricorda una visione angelica o la musica di un vecchio juke-box ma il dialogo con un quasi derelitto. Luogo fondamentale del non luogo diventa il bagno: si susseguono collegamenti tra il passato e il presente, figure femminili reali si delineano nel modo in cui affrontano il passaggio tra il bisogno di liberarsi e la fermata, l’entrata al “market delle meraviglie” e la discesa negli “inferi dei cessi”. Non c’è nulla dell’amore di respiro squisitamente francese che troviamo in Guccini: c’è semmai il vizio del nostro tempo abbinato ad una cultura on the road tipica della letteratura degli ultimo venti anni.
Per raccontare l’autrice si fa “uomo”, rappresenta un genere, quello maschile, eternamente di passaggio: non sempre riesce a calarsi nel personaggio ma riesce nel suo intendo, scontrandosi contro la nostra sensibilità come un pugno nello stomaco.
In Minimal hotel invece si assiste ad una carrellata di immagini e di storie volutamente non concluse. Come in una sorta di Grande Fratello le stanze dell’albergo ci appaiono senza pareti. Il problema è che riusciamo a guardare ma non ad osservare: tutto ci appare così chiaro che alla fine capiamo di non aver visto niente. Tutto è relativo, questa è, in sintesi, la tesi di Isabella Borghese: siamo o non siamo poco importa. La società dell’immagine trova nel suo apice il suo momento di caduta: è il trionfo del rarefatto, dell’impalpabile. L’importante non è vivere ma imparare a sopravvivere guardando vivere gli altri: è lo schema del nostro ma che, per questo racconto, ottimo nella sua forma e nella armonia delle parti, non funziona affatto.
Isabella Borghese è romana, pubblicista, ufficio stampa, organizzatrice di eventi; suoi racconti e recensioni potete trovarli sul web, in vari blog letterari e antologie, tra cui Nazione Indiana, Opifice, Terranullius. “Parole e persone” sono le questioni che ama di più nella vita.
Autore: Isabella Borghese
Titolo: Subliminal autogrill e Minimal hotel
Editore: 18:30 edizioni
Anno di pubblicazione: 2008 e 2009
Prezzo: 2 euro (ciascuno)
Pagine: 16 e 16.