Alla libreria delle Donne, in via Pietro Calvi a Milano, è stata presentata il 28 ottobre l’ultima fatica letteraria di Valeria Viganò, “La scomparsa dell’alfabeto“, (Edizioni nottetempo, 2009).
La saletta nel retro era gremita per lo più dal gentil sesso: al tavolo Zina Borgini a introdurre l’incontro, la scrittrice Viganò e il professore Eugenio Borgna, definito il maestro della psichiatria italiana. È questo un romanzo ricco di temi, pur nella sua trama estremamente semplificabile: una donna non più giovane, Nona, racconta la sua storia spinta dall’ineluttabilità di una malattia degenerativa che le farà progressivamente perdere la memoria. Il nucleo del suo racconto è la storia d’amore avuta vent’anni prima con la sua psichiatra, la dottoressa Merkel (la scrittrice non le riserverà mai l’intimità di un nome). Ma non siamo in presenza di un romanzo d’amore: all’autrice interessa indagare la natura e il funzionamento della memoria. La seconda parte del testo, infatti, presenta grandi incursioni proustiane. Che cosa sono i ricordi se non la versione di quello che ricordiamo? Il ricordo è di per sé una menzogna.
La rievocazione di un tempo doloroso ha anche una funzione salvifica: raccontando, la donna spinge il ricordo nell’oblio ineluttabile ed è finalmente salva. Analogamente, la malattia, che è il vero motore della storia, cancellerà lentamente i ricordi di Nona ma al contempo le consentirà momenti di straordinaria eccitazione creativa, un omaggio all’eroe del Doktor Faustus di Mann.
Un altro dei temi che compongono questo complesso romanzo è la riproposizione del rapporto psicanalitico. Prima della dottoressa che le spezzerà il cuore, Nona era curata da un rozzo dottore che non porterà a termine la terapia (leggiamo tra le righe la polemica verso il maschile). Infine, affiderà i suoi intensi ricordi a un amico psicanalista, a sua volta abbandonato dalla moglie. Ma viene fuori un’altra questione: perdonare o non perdonare chi ci ha fatto soffrire? Se la fine di un amore può essere accettata con condiscendenza, come comportarsi di fronte alla disonestà dell’altro, di fronte a un tradimento morale? È questo il nervo scoperto che scompiglia le carte in tavola e fa sì che il passato si trasformi da lenta narrazione a prepotente irruzione nel presente.
Nel rapporto tra le due donne, uno spazio significativo è occupato dal gioco di potere compiuto dalla dottoressa: sarà lei infatti a trascinare Nona in una febbrile esperienza d’amore e nel tormento che ne deriverà. Nonostante la molteplicità e la complessità dei temi trattati – il libro ha richiesto un lungo periodo di “gestazione”, rivela la scrittrice – il romanzo non scade mai nel melodramma, né nel patetismo: i personaggi sono dotati di sarcasmo e ironia; il linguaggio intenso e di straordinaria bellezza si accompagna a un rigore formale difficile da trovare nei romanzi contemporanei, come sottolinea il dottor Borgna. È un romanzo poliedrico, che offre molteplici spunti di riflessione, per tutti.
Valeria Viganò, milanese di nascita, romana di adozione, collabora con L’Unità e La Repubblica, ha lavorato per la radio, e insegna da anni scrittura creativa. Tra le sue opere di narrativa “Il tennis nel bosco” (1989), “Prove di vite separate“ (1992), “L’ora preferita della sera” (1995), “Il piroscafo olandese” (1999).
Autore: Valeria Viganò
Titolo: La scomparsa dell’alfabeto
Editore: Nottetempo
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 16,50 euro
Pagine: 256