“Nell’era dell’irresponsabilità. L’Italia è diventata il paradiso delle bolle di sapone. E del pensiero magico che le fa volare in alto”. E’ il cuore de “La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano” (Feltrinelli 2009) di Curzio Maltese.
Nel libro l’editorialista del quotidiano La Repubblica analizza la situazione reale del nostro paese che vive da quindici anni in una bolla politica e mediatica, il berlusconismo. Dal 1994 l’Italia è divisa in due: chi vive felicemente dentro questa bolla di sapone, si sente protetto e si identifica con il carattere, i presunti vizi e le virtù del Capo del Partito delle Libertà e chi invece ostinatamente non si rassegna al fatto che metà paese si sia lasciato irretire, portare fuori strada dal Cavaliere il quale da 15 anni domina la scena politico-mediatica nazionale facendosi per forza di cose notare anche all’estero. Siamo diventati quindi un Paese spaccato, radicalizzato, che di conseguenza non trova sbocchi, che non sa più sperare, guardare in avanti, la cui crisi economica ha dato il colpo di grazia dove il belusconismo “ha svuotato la democrazia, in maniera sistematica e diffusa, nei palazzi delle istituzioni, come nelle teste dei cittadini. Ha snervato il parlamento, la magistratura, la libera informazione, la scuola”.
Curzio Maltese in questo libro-inchiesta diviso in dieci illuminanti capitoli attraverso coraggiose riflessioni e tante storie come quelle dei ragazzi del movimento studentesco dell’Onda, di giovani professori come Massimo Marchiori, dei tanti lavoratori dei call-center si interroga sulle ragioni profonde dell’attuale status quo in Italia con uno sguardo razionale, ironico, a volte cinico ma straordinariamente vero e non pessimista come apparentemente possa sembrare. Dopo aver terminato di leggere il libro il lettore si renderà conto di aver scoperto un’Italia diversa, quella che non vedrà mai raccontata nei telegiornali sia pubblici che privati eccetto rare eccezioni.
Maltese, a otto anni dall’editoriale dell’Economist che definì Silvio Berlusconi inadatto (unfit) a governare l’Italia, forse è superfluo domandare se anche Lei è sempre stato dello stesso parere…
“Si, fin dal principio c’era questo conflitto di interessi che avrebbe impedito in qualsiasi democrazia occidentale ad una persona così di diventare Presidente del Consiglio senza nello stesso tempo né cedere le sue reti televisive, il suo impero editoriale, né affrontare i processi che erano legati alle sue attività e che risalgono a prima della sua discesa in politica. È inadatto a governare per tutto il mondo tranne che per gli italiani.”
Quali sono secondo Lei i maggiori segnali che stanno ad indicare che il sogno berlusconiano è arrivato al capolinea? E per quale motivo questa fine Lei la definisce pericolosa?
“I segnali ci sono praticamente tutti i giorni. Quando ho cominciato a scrivere il libro, in realtà Berlusconi era al massimo del consenso, e proprio per quello mi sembrava che ci fosse qualcosa di stonato in questo consenso senza crepe. Poi pian piano le crepe sono arrivate, oggi mi sembra che la maggioranza di governo si regga abbastanza con lo sputo. Fini è completamente su posizioni opposte a quelle della Lega, c’è oggi un contrasto molto forte tra Tremonti ed alcuni ministri, in particolare Brunetta. Mi sembra che l’impero berlusconiano stia scricchiolando. La pericolosità sta nel fatto che tutte le volte che in Italia cambiano le situazioni politiche non avviene mai in tranquillità. Anche l’avvento di Berlusconi fu preceduto come si ricorda da due anni tremendi ’92/’93 con bombe ed attentati. Quindi il cambio di stagione in Italia non è mai un fatto normale come in altri paesi democratici.”
La bolla politica che ci separa dalla realtà in un ottimismo perenne lontana dai veri problemi descritta nel suo saggio assomiglia ad una grande bolla speculativa?
“Si, io comincio raccontando non la storia legata a Berlusconi ma la storia legata a Bernie Madoff il più grande truffatore della storia, ha truffato 58 miliardi di dollari. Egli aveva un motto con il quale istruiva i suoi venditori KISS acronimo di Keep it simple, stupid, falla facile, stupido. Questo è anche un libro contro la semplificazione, cioè l’idea che i problemi complessi, la modernità si possano risolvere con una trovata. Quando si vende una spiegazione semplice ad un fatto complicato dietro c’è una truffa, come avviene nelle bolle finanziarie, le quali vendono l’illusione che si possano fare i soldi al di là della produzione, semplicemente appunto speculando all’infinito. Allo stesso modo le bolle immobiliari illudono che i prezzi delle case debbano salire sempre e mai fermarsi. La bolla politica nella quale siamo immersi non permette agli italiani di vedere quali sono i problemi reali del paese oppure li cancella con un tratto di penna, con uno slogan. Ma i problemi ci sono rimangono e sono quelli che c’erano prima di Berlusconi.”
C’è ora in Italia una grande confusione tra quello che è vero e quello che è fiction e nel suo testo ci sono molti esempi di ciò. Ce ne descrive uno?
“Oramai più che di fiction bisognerebbe parlare di noir, di horror, mi riferisco ai fatti più recenti. Ma in molti casi non arriva informazione, arrivano solo gli slogan. Per esempio sui processi di Berlusconi c’è un’informazione completamente falsata. La gente comune che non ha tempo di stare dietro a tutte le notizie ha l’impressione davvero che Berlusconi sia un perseguitato dopo aver fatto politica. La realtà è completamente diversa. Questo avviene in tutti i settori. Faccio un esempio. La lotta di Brunetta contro i cosiddetti fannulloni non è stato nulla di concreto ma solo chiacchiere. Abbiamo in questi anni assistito all’elogio della flessibilità soprattutto per i giovani perché avrebbe permesso ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. I giovani sono emarginati nel mondo del lavoro molto più di quanto non fossero le generazioni precedenti, e se sono entrati nel mondo del lavoro sono entrati nelle periferie guadagnando pochissimo e senza diritti. Questi sono i modi in cui si confonde la realtà con una specie di telefilm dove si raccontano altre storie, altre trame.”
“Siamo ridotti come il paese di Macondo, che dovrà un giorno rinominare gli oggetti“. Nel paese di Berlusconi perché la memoria di quello che è stata la nostra storia viene cancellata in un eterno fare e disfare, abolendo nell’opinione pubblica la distinzione tra vero e falso?
“Berlusconi da quindici anni sta parlando di riforme che non ha neppure accennato, in compenso ha fatto diciotto leggi ad personam per scappare ai suoi processi. Il paese avrebbe bisogno di riforme in un senso o nell’altro. In un senso più solidale proposto in genere dai progressisti oppure in un senso più liberista. Il paese le riforme non le ha più fatte. Quello che viene riformato in continuazione è la memoria storica degli italiani. Ormai si leggono delle versioni sulla resistenza, sul fascismo ed antifascismo che sono ma neanche manipolate ma grottesche. Si leggono riscritture rapide della storia. Berlusconi qualche settimana fa ha detto che ci sono stati governi del compromesso storico che hanno indebitato l’Italia nel 1980/92… è una sciocchezza colossale. Il compromesso storico si è esaurito tra il ’76/’79. Ma è sembrato una cosa normale nessuno è stato neanche a precisare che si trattava di uno sfondone. Abbiamo cancellato appunto la memoria storica e questo è grave perché l’Italia di queste cose campa. Cioè quello che noi vendiamo sul mercato internazionale non sono solo tondini nel bresciano, è anche la nostra storia che poi diventa prodotto merce made in Italy. È la nostra storia, se la resettiamo ricominciamo ogni giorno da capo come accade ormai da anni, rischiamo di scomparire.”
Nel romanzo di Andrea Camilleri “La rizzagliata” si parla del potere che ha la televisione nel creare opinione spesso distorcendo la verità. In Italia esiste una gigantesca sproporzione tra chi fa informazione sulla carta stampata e l’informazione televisiva. La bolla è quindi anche mediatica?
“Intanto la sproporzione c’è in tutti i paesi perché comunque in tutti i paesi la televisione ha raggiunto un numero maggiore di cittadini che non la stampa. In Italia la sproporzione è gigantesca perché si legge poco. Il fatto poi che la televisione sia sostanzialmente controllata dal gruppo Berlusconi nell’etere privato ma di fatto attraverso la politica anche la Rai è controllata in buona parte da Berlusconi, questo rende falsato il gioco democratico. Il 90% degli elettori italiani si informa prevalentemente attraverso la televisione. Ora se si informa attraverso il Tg1 di Minzolini siamo nei guai perché è un caso persino con risvolti comici di negazione dei fatti. I fatti sono scomparsi dalla televisione. Li vanno a cercare in alcune trasmissioni come Report di Milena Gabanelli ma sono delle piccole riserve indiane rispetto ad un’informazione che è in realtà propaganda. Dicono delle bugie per sostenere una parte politica. Questa è una situazione che prima o poi deve essere sanata. Lo si dice da tanti anni: chi fa politica non deve avere la proprietà dei mezzi di comunicazione.”
Ha dedicato un capitolo a “Laura che non si chiama Laura”. Desidera raccontarci la storia di Laura e dei tanti ragazzi come lei?
“È una storia che ho conosciuto anche grazie al mio amico Ascanio Celestini che si è occupato della lotta dei precari della ATESIA, un grande call-center alle porte di Roma. Laura è una delle ragazze che rispondono alle nostre chiamate ai call-center con un nome falso. Dietro queste risposte meccaniche ci sono le vite di queste persone, vite di giovani, alcuni non più tanto giovani che hanno bruciato le proprie speranze. Magari hanno studiato, volevano fare un altro lavoro sono entrati in un call-center per mantenersi agli studi e poi sono rimasti li per tanti anni senza diritti, senza uno stipendio decente. La grande bugia della flessibilità si è ridotta a questo, cioè una forma di schiavizzazione del lavoro che quando ho cominciato a lavorare io per fortuna non c’era ma che oggi è ovunque. I giovani pagano il prezzo più alto ai problemi del paese.”
Si ride amaro nelle pagine dove Lei descrive dati alla mano, come nei governi presieduti da Berlusconi, il tasso di evasione fiscale, salga immediatamente mentre le entrate fiscali crollano. Si potrà mai porre rimedio a questo vizio atavico del popolo italiano?
“Noi abbiamo un’evasione fiscale che è più del doppio della media europea, che sottrae allo Stato ogni anno 150 miliardi di euro, che sono una dozzina di finanziarie. Naturalmente la politica dei condoni non fa che aumentare questo disastro e questa profonda ingiustizia. In Italia chi paga le tasse è prevalentemente il lavoratore dipendente per avere dei servizi scadenti, chi non le paga le paga meno che nei paradisi fiscali. Io l’ho chiamato La paga del consenso, chi vota Berlusconi sa che non gli faranno dei controlli, infatti ogni volta che Berlusconi va al governo crolla il gettito fiscale indipendentemente dalla congiuntura economica. È un segnale molto grave, che non c’entra nulla con la destra o la sinistra. Io spero che una volta finita questa stagione Berlusconi, destra e sinistra, visto che pagare le tasse non è una questione di essere di destra o di sinistra ma di essere onesti o disonesti, destra e sinistra dicevo si troveranno per combattere insieme l’evasione fiscale che è facile da fare perché gli strumenti tecnologici sono tali che si può abbattere in poco tempo. L’ Irlanda, per esempio, ha abbattuto l’evasione del 90% in 10 anni.”
Quali sono Gli alibi della sinistra, titolo del capitolo dedicato al partito di opposizione?
“Secondo me la sinistra non ha mai avuto il problema di battere Berlusconi quanto quello di non farsi sostituire da altri dirigenti di sinistra. La nomenclatura del centro-sinistra ha trovato anzi in Berlusconi, come del resto tutto il paese, un elemento di conservazione e anche di propria conservazione. La sinistra non è riuscita a fare la legge sul conflitto di interessi quando era al governo per risolvere questa situazione intollerabile democraticamente ma sono riusciti a mantenersi sempre li con gli stessi dirigenti di quindici anni fa, nel frattempo hanno fondato tre o quattro partiti diversi, cambiato simboli. Da questo punto di vista sono stati dei fuoriclasse.”
“La sola parola intellettuale nell’Italia contemporanea è ormai un insulto“. Ci spiega la ragione di ciò?
“Persino il Ministro della Cultura Sandro Bondi ha detto che a lui gli intellettuali fanno vomitare… non si capisce se lui nel tempo libero faccia il fabbro… Gli intellettuali per me sono quelli che pensano autonomamente da un interesse costituito, chi esprime un pensiero autonomo. Ma in Italia il pensiero autonomo non esiste, è al servizio di qualcosa. La figura dell’intellettuale che incide sulla realtà come Pasolini, Moravia, Eco, è ora una figura in ombra sostituita da dei personaggi mediatici, televisivi, ma spesso superficiali che non fanno riflettere sulla realtà, ma semplicemente creano un serie di club di seguaci, come se fossero delle rock-star.”
“E poi ci sono questi ragazzi… tutti aspiranti giornalisti. Ora tocca a voi raccontare l’Italia agli italiani. Noi abbiamo perso“. Questa è la frase che conclude il libro. In cosa avete perso?
“Com’è chiaro l’Italia non è un paese dove c’è grande libertà di stampa quindi evidentemente a noi è andata male. Io faccio un mestiere molto bello e sono stato molto fortunato a fare il giornalista della carta stampata, mestiere nato più di due secoli fa, che è destinato a finire. In futuro ci saranno altre forme di comunicazione, Internet per esempio, dalle quali io non sono particolarmente affascinato perché non è la mia forma di comunicazione anche se saranno splendide. Nel libro io racconto di questo giovane professore italiano Massimo Marchiori che ha inventato l’algoritmo di Google e che sta lavorando su nuovi motori di ricerca che rivoluzioneranno il modo di informare attraverso la rete. Siamo al principio di una grande rivoluzione dell’informazione e quindi spero che questa rivoluzione ci porti del buono e sicuramente sono le nuove generazioni che possono farla.”
Curzio Maltese è nato a Milano il 30 Marzo 1959 nel quartiere di Sesto San Giovanni. Giornalista e scrittore, dopo un periodo tra fabbrica e radio libere, decide di dedicarsi interamente al giornalismo. Ha iniziato ad occuparsi di sport e cronaca per i quotidiani La Gazzetta dello Sport, La Notte e La Stampa dal 1986. Dal 1995 è editorialista per il quotidiano La Repubblica e il settimanale il Venerdì di Repubblica. Curzio Maltese con Feltrinelli ha pubblicato Come ti sei ridotto. Modesta proposta di sopravvivenza al declino della nazione (2006), I padroni delle città (2007) e La questua (2008).
Info: guarda la video intervista all’autore
Autore: Curzio Maltese
Titolo: La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 13 euro
Pagine: 144