Un libro forte, autentico, che lascia il segno: “Il farmacista di Auschwitz” (Garzanti, 2009), di Dieter Schlesak. E’ la storia vera di Victor Capesius farmacista a Sighisoara, buon vicino di casa della famiglia Schlesak.
Nel libro c’è una fotografia del 1929 che lo ritrae sorridente in uno stabilimento balneare della cittadina, con alcuni conoscenti. Anni dopo, Capesius si trova ad Auschwitz, e sarà lui a decidere la sorte di tanti suoi vicini mandandoli nella camera a gas.Basato su documenti autentici, questo libro ripercorre la storia del campo di concentramento attraverso la figura inquietante del Farmacista e di un personaggio immaginario Adam, che da voce all’orrore e alla grande tragedia dell’olocausto, riferendo fedelmente le parole e i fatti realmente accaduti e dette da vittime e boia. Capesius, condannato a nove anni di carcere, è poi vissuto e morto serenamente.
L’autore ha risposto ad alcune nostre domande.
Il suo libro Il farmacista di Auschwitz racconta la storia di Capesius un farmacista delle SS. Come mai ha scelto di parlare dei capi di concentramento e dell’orrore dell’olocausto attraverso questo personaggio?
“Capesius viene dalla stessa città in quale sono nato. Lo conosco dalla mia infanzia. E stato amico della mia madre. Non posso ancora capire come questo “zio” sia stato in grado di essere uno dei più grandi carnefici del Auschwitz. Ne anche suo nipote, con quale ho parlato a lungo, è riuscito a capire.”
Victor Capesius verrà processato e condannato, quanto ha odiato o amato di questo uomo che decideva chi doveva vivere e chi doveva andare nelle camere a gas?
“Non odio ne amo quest’uomo. È impossibile capire. È come fare un analisi nell’abisso.”
Il deportato Adam è il narratore della storia, è l’unico personaggio del libro inventato, tutte gli altri personaggi sono esistiti e hanno vissuto chi da vittime chi da carnefici la più grande tragedia umana, come mai questa scelta?
“Dovevo creare questo personaggio, perché sarebbe stato impossibile come autore narrare “normalmente”.”
Il libro contiene date, aneddoti e deposizioni, quanto tempo ha impiegato per riuscire a documentarsi?
“La documentazione è stata lunga ho impiegato ben 30 anni per poter raccogliere tutto il materiale necessario per questo libro.”
Mentre la scelta di inserire foto che riguardano protagonisti del libro ma anche dei deportati e del campi da dove è nata, è stato per lei un ulteriore conferma del grande lavoro di documentazione?
“Si, lo è stato. Un grande lavoro di raccolta che un po’ mi ha cambiato la vita. E anche mia personalità.”
Lei come scrittore e giornalista ha subito la persecuzione nel suo paese da parte del regime Di Ceausescu, oggi vive in Italia, ma quanto ha inciso la sua esperienza in questo libro fatto di emozioni e sensazioni molto forti?
“Si, ma non voglio paragonare. Sono due dittature molto differenti. E vero, il trauma del rosso e rimasto forte. Ma il nazismo è una cosa qualcosa di interiore, quasi qualcosa di “familiare”.”
Tanti libri hanno raccontato l’olocausto, cosa c’è di diverso nel suo e soprattutto qual è il messaggio che può trasmettere ai giovani che per loro grande fortuna non hanno vissuto la guerra?
“In questo libro ci sono sia carnefici sia sacrificati. Vorrei dire ai giovani di avere più cura, che siamo tutti esposti ancora oggi alla menzogna sociale e a certe ideologie. E di stare attenti che questo orrore del olocausto non si ripeta.”
Dieter Schlesak è nato nel 1934 a Schäßburg (Sighisoara) in Transilvania, Romania. Poeta di madrelingua tedesca, saggista e romanziere, dopo gli studi universitari in germanistica a Bucarest ha subito la persecuzione del regime di Ceausescu per la sua attività di redattore della rivista «Neue Literatur». Nel 1969 si è trasferito a Stoccarda, in Germania, e dal 1973 vive in Toscana, ad Agliano, sopra Camaiore (Lucca). Membro del PEN Club, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi letterari.
Autore: Dieter Schlesak
Titolo: Il farmacista di Auschwitz
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 18,50 euro
Pagine: 450