Tra delusione e speranza, il dramma comico e noir “L’ombra di quel che eravamo“ (Guanda, 2009) dello scrittore cileno Luis Sepúlveda è un romanzo divertente, scorrevole. E soprattutto a lieto fine.
Dedicato “Ai miei compagni ed alle mie compagne / che caddero ma poi si rialzarono, / curarono ferite e difesero risate / salvando l’allegria e riprendendo la strada”, il libro già dal principio svela la sua conclusione.
Nel romanzo si intrecciano varie vicende e diversi fili narrativi che si combinano con esiti sorprendenti. “Sono l’ombra di quel che eravamo, ma finché c’è luce esisteremo“. Con queste parole esce di casa un misterioso tizio, che si scoprirà essere un anarchico, intenzionato a compiere la sua ultima opera rivoluzionaria nello stile di Robin Hood: togliere ai ricchi per dare ai poveri. Ma sul cammino, per fatale incidente, viene colpito da un giradischi, lanciato da una finestra, e l’ “Ombra”, questo il suo nome di battaglia, cade a terra senza più vita. Una lite fra una moglie delusa e un marito ex rivoluzionario fallito è stata la causa dell’involontario omicidio.
Nel frattempo tre ex-sostenitori di Allende di varia estrazione politica si riuniscono per compiere, guidati dallo specialista, il quale non è altri che l’Ombra, l’atto rivoluzionario.
Si ritrovano cambiati “l’ombra di se stessi di un tempo“, dopo aver subito il carcere, le torture o l’esilio. Chi ha preso trenta chili in più, chi ha perso i capelli, chi invece ha perso la testa per le scosse elettriche della polizia, chi ha fatto ritorno in Cile dopo perdite e delusioni.
L’Ombra, come si è visto, non arriverà mai: chi la sostituirà? Proprio il marito fallito, ex rivoluzionario cinese, che riuscirà a riscattare la sua vita abulica portando a termine gli intenti dei compagni. A condurre le indagini è un ispettore imprevedibilmente aperto e di larghe vedute.
L’esito del romanzo non può che essere positivo e inaspettato: una denuncia degli intrighi e dei furti compiuti dagli ex militari, un tempo al potere.
“Finché c’è luce esisteremo; la speranza e gli ideali sono gli ultimi a morire“. L’autore in modo estroso e fantastico, con il suo tipico stile fluido e colloquiale, intessuto di dialoghi vivaci, riesce a farsi interprete di una generazione, non soltanto cilena, che si è illusa di cambiare il mondo e dopo delusioni e fallimenti ha ancora il coraggio di mantenere una piccola luce di speranza e di gioia di vivere.
Luis Sepúlveda è considerato l’autore di riferimento della nuova narrativa sudamericana. Nato in Cile nel 1949, Sepúlveda ha lasciato il suo Paese al termine di un’intensa stagione di attività politica, conclusasi drammaticamente con l’incarcerazione da parte del regime del generale Pinochet. Ha viaggiato a lungo in America Latina e poi nel resto del mondo, anche al seguito degli equipaggi di Greenpeace. Dopo aver risieduto ad Amburgo e a Parigi, vive attualmente in Spagna, nelle Asturie. Autore di libri di poesia, «radioromanzi» e racconti, ha conquistato la scena letteraria con il suo primo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, apparso per la prima volta in Spagna nel 1989, e in Italia nel 1993. Amatissimo dal suo pubblico, e in particolare dai lettori italiani, ha pubblicato da allora numerosi altri romanzi, raccolte di racconti e libri di viaggio, tra i quali spicca la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, uno dei libri più letti degli ultimi anni.
Autore: Luis Sepúlveda
Titolo: L’ombra di quel che eravamo
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 14,50 euro
Pagine: 148