Federalismo criminale è la denuncia, eccezionalmente documentata, di come anche nei comuni sciolti per mafia nulla cambi, di come le mafie riescano a ritornare ogni volta padrone. Con i nomi e i cognomi dei protagonisti del malaffare di ieri e di oggi, tra scandali, devastazione ambientale e latitanze dorate. Nello Trocchia in “Federalismo criminale” (Nutrimenti, 2009) ci porta alla scoperta della verità e del degrado. Un’inchiesta vera che lascia l’amaro in bocca.
Un libro sulla mafia. Su cosa ha puntato per differenziarsi dall’ampia bibliografia in materia?
“Ho provato a cambiare il punto di osservazione passando dal generale al particolare. Avevo l’obiettivo di raccontare come vivono i cittadini nei comuni a guida mafiosa con quale livello di efficienza e qualità dei servizi. Quanto incide il crimine organizzato nella vita di tutti i giorni dalla gestione dei rifiuti alle prestazioni sanitarie, dalla pianificazione urbanistica al controllo dei territori, dal sostegno ai meno abbienti passando per biblioteche, spazi sociali e centri di aggregazione fino alla gestione degli appalti. I comuni hanno un ruolo enorme nella stagione del federalismo, un ruolo che nei comuni mafiosi é piegato agli interessi del crimine organizzato.”
“Federalismo criminale“, come l’ha inteso buttando giù un libro così deciso e puntuale?
“Il federalismo lo vedi valutando la gestione dei piccoli e medi comuni che compongono lo stivale. I comuni sciolti ti restituiscono la credibilità dello stato, la rispondenza tra le parole, troppe, e i fatti. Nei comuni con la mafia sotto casa lo stato ha un volto rassegnato e prono nei confronti degli interessi dei comitati di affare. Lo stato muore nella viltà di un consigliere comunale, di un assessore, di un funzionario che onora il boss di turno, gli lustra l’abito, gli allestisce il piatto degli affari in cambio di consensi e permanenza. La storia dei comuni sciolti e la gestione degli enti locali non è affare di poco conto. Centri commerciali, grandi opere, insediamenti industriali passano per la libera determinazione dei comuni.”
Speculazioni, inganni, violenza. Come fanno a tornare ogni volta da padrone le Mafie?
“Prima delle mafie, spesso, può la politica e la sua rete affaristica. Capillare e clientelare fondata sul controllo di vite e padrona di futuro. Il voto di scambio in larghe zone del paese é norma così la democrazia diventa un azzardo, le elezioni una lotteria truccata. Se ci sono gli affari ci sono anche i botti. Democrazia sospesa e gli esempi si sprecano. A Modugno, sciolto nel 1993, ‘i pregiudicati hanno chiuso dentro all’edificio comunale gli amministratori riuniti in seduta consiliare per impedirne l’uscita’. Democrazia sospesa con consiglieri gambizzati, Arzano sciolto nel 2008. ‘Di particolare interesse appare, altresì, la presenza in Consiglio comunale di un amministratore gravato da numerosi precedenti penali… Il consigliere comunale in questione è stato recentemente attinto da colpi di arma da fuoco’. Democrazia sospesa se l’azzeramento e l’eventuale bonifica diventa del tutto inutile. Il primo comune sciolto nel 1991 fu Taurianova e oggi 18 anni dopo è stato sciolto di nuovo. E non è l’unico caso di comuni commissariati due volte, in qualche caso il terzo scioglimento è stato evitato perché ‘ inutile, tanto tornano sempre gli stessi’.”
Questo libro è dedicato alla “sua terra amara”. Cosa ci può dire in proposito? Pesa pensarla così?
“Amara fa il paio con amata e per questo pesa ancora di più. La mia terra ha visto fiorire il genio di Giordano Bruno, il nolano brulica di storia. Oggi é sotto il controllo del clan Russo (arrestati proprio in questi giorni, ndr) con la vergogna di due latitanti imprendibili da 15 anni, tra i trenta più pericolosi in Italia. Un’area ribattezzata il triangolo della morte con un’asl che doveva monitorare e controllare, sciolta per infiltrazione mafiosa nel 2005. Una classe politica che ha fondato il suo impero sul ricatto lavoro in cambio del voto caricando di inefficienza e incompetenza carrozzoni pubblici e aziende di stato. Il diritto diventato favore. E i giovani laureati costretti a scappare, non più valige di cartone, ma mp3 e telefonino. La speranza, almeno quella, è sempre la stessa realizzarsi altrove, basterebbe leggere i dati dello Svimez per capire i numeri di questa migrazione di intelligenze e futuro.”
Dal suo volume, come ne esce il sud o come se lo immagina tra qualche anno (ponte sullo Stretto permettendo)?
“Me lo immagino con una corruzione elevata a sistema, con il merito merce rara e zona franca per affaristi e mercanti di promesse. Non è una visione pessimistica, ma la realtà. Un sud sempre più vecchio, devastato dalla speculazione, inquinato, senza professionalità e competenze. In questi anni lo sviluppo economico è passato per il ricatto mafioso, la sanità è diventata terreno di spartizione: lucrare su vite e fare soldi sui morti. La fiat del mezzogiorno è stata divorata da gruppi traversali di potere. Immagino il sud votato al cemento il partito che fa più consensi, basti pensare ai piani case che discutono le regioni, in questi giorni. Sono piani osceni, lo stupro del territorio, ma in tv si parla di Garlasco. Siamo il paese che arriva dopo la tragedia, in Sicilia il piano case è stato bloccato solo dopo il dramma Messina. Bisognerebbe ripartire da un piano di contrasto al dissesto idrogeologico, dalla prevenzione. Il ponte non serve perché i dati dicono che il trasporto si è spostato via mare, sfruttando soprattutto i porti e il volume di transito è calato vertiginosamente. Un investimento che non rende a meno che non ci rimettei soldi lo stato, come accadrà, come è già accaduto( per dirne una Cip 6 e inceneritore di Acerra). Intanto partono i lavori di spianamento e il movimento terra, controllato dall’imprenditoria mafiosa. Un ponte che non finirà mai, ma rilancerà economicamente le cosche dello stretto. Al sud ci sono sacche di resistenza, fatte di giovani, imprenditori e anche di politici perbene. In guerra contro il nuovo medioevo. Tocca alle minoranze riscattare il mezzogiorno.”
Ci può dare una breve descrizione dei “comuni sciolti per mafia”?
“Pensate ad un feudo dove le liste le decide la consorteria criminale, dove l’ ufficio urbanistico è l’anticamera del malaffare ,dove scientemente si realizza lo scempio de territorio, dove le regole non esistono dove il cittadino è suddito e da tale è trattato, dove la democrazia è svuotata. Candidati a sindaco che hanno vista la loro casa distrutta, una intimidazione rumorosa, o hanno visto i manifesti di morte affissi in città quando, invece, erano assolutamente in salute. La mafia usa mezzi e modi diversi per isolare. Comuni dove la certificazione antimafia diventa opzionale e lavoravano le ditte in odore di camorra. A Isola capo Rizzuto, sciolto nel 2003, ‘ Anche le modalità di reclutamento del personale da impiegare presso il campo di accoglienza profughi, che ha sede nel territorio del comune, è caratterizzata da evidenti irregolarità, stante che la scelta è caduta in numerosi casi su pregiudicati”. Coì succede per gli alloggi popolari, per i bandi di servizio civile. Non conta la responsabilità penale, ma quella di aver edificato un sistema clientelare e spartitorio dove gli onesti sono tagliati fuori e il futuro è una scomessa persa. Non dico il carcere, sarebbe troppo nel paese dove la giustizia è a due velocità, ma almeno la censura pubblica e , invece, molti amministratori tornano comodamente al loro posto.”
Nello Trocchia è nato a Nola, in provincia di Napoli, ventisei anni fa. Negli anni ha collaborato con Liberazione, il manifesto, La Voce della Campania, Calabria Ora, L’espresso. In radio ha curato e condotto una trasmissione sul fenomeno mafioso e la corruttela politica. Attualmente lavora a Roma nell’agenzia di informazione Econews e scrive per Narcomafie e La Voce delle Voci. Federalismo criminale ha ricevuto, come opera di ricerca universitaria, la menzione al Premio ‘Giancarlo Siani’ 2008.
Autore: Nello Trocchia
Titolo: Federalismo crimanale
Editore: Nutrimenti
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15 euro
Pagine: 384