Ne “Il diritto di vivere“ (Edizioni Libreria Croce, 2009) di Patrizia Ciava, l’autrice descrive una famiglia agiata come tante altre dove la vita scorre apparentemente serena. Sandro e Trishia sono fratello e sorella uniti da profondo affetto, i quali a causa del lavoro del padre hanno vissuto molti anni a Londra. Nel 1974 la famiglia viene a vivere stabilmente a Roma in un vasto appartamento in centro.
Dopo un primo attimo di disorientamento, dovuto al “frastuono di Roma, il cui ritmo frenetico era così diverso dal compassato rigore britannico” Trishia viene sedotta dal clima e dal cielo della capitale, dalle sue sensazioni e profumi. Sandro al contrario, sembra non adattarsi al nuovo ambiente, alle nuove amicizie scolastiche del liceo francese che entrambi i fratelli frequentano. Egli comincia ad isolarsi, a rinchiudersi in se stesso rifugiandosi nel suo mondo interiore mentre la sorella e i genitori non si accorgono del suo disagio esistenziale.
Nella prima parte del romanzo Patrizia Ciava, con una scrittura fluida e scorrevole, in prima persona ripercorre gli anni spensierati dell’adolescenza di Trishia nella Roma degli anni settanta, i suoi amici, i primi amori, le musiche allora in voga, i vestiti di quel periodo che sono ritornati di moda oggi. Il lettore si immerge completamente nella storia intuendo però che il dramma è in agguato man mano che le pagine scorrono. Sandro infatti è un ragazzo sensibile e fragile fin dalla più tenera età, cresciuto insicuro ed introverso all’ombra della sorella più spigliata e socievole, la quale inconsapevolmente tende a proteggerlo. Il ragazzo nonostante realizzi a soli 24 anni un software innovativo, trampolino di lancio per una promettente carriera, non riesce ad uscire dal suo male oscuro o male di vivere una condizione che accomuna più o meno consapevolmente tutto il genere umano. Quando Trishia leggerà il diario del fratello, dove quest’anima alla deriva grida silenziosamente tutto il suo dolore, protagonista della seconda parte del libro, si renderà conto dello stato di estremo disagio di Sandro ma purtroppo al quel punto sarà troppo tardi. Sarà necessario quindi compiere un lungo percorso a ritroso per capire le motivazioni di tutta quella sua sofferenza.
Il grande merito di questo romanzo, nel quale sono descritti senza enfasi tutti gli stati d’animo di un individuo, dalla felicità alla disperazione più autentica, è quello di aver posto in evidenza il grave problema sociale della depressione, del disagio mentale, spesso minimizzato, taciuto, per vergogna, per quieto vivere anche all’interno dello stesso nucleo familiare. Un romanzo quindi assolutamente attuale, che ha vinto il Premio Convivio 2009 per il miglior libro di narrativa, se si pensa che ancora oggi parlare di questi temi è paradossalmente un tabù. “Vorrei che tu raccontassi la mia storia. Vorrei che tu la dedicassi a tutte quelle persone che, come me, si trovano a combattere da sole contro un male oscuro che devasta la loro mente, erode la loro voglia di vivere e frantuma la loro capacità di pensare e di agire razionalmente“.
Patrizia Ciava è nata a Napoli ma è cresciuta tra Spagna, Francia, Belgio e Inghilterra. Ha conseguito la Laurea in Lingue e Letterature moderne, specializzandosi al tempo stesso come interprete parlamentare, professione che ha svolto per alcuni anni prima di dedicarsi all’insegnamento. Negli ultimi anni, dopo un breve comando presso il Ministero degli Affari Esteri, è entrata a far parte del Gabinetto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Letizia Moratti e successivamente del ministro Fabio Mussi. Ora presta servizio presso una “struttura di missione” della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Diritto di vivere è il suo primo romanzo. Il primo, Il silenzio oltre la porta, è edito da Mancosu Editore.
Autore: Patrizia Ciava
Titolo: Il diritto di vivere
Editore: Libreria Croce
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 18 euro
Pagine: 320