Dopo “La Francia dal 1870 ai nostri giorni”, libro scritto a commento dell’elezione di François Mitterrand, Sergio Romano in “Storia di Francia. Dalla Comune a Sarkozy” (Longanesi, 2009) ripercorre il cammino politico-istituzionale, sociale e culturale compreso fra la caduta di Napoleone lIl e l’inizio della presidenza di Nicolas Sarkozy. L’autore, vissuto a Parigi tra il 1968 e il 1977, ha assistito ad alcuni avvenimenti che ebbero grande importanza per l’evoluzione del Paese. AUTORE/Altri titoli dello storico
Il maggio ’68, le dimissioni del generale de Gaulle, la presidenza di Pompidou interrotta dalla morte, la prima fase della Presidenza Giscard d’Estaing e il decollo di una Francia post-industriale, coraggiosa ed ambiziosa, ma inevitabilmente rimpicciolita dal ruolo che le grandi potenze hanno assunto nella politica internazionale.
Romano propone di dimostrare che tutti i regimi francesi dal 1870 a oggi sono “restaurazioni” e che il progresso in Francia è un moto continuo e inquieto verso modelli incompiuti di perfezione perduta: la società della monarchia pre-rivoluzionaria, la repubblica giacobina, la grandezza dell’impero, la monarchia liberale degli Orléans, il populismo autoritario del secondo Napoleone (“il piccolo”, secondo un brillante pamphlet di Victor Hugo), l’utopia libertaria della Comune.
In realtà la storia di Francia si è interamente consumata prima del 1848 e che due generazioni francesi, fra il giuramento della pallacorda e la caduta di Luigi Filippo, custodiscono tutti i modelli a cui il paese farà riferimento nel periodo successivo di cui i fondatori della Terza Repubblica vogliono riprendere il filo interrotto delle due repubbliche precedenti. Ma “se tutto è già accaduto in Francia tra il 1789 e il 1848, la Francia è un paese immobile”, non nel senso impossibile di paese privo di storia, ma di “paese privo del senso della storia”.
Il che, peraltro, secondo Sergio Romano ha anche qualche risvolto positivo, nel modo in cui la Francia cerca di difendere il proprio equilibrio e la propria identità in un mondo che cambia. Battaglia simbolo, quella per la difesa della francofonia contro l’invasione dell’inglese, da cui ad esempio la scelta dei transalpini di ribattezzare “logiciel” il software. Certo, rileva Romano, è una battaglia perduta in partenza. Ma, come dice Sergio Romano, “vi è più nobiltà in una battaglia perduta di quanta non ve ne sia in certe vittorie“.
“Il futuro, quindi, e le infinite promesse che esso contiene sembrano essere la stella polare della nazione francese durante le tre repubbliche che si sono succedute sul suo territorio dal 1870 a oggi”.
La Francia, dunque? Paese reazionario per eccellenza, il cui mito fondante è però la rivoluzione.
Sergio Romano ha lavorato come giornalista a Milano, Parigi, Londra e Vienna e ha poi iniziato la carriera diplomatica nel 1954. È editorialista del «Corriere della Sera» e di «Panorama» e collabora a «Limes», la rivista di strategia e relazioni internazionali, «Affari Esteri», «Corriere del Ticino» e «Le Matin» di Losanna.
Voto: 7
Autore: Sergio Romano
Titolo: Storia di Francia. Dalla Comune a Sarkozy
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 18,60 euro
Pagine: 302