Aprendo questo volume e iniziando a sfogliarne le pagine avevo in mente un Peter Pan fanciullesco, tenero e spietato nella sua natura di eterno ragazzo perso in un mondo di fantasia. Pensavo alla dolce Wendy che alla fine torna a casa insieme ai Bambini Perduti, mentre Peter sceglie l’IsolaCheNonC’è, simbolo della giovinezza. Non ho trovato molto di tutto questo nel fumetto di Régis Loisel.
Già dalle prime vignette l’atmosfera è cupa, realistica fin nei più squallidi dettagli. Non c’è nessuna Wendy, e il protagonista è un Peter ancora non diventato Pan, un bambino perso in una Londra fatta di puttane, whisky e lordume.
L’IsolaCheNonC’è arriva dopo, e anche questa non è quella dei miei ricordi. Ci sono sesso, violenza e dolore, ma tutto sembra avere un senso, i personaggi lottano per conquistare il proprio posto nel mondo della fantasia. Se Londra è un luogo senza speranza, L’Isola è il regno delle possibilità, un mondo che funziona, anche se con regole tutte sue. Peter, in tutto questo, è ancora una figura indefinita, a metà strada tra il personaggio teatrale, poi romanzato, di James Matthew Barrie e i bambini maltrattati di Charles Dickens.
Ammetto di aver iniziato la lettura del fumetto di Loisel con occhio prevenuto. Non riuscivo a inquadrare seni, sangue e brutte facce con l’immagine che avevo di Peter Pan. Disney ha lavorato a fondo sul mio immaginario di bambino, non c’è che dire, ma, leggendo con attenzione, i pregi dell’opera non hanno tardato a farsi avanti. Il disegno è il primo a emergere, capace di tratteggiare tanto la malsana vita reale della Londra ottocentesca quanto la fantasmagorica isola, regno della fantasia. Tutto è carico, vibrante, che si tratti di un centauro o di un barbone monco, cambia solo la scelta delle tinte, del tratto da utilizzare.
Nei testi e nell’impianto generale della sceneggiatura “Peter Pan” è invece l’esempio di una coerenza in qualche modo ribelle. Può sembrare un controsenso, ma il fango da cui Loisel fa nascere il suo eterno ragazzo è perfettamente amalgamato con le atmosfere fantasiose dell’opera originale. Il ritmo dato da Loisel alle scene riesce a spiegare senza difficoltà la presenza dei molti elementi realistici e cinici nella storia. Probabilmente vi risulterà meno facile sognare, ma riuscirete a commuovervi e a sorridere con più consapevolezza.
Giusto per mettere i puntini sulle i, mi sembra doveroso far notare la presenza nell’opera di un certo manierismo. Niente di negativo o ostentato, ma sicuramente l’alto stile francese di Loisel si fa sentire e potrebbe risultare indigesto a chi non ama il fumetto sofisticato. La cura per il dettaglio pittorico e il continuo ricorso all’ammiccamento sessuale possono non piacere, ma rimangono caratteri distintivi del fumetto di Loisel e di molti autori francesi della stessa pasta. Consiglio comunque di leggere “Peter Pan” e tentare di sfondare eventuali attriti iniziali. Con me ha funzionato.
Questa edizione in volume di “Peter Pan” (edizioni BD, 2009) raccoglie tutti gli episodi della serie, già usciti in precedenza nel nostro paese per Magic Press. Dello stesso autore segnaliamo anche la serie ”Emporio” (edizioni Lizard), di cui è uscito quest’anno il terzo volume. Negli anni passati sono stati pubblicati anche “Feste Torbide” (Grifo Libri, 2004) e la serie “Velissa” (Alessandro Editore).