“Isola per due” (Arpanet, 2009) di Aidan Sweets è la storia di una adolescenza, di una infanzia irlandese. E come dice Patrick Mc Court “un’infanzia infelice irlandese è peggio di una infanzia infelice qualunque”. Ma il paese di questo giovane autore di Derry, non è questa: è meno, molto meno, povera e meno, molto meno, infelice. Resta però quel cielo e quel senso profondo di non compiuto che fa di quest’isola un crogiuolo di sentimenti sempre accesi, sentimenti fortissimi che amplificano tutto: vita e morte, amore ed odio, speranza e paura.
Sweets è l’ultimo di una generazione di scrittori più che mai fertilissimi ma è figlio del nostro tempo: è uno scrittore europeo, persino anglosassone, americano (ma la sua America non è quella vista come terra di emigrazione dai suoi genitori ma quella che ha colonizzato le nostre città, decretando i nostri gusti e le nostre usanze). L’Irlanda di cui parla respira odio ma non lo ascolta, ci passa accanto, cerca di dimenticare ma senza voler elaborare. Ci troviamo nel nord, a Doire, come giustamente amano chiamare la città da queste parti, nel millenovecentonovantaquattro, quindici anni fa per intenderci. Tre ragazzini decidono di commemorare la battaglia di Bogside con un murale. Questa decisione così come l’attesa del “grande giorno” diventano il leit motiv di una estate, stagione di vacanze scolastiche.
A viverla con intensità sarà soprattutto un ragazzo, Aidan detto “Wonky”, chiamato così per via di un premio scolastico al peggior alunno di disegno (una sorta di cucchiaio di legno rugbystico): un ragazzo vulcanico e simpatico, innamorato della vita ma pieno di dubbi. Intorno a lui una città che ha bisogno di sogni, di voltare pagina, di allontanare violenze e paura. Si deve ricominciare, si deve voltare pagina, si deve dimenticare il più in fretta possibile quella maledetta “Bloody Sunday”, quella tremenda giornata di scontri che rimarrà per sempre incisa nella memoria.
I graffiti irlandesi, da sempre simbolo di “nuovo inizio”, sono qui riportati a sogno collettivo, simbolo del “giorno dopo”: gli autori dei disegni, i “the Bogside artists”, che esistono realmente, sono gli angeli della rinascita.
Un romanzo che è più che altro un racconto lungo ma che sa cogliere quelle atmosfere, le plasma, le articola, le sa avvolgere di poesia e di memoria. Non c’è patetismo né angoscia, c’è semmai ironia, divertimento, un senso profondo e sano di libertà. La morte deve scomparire e deve lasciare le gioie e perché noi problemi di tutti giorni: il rapporto con le persone, i sentimenti, la scuola, il lavoro, le famiglie che non capiscono. Sweets disegna un paese normale, il suo paese, la bellissima Irlanda che con il verde, il mare, le nuvole e un popolo straordinario ha ricominciato a vivere.
Aidan Sweets ha più di vent’anni, ma non ancora trenta. Vive in una graziosa mansarda nella sua amata Doire (conosciuta ai più come Derry/Londonderry), sempre attraversata dal pigro fiume Foyle. Si sposta prevalentemente a piedi, per evitare i disagi causati dalle famigerate auto in doppia fila che infestano la cittadina. Isola per due è il suo primo romanzo: è il primo perché l’ha scritto diversi anni fa; è il suo perché ne è il protagonista.
Ha da poco aperto Tweenings, studio di grafica e illustrazione.
Voto: 7
Autore: Aidan Sweets
Titolo: Isola per due
Editore: Arpanet
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 10 euro
Pagine: 88