Salvo Palazzolo, autore de “Il codice Provenzano” (Laterza, 2009), ci spiega le dinamiche della mafia, il vero potere del boss di Corleone, l’eredità di Falcone e Borsellino. Nel libro tutti gli elementi indiziari più preziosi.
Oggi che i padrini corleonesi sono stati arrestati, nella zona grigia restano i veri segreti di una lunga stagione di affari e di complicità. Decifrare i pizzini di Provenzano significa risolvere un giallo fitto di crimini e connivenze.
Parlare di Mafia, scrivere di Mafia nel 2009 che effetto fa? Sembra qualcosa di svanito eppure c’è, sotto altre forme. Cosa ne pensa?
“Nonostante le statistiche ufficiali parlino di grandi successi sul fronte della lotta alla mafia credo che ci sia ancora molto da fare. I grandi padrini sono in carcere, ma molti dei loro segreti restano tali. Non conosciamo ancora i nomi dei veri mandanti di molti delitti, non conosciamo soprattutto i nomi degli insospettabili prestanome che continuano a conservare i tesori dei padrini. Saranno pure al 41 bis, ma Riina e Provenzano possono contare ancora sulla forza dei loro segreti per tentare di riorganizzare Cosa nostra. Non è davvero facile scrivere di mafia nel 2009, è necessario andare dentro quei misteri”.
Giornalismo d’inchiesta, di cronaca nera. Coraggio, determinazione, sete di verità. Come si diventa cronisti?
“Non bisogna mai stancarsi di osservare cosa accade nelle nostre città, sempre più spesso aggredite da potentati che non smettono di speculare sul territorio e sulle risorse pubbliche. Il cronista deve contribuire a creare una coscienza collettiva, deve mettere in collegamento quelle tante realtà positive che operano all’interno della società civile, perché spesso operano in maniera troppo isolata. Anche la speranza del cambiamento deve essere organizzata”.
Qual era il potere di Bernardo Provenzano e cosa aveva costruito negli anni?
“E’ stato il potere della mediazione. Il tritolo delle stragi è stata solo una drammatica parentesi, ancora tutta da interpretare. Il potere di Bernardo Provenzano ha cercato sempre tante alleanze, pure fra i partiti di opposizione, <<perché – dice il pentito Giovanni Brusca – anche il silenzio si può comprare>>. Tutto questo ci fa capire quanto sia insidioso il potere di Cosa nostra, che tenta di entrare con tutti i metodi all’interno della società e delle istituzioni”.
Cos’è la Mafia oggi?
“La immagino come una rete di comunicazione, con più terminali, non solo gestiti da criminali in senso stretto. La immagino come una struttura dinamica, che ha fatto tesoro degli errori del passato. La rete non è fondata su una gerarchia di potere, ma su una gerarchia di conoscenza: chi conosce ed ha accesso a più terminali della rete è il vero potente”.
Ha mai pensato che scrivendo questo, come il libro precedente sul padrino di Corleone, mettesse a forte rischio la sua vita
“Credo che nelle nostre città del Sud rischi molto di più un maestro che opera nella scuola di un quartiere difficile, oppure un sacerdote o un commerciante responsabile. In fondo, il cronista non rischia proprio nulla. Nel momento in cui scrive, le parole sono già dei suoi lettori: le scoperte, le analisi, le inchieste del cronista appartengono a tantissime altre persone. Bisognerebbe fermare tutti i lettori per bloccare quei pensieri di cambiamento”.
Cosa rimane dell’impegno e del sacrificio di Falcone e Borsellino?
“Le vittime di Cosa nostra continuano ad essere un modello di vita per tanti giovani alla ricerca di un “centro” per la propria vita, come diceva il giornalista sociologo Mauro Rostagno. Non so invece quanto siano un punto di riferimento per la politica, che dovrebbe tradurre in leggi e provvedimenti quelle idee per cui sono stati uccisi i nostri martiri”.
Salvo Palazzolo, giornalista, lavora a Palermo per il quotidiano “la Repubblica”. È autore della prima biografia sul padrino di Corleone, Bernardo Provenzano. Il ragioniere di Cosa nostra (con E. Oliva, Soneria Mannelli 2006) e del sito www.bernardoprovenzano.net, osservatorio sulle nuove dinamiche della criminalità organizzata. Con E. Bellavia ha pubblicato Falcone Borsellino. Mistero di Stato (Palermo 2002) e Voglia di mafia. Le metamorfosi di Cosa nostra da Capaci a oggi (Roma 2005).
Michele Prestipino, entrato in magistratura nel 1984, è sostituto procuratore a Palermo. Componente dal 1998 della Direzione distrettuale antimafia, ha indagato sulle diverse articolazioni del sistema Provenzano, da quelle economico-finanziarie a quelle operative e militari, fino all’arresto del capo di Cosa Nostra. Da novembre 2008 è procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di reggio Calabria.
Autore: Salvo Palazzolo – Michele Prestipino
Titolo: Il codice Provenzano
Editore: Laterza
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 10,50 euro
Pagine: 340