Nel 2006, Enrico Brizzi parte per un viaggio, un pellegrinaggio che parte da Canterbury e finisce a Roma. Al suo ritorno scrive un libro sull’esperienza, pubblicandolo nel 2007 per Mondadori. Da poco è in libreria “Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro“ (Rizzoli Lizard, 2009). Disegni di Maurizio Manfredi, col quale aveva già dato vita a una altro suo romanzo, Bastogne.
In copertina del libro Brizzi aveva messo il caustico Zanardi di Pazienza, il fumetto lo fa disegnare a Manfredi, autore di Superanarchico. C’è poco da fare, a Brizzi il fumetto piace, specie quello crudo e puro, fanzinaro, e Manfredi è proprio così.
Se non ne sapete molto di fumetto, se Zanardi e Paz per voi sono nomi senza volto, allora ve lo spiego io cosa significa il paragrafo sopra, cominciando da quello che Brizzi ha messo nel Pellegrino, parole e vissuto. Parliamo di un viaggio di quelli maiuscoli, tutto gambe e tempo che passa, chilometri macinati e volti che ti parlano. La via Francigena raccontata da Brizzi è carica di queste cose, ci sono le sensazioni di chi cammina e le vicende di chi si incontra, ma soprattutto c’è Bern, l’uomo tatuato sulle braccia, il cavaliere protettore di quel percorso, uno che non pensi che esista ma te lo trovi davanti e ti affascina. E lo segui. E arrivi all’ultima pagina.
Nel libro trovate tutto questo e tutto il resto, se siete di quelli da “il libro era meglio” allora compratevi il libro, se per voi il fumetto è una visione particolare e unica continuate a leggere.
Le fotocopie sono punk perché rendono grezze le immagini più belle. Sono punk perché ti fanno vedere il duro cuore delle cose. Ecco, a me ” Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro” sembra fotocopiato dal cervello di Brizzi, fotocopiatrice modello Manfredi. I personaggi sono bianchi e neri, le ombre pienissime, i contrasti sparati. Se ci fai caso ogni tanto le figure si ripetono uguali ma girate, ribaltate, ingrandite. Manfredi ci ha giocato, ci ha pasticciato come uno che la sa lunga. Ho detto punk prima perché quelle tavole mi hanno ricordato i manifesti dei concerti del mio liceo, fotocopie appunto, fogli dove l’inchiostro urlava. Anche le pagine di Manfredi urlano, ma sono urla cresciute che hanno visto più roba, anche roba cattiva.
Ora che ho giocato a fare il punk, gioco per me fra i più seri al mondo, posso tirare il fiato e dedicare queste ultime righe a una conclusione più classica e dal ritmo regolare, come la morale nelle fiabe.
Prendete in mano questo volume e cominciate a sfogliare. Il disegno vi colpirà per la sua durezza, per la sua decisione. Non vedrete gli occhi dei personaggi, solo macchie d’inchiostro nero, non vedrete montagne ma righe nere che ne compongono la forma. Il tratto è talmente presente da essere protagonista insieme alla storia. Mettetevi poi a leggere, seguite i passi dei moderni pellegrini tra monti e persone, cercate il senso di questo volume. Troverete le briciole lasciate da Brizzi, se volete il pane andateci di persona.
Autori: Enrico Brizzi – Maurizio Manfredi
Titolo: Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro
Editore: Rizzoli Lizard
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 15 euro
Pagine: 152