“Ambiente Italia, Rifiuti made in Italy” è il ventesimo report annuale di Legambiente sullo stato di salute ambientale del nostro paese. Come ogni anno è diviso in due sezioni: una monografica ed una generale. Nella prima, l’edizione 2009 fa il punto sulla gestione dei rifiuti, urbani e industriali, in Italia. La seconda parte, invece, è un corposo elenco di dati, statistiche e tabelle sui principali fattori economici e fisici che influenzano la qualità della vita.
Dati che, come ogni anno, vengono sintetizzati mostrati in una prospettiva comparata con gli altri Stati europei e con il resto del mondo.
La parte monografica sui rifiuti è quella più interessante. Ma è abbastanza eterogenea: non si tratta, infatti, di un lavoro organico bensì di una raccolta di contributi qualificati incentrati tutti sul tema dei rifiuti e della loro gestione. Scopo della sezione, mostrare il meglio e il peggio della filiera dei rifiuti partendo dal presupposto che l’ottimo, in questo campo, consiste nelle “Quattro R“: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero energetico“.
La filiera ottimale, secondo Legambiente, parte quindi dalla riduzione a monte dei rifiuti, cioè dalla minor produzione degli stessi. Le migliorie industriali nel settore degli imballaggi, ad esempio, possono portare a prodotti più facili ed economici da smaltire e, soprattutto, ad imballaggi che non finiscono in discarica perchè sono facilmente differenziabili. Fine della filiera, invece, il recupero energetico nel termovalorizzatore. Anche qui, però, le prescrizioni sono numerose perchè nel forno devono finire solo determinati tipi di rifiuti e opportunamente trattati.
Si tratta, quindi, di un processo che va persino oltre il ciclo integrato dei rifiuti e diventa programmazione complessiva del ciclo di vita dei prodotti.
Vista la specificità dei temi e l’estrema specializzazione necessaria a maneggiarli correttamente, molti dei contributi raccolti in “Ambiente Italia 2009, Rifiuti made in Italy” provengono direttamente dai protagonisti della filiera industriale dei rifiuti, come il Conai e il Coou (rispettivamente il consorzio obbligatorio per gli imballaggi e il consorzio obbligatorio per gli oli usati) e Pirelli Ambiente (azienda del Gruppo Pirelli specializzata nella produzione di CDR-Q, il combustibile da rifiuti di alta qualità).
Ne deriva un libro non sempre facile da leggere. Alcuni contributi sono realmente impegnativi per chi non abbia almeno un’infarinatura sull’argomento rifiuti.
Ciò non toglie che siamo di fronte ad una raccolta di studi estremamente qualificati, raccolti in un lavoro complessivamente autorevole. Chi ha già competenze in merito troverà in “Ambiente Italia 2009, Rifiuti made in Italy” lo stato dell’arte sull’argomento, mentre chi non ne ha può leggerlo e apprezzarlo, anche se non sempre riuscirà a capire perfettamente ciò che legge.
Il consiglio, però, è quello di provare a leggerlo. Chi, invece, dovrebbe leggerlo assolutamente sono i dirigenti delle pubbliche amministrazioni che troveranno in questo testo una panoramica esaustiva di quello che dovrebbe essere, in ogni territorio, la gestione integrata dei rifiuti. Il volume è curato da Stefano Ciafani, Responsabile scientifico di Legambiente, e Duccio Bianchi, responsabile dell’area Pianificazione e Gestione sostenibile dei Rifiuti di Ambiente Italia Srl, istituto di ricerca che collabora ogni anno con Legambiente alla realizzazione di Ambiente Italia e di Rapporto ecosistema urbano.
Voto: 7
Autore: Duccio Bianchi e Stefano Ciafani
Titolo: Ambiente Italia. Rifiuti made in Italy
Editore: Edizioni Ambiente 2009
Prezzo: 22 euro
Pagine: 283
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